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Dopo 80 anni di negazionismo: riportiamo alla luce l’Anfiteatro Romano!
 
 

 24/2/2023

Il Consiglio tematico di ieri sera, potrebbe segnare una svolta per la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano.

Dopo decenni di negazionismo perdurante, espresso dal Sindaco Gnassi, “sotto il Ceis non c’è nulla”, è arrivato l’annuncio del Sindaco Sadegholvaad, che con dubbi e riserve, si dichiara “ disponibile assieme alla Soprintendenza a fare dei sondaggi per verificare cosa c’è sotto il Ceis“.

Per “rassicurare” il Sindaco, ho letto in Consiglio le parole espresse, nel 2017, dal Prof. Arch. Jacopo Ortalli, Dirigente della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bologna:

“Già ai tempi dei vecchi scavi-dal Tonini all’Aurigemma- la parte del monumento oggi sovrastata dal Ceis mostrava quasi interamente murature rasate fino al vecchio piano di calpestio, tali dunque da potersi conservare anche dopo un bombardamento (avvenuto nel 1943).
 

Sono così convinto che nel sottosuolo vi siano tutt’ora significativi resti di quelle fondazioni murarie, che, quindi, una volta riportate in luce, permetterebbero di restituire la pianta completa dell’intero complesso. In tal modo se ne riconoscerebbe meglio la grande forma ellittica, caratteristica degli Anfiteatri, e non quella dimezzata, semicircolare , di un teatro”.

Quindi, come chiedo da 30 anni, vale la pena scavare, per riportare alla luce i resti  archeologici, e la dimensione della struttura originaria dell’Anfiteatro Romano, al fine  di consentire la conoscenza e la fruizione pubblica ai riminesi e turisti del Monumento d’importanza storica della città.  

Fin d’ora, è, perciò, necessario individuare, un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività educativa.  

Certo, non si può più dire dagli Amministratori Comunali “il Ceis non si tocca”, o sostenere in modo contraddittorio, la bontà del ruolo pedagogico del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, bimillenario, come l’Anfiteatro Romano.

Oppure, come ha detto incredibilmente e confermato ieri in Consiglio, lo stesso Sindaco Sadegholvaad  “Il Ceis vale un Anfiteatro”, senza  rispetto per il Vincolo monumentale del 1914 che “proibisce di fare qualsiasi costruzione” sull’Anfiteatro, per le tutele delle aree archeologiche, e gli impegni assunti dalle Amministrazioni Comunali con le Soprintendenze.  

L’Anfiteatro e l’Asilo Svizzero sono due strutture fisicamente “inconciliabili”, il Ceis, sorto nel 1946 sopra l’Anfiteatro Romano, può trasferirsi in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, può ampliare la sua attività, e ridare respiro a tutta l’area originaria dell’Anfiteatro che diventa più visibile ed accessibile.

Sono le previsioni degli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE e del Piano Strategico, approvate dalle Amministrazioni Comunali e non attuate che stabiliscono per l’Anfiteatro “il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti”.  

Le Amministrazioni Comunali, per 80 anni, non hanno avuto alcun rispetto per l’Anfiteatro Romano, utilizzato inizialmente, nel dopoguerra, come discarica di macerie urbane, quindi sovrastato fino ad oggi dalle costruzioni del Ceis.

Se Rimini vuole esser credibile candidata a capitale Italiana della cultura 2026, è necessario riscoprire e valorizzare l’Anfiteatro Romano!

 
   
 

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