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Chiesti controlli contro i rifiuti abbandonati per terra nel Borgo Marina e nella città
10/10/2023
Nel Borgo Marina e nel resto della città, sono diventati fuori controllo i rifiuti abbandonati per terra, fuori dai “cassonetti” della raccolta differenziata e addirittura sui marciapiedi, accanto ai “cestelli” del “piccolo rifiuto”, davanti ad abitazioni, uffici, negozi.
In attesa della raccolta di Hera, la conseguenza è una immagine di degrado della città, senza rispetto delle condizioni igieniche pubbliche.
Questa “cattiva pratica”, sempre più diffusa, è diventata un’abitudine di negozianti, gestori di pubblici esercizi, residenti, studenti, altri irregolari, che non hanno l’apposito tesserino magnetico.
Il tesserino magnetico, per la raccolta rifiuti è rilasciato da Hera ai Riminesi che pagano la Tari; secondo le tariffe 2023, per tale tassa, i Riminesi verseranno al Comune 41,6mln di euro. Ricordiamo che i contribuenti pagano ogni anno anche quanto non versato dagli evasori.
Perciò, è doveroso e necessario un maggior controllo della Amministrazione Comunale sull’abbandono dei rifiuti per terra, ovunque nella città, per fare rispettare le regole e il principio di equità.
Poiché il mancato possesso del tesserino magnetico di Hera, è collegato all’evasione della Tari, ho chiesto con l’interrogazione consigliare di giovedi scorso, l’ammontare insoluto Tari 2022, il numero delle utenze insolventi domestiche e non domestiche e i relativi importi.
E in particolare nel Borgo Marina, se continua l’evasione di tale tassa da parte delle attività economiche (accertata negli anni dal 2013 al 2017), nonostante i numerosi e costosi servizi di raccolta di Hera: lo svuotamento dei cassonetti, dei cestelli intasati dagli involucri di plastica della merce, la raccolta apposita del cartone dai negozi.
L’Amministrazione Comunale, oltre a contrastare l’evasione della Tari, sulla base dei controlli incrociati con Hera, deve chiedere il possesso del tesserino magnetico per il regolare conferimento dei rifiuti, che non devono essere abbandonati per terra.
Inoltre, nel Borgo Marina, sia utilizzata la video-sorveglianza anche per controllare e sanzionare l’irregolare conferimento dei rifiuti, sia da parte delle attività economiche che dei residenti.
Rimini Capitale italiana della cultura 2026: creare il Museo del Turismo riminese, nel suo luogo di origine, usufruendo il terzo piano abbandonato della Palazzina Roma
23/09/2023
L’Amministrazione Comunale continua a non esprimersi, nonostante la terza interrogazione di ieri sera, sulla proposta di realizzare il Museo del Turismo riminese utilizzando il 3° piano abbandonato della Palazzina Roma.
La Palazzina Roma è un edificio di interesse storico-culturale, di proprietà comunale, costruito nel 1863, (come l’antistante Palazzina Milano, venduta nel 2003 al Grand Hotel), a uso albergo nell’ ex Parco dell’Indipendenza, ora Parco Fellini, dove sorse nel 1872 il Kursaal, attualmente sede del Palazzo del Turismo.
Nell’ambito della candidatura di Rimini Capitale italiana della cultura 2026, la mia proposta è di creare il Museo del Turismo riminese, (oggi inesistente), nel suo luogo d’origine, dove nacque nel 1843 il primo stabilimento balneare di Rimini.
E’ possibile ristrutturare e rendere usufruibile, dopo 20 anni, il terzo piano allo stato grezzo della Palazzina Roma, con l’ampia superficie di mq. 678, da cui si gode una stupenda vista panoramica sulla spiaggia, sul mare, sulle colline.
Anche il Presidente del Comitato Promotore di Rimini Capitale italiana della cultura 2026, dott. Giorgio Tonelli, durante l’incontro del 2 Agosto scorso con la Commissione Consigliare Cultura, ha espresso il compiacimento per questa proposta del Museo del Turismo riminese, nella Palazzina Roma.
Si può porre fine all’inutilizzo ventennale del 3°piano, con una destinazione importante e attraente e all’incuria generale della Palazzina Roma.
Al piano terra, non sono una bella immagine, i locali dismessi da una banca, le “capottine” annerite dallo “sporco” e “lacerate” sulle vetrine della promozione turistica, di fianco all’ingresso principale del Palazzo del Turismo, agli uffici informazioni di Visit Rimini, ai locali delle conferenze stampa, alla sala congressi o per celebrare i matrimoni.
E’ necessaria la riqualificazione e valorizzazione dell’intera Palazzina Roma, un bene dichiarato dalla Soprintendenza regionale di “interesse particolarmente importante”, il Palazzo del Turismo riminese, con tutti gli uffici della promozione e accoglienza turistica, e la testimonianza della nostra storia balneare.
Le Banchine del Porto, dal Ponte di Tiberio al Ponte dei Mille. ancora ricoperte di fango!
28/07/2023
La piena del fiume Marecchia di metà maggio è stata smaltita non solo nel Deviatore, ma anche, nell’alveo storico del Ponte di Tiberio, che costituisce sempre l’ambito naturale per il deflusso delle piene e nel Porto canale.
La “fiumana“ ha allagato le banchine del Porto, tra il Ponte di Tiberio e il Ponte della Resistenza.
Per non ostacolare il defluire della piena, la “passerella galleggiante”, inaccessibile dalle banchine allagate e pericolosa, è stata sganciata dalla sponda destra del Porto canale e accostata alla sponda sinistra.
Nonostante siano trascorsi oltre due mesi dall’allagamento, le banchine tra il Ponte dei Mille e il Ponte di Tiberio sono ancora inagibili, ricoperte da uno spesso strato di fango e inaccessibili per l’ostruzione di transenne.
Anche la passerella galleggiante, è rimasta agganciata alla sponda sinistra del Porto.
Ho chiesto, con l’interrogazione al Sindaco, per quali ragioni, le banchine tra il Ponte di Tiberio e il Ponte dei Mille non sono ancora state ripulite dal fango, senza ottenere alcuna risposta.
E’ incredibile come l’Amministrazione Comunale ignori da due mesi la situazione delle banchine ricoperte di fango del Ponte di Tiberio, limitandosi alla interdizione con le transenne.
Per consentire le passeggiate dal mare al Ponte di Tiberio, sarebbero necessari attenzione e cura, almeno per non peggiorare l’attuale stato di degrado (pavimentazione-impianti).
Rimaniamo, inoltre, in attesa degli annunciati interventi di riqualificazione: il rialzo delle quotedelle banchine dal Ponte di Tiberio al Ponte della Resistenza, il restauro delle Mura del Porto, con le parti ancora distrutte dalla seconda guerra mondiale.
Riqualifichiamo il terzo piano abbandonato della Palazzina Roma a sede del Museo del Turismo riminese.
22/07/2023
Nel cuore della Marina Centro, nell’ex Parco dell’indipendenza, ora Parco Fellini, dove è nato nel 1843 il primo Stabilimento Balneare di Rimini, sostituito nel 1872 dal Kursaal, sopravvissuto alla guerra, ma distrutto dall’Amministrazione Comunale, esistono le due palazzine Roma e Milano.
Le due palazzine sono state costruite nel 1863 ad uso albergo, trasformate e ampliate nel 1929, in stile classico, identiche tra loro e in posizione simmetrica rispetto alla Fontana dei Quattro Cavalli.
La Palazzina Roma, con provvedimento della Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna è stata dichiarata bene d’importanza storico-culturale.
L’edificio costituito da 4 piani fuori terra, occupa una superficie di 973 mq, ha una superficie utile complessiva di 3.410 mq ed un volume di 13.000 mc; viene utilizzato attualmente come segue:
Piano terra, sala congressi o matrimoni, ufficio Iat-Visit Rimini, ufficio conferenze stampa della Regione;
Primo piano, metà (302 mq) in affitto a Visit Romagna-Destinazione Turistica ad un canone annuo di 57.031 euro, l’altra metà occupato da ufficio Turismo del Comune di Rimini;
Secondo piano, affittato ad Apt Servizi regione Emilia Romagna ad un canone di 143.981 euro;
Terzo piano di 678 mq, rimasto allo stato grezzo da vent’anni, dopo alcuni interventi edilizi effettuati sull’edificio.
L’Amministrazione Comunale, dopo la mancata valorizzazione ventennale di questo importante bene, ha ricevuto, l’anno scorso, 2022, dall’Agenzia delle Dogane la richiesta di prendere in affitto tale immobile, per la sede temporanea dei propri uffici; insieme all’acquisto e ristrutturazione di Palazzo Lettimi, quale nuova sede dell’ente.
Ricordo, nell’occasione, che l’altra Palazzina Milano e parte del giardino (3.660 mq), sono stati venduti nel 2003, dal Comune alla proprietà del Grand Hotel, nonostante l’opposizione consigliare del sottoscritto, per salvaguardare questi beni unici della nostra storia balneare, preziosi oggi per la riqualificazione del Parco del Mare.
Per queste ragioni, con l’interrogazione consigliare al Sindaco, ho chiesto di:
1) escludere tassativamente la vendita o la cessione in affitto del terzo piano della palazzina Roma, per non snaturare l’integrità e l’immagine di questo bene storico-culturale, che appartiene al patrimonio della città;
2) rendere usufruibile, dopo 20 anni, il terzo piano della Palazzina Roma, destinandolo a Museo del Turismo Riminese (oggi inesistente), nel proprio luogo di origine; valorizzando l’ampia superficie di 678 mq, e la stupenda vista panoramica sulla spiaggia, sul mare, sulle colline. Per la trasformazione dallo stato grezzo potrebbe esser fatto ricorso a un mutuo, da rimborsare tramite i circa 200.000 euro di affitti annui incassati;
3) riqualificare l’intera Palazzina Roma, il Palazzo del Turismo di Rimini, della promozione e accoglienza turistica, riunendo tutti gli uffici addetti alle funzioni turistiche, dagli eventi al demanio, insieme alla testimonianza della nostra storia balneare.
Ricollocare la statua storica di Giulio Cesare nella Piazza dov’era!
17.07.2023
L’Amministrazione Comunale non ha ancora deciso quale sarà il destino della statua di Giulio Cesare, attualmente trasferita, per il restauro, dall’ex Caserma Giulio Cesare a Parma.
Auspichiamo solo che la “damnatio memoriae”, che ha perseguitato la statua da quasi 80 anni, abbia fine, con il suo ritorno nella piazza originaria.
La statua non può essere “colpevole” di esser stata donata da Benito Mussolini, alla Città di Rimini, e inaugurata il 10 settembre 1933. Installata sotto la Torre dell’Orologio, in Piazza Giulio Cesare, lì è rimasta per 12 anni, fino al 20 Giugno 1945, quando, caduto il regime fascista, è stata rimossa e trasportata dai Vigili del Fuoco in un capannone di Via Dario Campana e poi sepolta nel greto del Fiume Marecchia.
Dopo 8 anni, nel 1953, è stata casualmente riesumata, e concessa dal Sindaco Ceccaroni in modo “liberatorio”, essendo patrimonio del Comune, al Reggimento Artiglieria di Rimini e collocata all’ingresso della Caserma.
Dal 1960 al 1985, il Comm. Umberto Bartolani si adoperò instancabilmente per ottenere la restituzione della statua e riportarla dentro le Mura urbane.
Purtroppo, per motivazioni ideologiche, l’Amministrazione Comunale, dal 1987 fino al 2021, ha sempre respinto in Consiglio Comunale le Mozioni consigliari, con le quali chiedevo di ricollocare la Statua nel centro della Città, nella Piazza dov’era, per rispetto della storia.
La Statua era stata originariamente installata al centro di Piazza Giulio Cesare, proprio per rievocare l’eccezionale fatto storico qui avvenuto, nel 49 a.C.: nell’allora Foro romano, Giulio Cesare, tenne il discorso ai legionari, dopo aver varcato il fiume Rubicone e pronunciato la famosa frase ”il dado è tratto – jacta est alea ” ( motto sul Gonfalone di Rimini) per marciare alla conquista di Roma e fondare l’Impero Romano.
Una pagina importante ed unica della Storia di Rimini che non è stata valorizzata nel dopoguerra.
In controtendenza, il Sindaco Chicchi, il 27/02/1996, deliberò di collocare in Piazza Tre Martiri, di fronte all’Unicredit, una copia della statua di Giulio Cesare concessa alla Caserma; realizzata grazie al Rotary Club di Rimini e della Cassa Rurale San Gaudenzo, che sostennero le spese della Fonderia.
Ora, dopo la chiusura della Caserma e la restituzione al Comune di Rimini, chiediamo che la statua di Giulio Cesare sia finalmente ricollocata nella Piazza da dove è stata “sfrattata” e venga valorizzata in un sito centrale, senza lo sfondo di un bancomat con le biciclette di contorno.
Certamente, non si può continuare a sottrarre alla vista dei cittadini la statua storica di Giulio Cesare, dopo che è stata sepolta 8 anni nel fango e segregata per 68 anni nella Caserma.
La riconsegna alla città della statua storica del 1933 di Giulio Cesare deve avvenire in Piazza Tre Martiri, riconoscendo l’importanza del monumento, le radici della storia millenaria di Rimini e la nostra identità.
Nuovo Mercato Coperto: rispetto della legalità, tutela degli operatori e dell’interesse pubblico.
30.6.2023
Il percorso approvato dalla Amministrazione Comunale di procedere alla demolizione e ricostruzione del Mercato Coperto, nel sito attuale e con il progetto di finanza proposto dal soggetto privato, Renco Srl, comporta pesanti conseguenze sugli operatori, mette in discussione la sopravvivenza economica e la continuità delle loro attività che occupano 200 persone.
La prima criticità riguarda il trasferimento temporaneo del Mercato Coperto per due anni nell’area del Cinema Settebello, in una struttura provvisoria, che comporta l’aumento del canone del 39% per tutti gli operatori, senza considerare i costi logistici “a perdere” per le strutture di vendita temporanee e la diminuzione degli “incassi”.
Infatti, Il Mercato temporaneo nel parcheggio del “Settebello” avrà una superficie di 2.500 mq rispetto agli attuali 4.300 mq del Mercato Coperto e l’attraversamento della già intasata via Roma, sarà difficoltoso, con disagi e perdite di clienti, attualmente 10.000 giornalieri.
Per evitare tutto questo, avevo proposto il trasferimento del Mercato Coperto nell’area di Piazza Gramsci, di 7.500 mq, con la realizzazione di un parcheggio interrato.
Al ritorno nel Nuovo Mercato Coperto, poi, gli operatori dovranno fare i conti con notevoli aumenti dei canoni: i produttori del 66%, i commercianti e i negozi dell’82%,il supermercato del 29%.
La concessione alla società Renco, prevede, inoltre:
• l’acquisto da parte del Comune nel nuovo immobile del Mercato Coperto, della superficie coperta di 1.280 mq, al primo piano, destinata ad uffici pubblici, per il prezzo di euro 3.200.000 +Iva;
• l’assegnazione a titolo gratuito da parte del Comune a Renco del diritto di superficie sull’area oggetto dell’intervento, valutato 5.908.073 euro a titolo gratuito per il periodo di durata della concessione, pari a 49 anni.
Sottolineo che la concessione del diritto di superficie rende Renco proprietario per 49 anni della superficie del costruendo immobile del Mercato Coperto, senza tutela per gli operatori del Mercato e per ciò che rappresentano per il tessuto economico e sociale della città.
Lo schema di Convenzione pubblico-privato, proposto da Renco e approvato, al riguardo è esplicito :
“il Concessionario (Renco) dovrà provvedere ad individuare e successivamente coordinare le attività che verranno insediate”, ed ancora “l’organizzazione di carattere generale e di collocamento delle attività ammesse all’interno dell’Opera (Mercato Coperto) compete al Concessionario; per concludere “ le tariffe sono determinate dal Concessionario”.
La fisionomia del nuovo Mercato Coperto si riduce, in questo modo, a quella di un Centro Commerciale, che affitta agli operatori gli spazi di vendita, a canoni determinati unicamente da Renco.
Mentre, oggi, il Mercato Coperto è una struttura nella quale gli operatori del Mercato lavorano su concessioni del Comune e costituisce un’opera di pubblica utilità, fruita dai cittadini per l’acquisto di generi alimentari e di prodotti della pesca.
Sulla base di queste considerazioni, con la Mozione, respinta dalla maggioranza nel Consiglio di ieri sera, ho chiesto al Sindaco e alla Giunta Comunale:
1) di prendere atto dei seguenti motivi di illegittimità:
a) la Determinazione Dirigenziale prevede la costituzione del diritto di superficie sull’area oggetto dell’intervento e la conseguente acquisizione in capo al Concessionario Renco della proprietà superficiaria del costruendo immobile del Mercato Coperto;
b) al contrario, il Disciplinare di Gara della procedura per l’affidamento della concessione, prevede espressamente: gli edifici oggetto ddella proposta sono di proprietà comunale;
c) l’area, oggetto dell’intervento per la costruzione del nuovo Mercato Coperto, appartiene al Demanio del Comune che non ha proceduto ad alcuna Delibera di sdemanializzazione, che sarebbe necessaria e prioritaria per la concessione di un diritto di superficie ad un soggetto privato.
2) di riconsiderare la decisione del Comune di attribuire ad un soggetto privato la proprietà di un’opera di pubblica utilità, come il Mercato Coperto, la cui gestione è esercitata in regime di monopolio, con riflessi pubblici sugli operatori e cittadini;
3) di riservare al Comune il ruolo di proprietario del Mercato Coperto, ricorrendo a finanziamenti pubblici, regionali, statali, europei, come per il Centro Agro-alimentare, per realizzare il nuovo Mercato Coperto, vitale per il commercio nel Centro Storico, con la salvaguardia degli operatori e dell’interesse pubblico.
Nel Borgo Marina, ora aperto anche un Centro Accoglienza Immigrati!
23.6.2023
La Cooperativa Sociale Cento Fiori a r.l. ha acquistato in Corso Giovanni XXIII n.143, nel Borgo Marina, un immobile di due piani con 2 appartamenti, accatastati ad uso abitativo.
In questi giorni, In base a quello che appare sotto gli occhi di tutti, risulta che nell’immobile si sono trasferiti immigrati di origine africana.
Ciò ha suscitato la preoccupazione dei residenti del Borgo Marina, dinnanzi a questa ulteriore concentrazione di stranieri, in un quartiere, trasformato in ghetto afro-asiatico, con problemi di sicurezza, spaccio della droga, risse, prostituzione e degrado, dove i Riminesi sono ormai una minoranza.
Teniamo presente che nel Borgo Marina, a 50 metri, in Corso Giovanni XXIII, esiste una Moschea, insediata dal 2004 in una casetta di 100 mq destinata ad uso ufficio, ma utilizzata come luogo di culto, inadeguata per ragioni di sicurezza a contenere le centinaia di mussulmani che vi accedono, senza parcheggi per cicli, auto, con l’occupazione di marciapiedi, passi carrai, strade.
Dal 2005, permane la richiesta dei residenti a Sindaci e Prefetti di trasferimento della Moschea di Corso Giovanni XXIII per eliminare il suo impatto sul Borgo Marina.
Nel Borgo Marina è presente una concentrazione unica di 60 negozi asiatici, con la sopravvivenza di due sole attività gestite da italiani.
Gli appartamenti sono sempre più occupati da asiatici, in quanto i Riminesi cercano residenza altrove.
Due anni orsono, in Corso Giovanni XXIII°, è stato aperto anche un Distributore Automatico di caffè, acqua e bevande, in un piccolo negozio, aperto giorno e notte, punto di riferimento degli spacciatori di droga e degli “irregolari” della città, che aggrava i problemi di ordine pubblico, insicurezza sociale, degrado.
Con l’interrogazione consigliare al Sindaco di giovedì 22/06/23, in considerazione dei problemi di ordine pubblico nel Borgo Marina, ho chiesto se sia opportuno, che l’immobile in Corso Giovanni XXIII n. 143, diventi un Centro di Accoglienza Straordinaria per immigrati.
Gli Assessori Magrini e Gianfreda hanno risposto di non sapere nulla!
Ho sottolineato che l’insediamento di un Centro di Accoglienza Immigrati nel Borgo Marina aggrava l’immagine di un “ghetto” della città in cui vivono solo immigrati, anche di diverse etnie, e rende difficile la loro integrazione nel rispetto delle nostre leggi.
Ho inoltre ricordato che per la riqualificazione del quartiere, è necessario, che il Sindaco si attivi urgentemente con i responsabili del Centro Islamico per rendere possibile il trasferimento della Moschea dal Borgo Marina, in un edificio e luogo adatti a contenere le centinaia di mussulmani che vi accedono.
Infine, per ragioni di ordine pubblico, sicurezza sociale e vivibilità urbana, il Sindaco dovrebbe ordinare la chiusura del Distributore Automatico di bevande e alimenti, come già effettuato a Ravenna per un distributore con analoghe problematiche nella zona della stazione.
STOP al “business immigrati”: NO alla trasformazione degli alberghi della fascia turistica in Centri di Accoglienza Straordinaria immigrati
9.06.2023
La settimana scorsa in un albergo di via Praga, situato in zona turistica, con una trentina di camere, è stato insediato un Centro di Accoglienza Straordinaria di immigrati di origine africana, suscitando le reazioni negative e le preoccupazioni degli operatori turistici delle strutture ricettive circostanti.
Teniamo presente che il Comune di Rimini e l’Associazione Albergatori hanno ribadito la contrarietà all’utilizzo degli alberghi della zona turistica come strutture di accoglienza per immigrati; la Presidente dell’Associazione Albergatori, Patrizia Rinaldis ha dichiarato “non è questa la funzione delle strutture turistiche alberghiere”.
Lo stesso Prefetto avrebbe detto di evitare Centri di Accoglienza Straordinaria negli alberghi della zona mare.
Ciò nonostante, l’albergo di Via Praga, in zona turistica, è diventato un Centro di Accoglienza Straordinaria, gli immigrati ora insediati, sono stati trasferiti dall’albergo Alba di Miramare, dopo la scadenza dell’affitto.
Sostengo che non deve esser consentita la trasformazione di alberghi o pensioni in zona mare, “fuori mercato”, in Centri di Accoglienza Straordinaria; tali trasformazioni infatti contribuiscono ad aumentare il degrado della fascia turistica a danno della ristrutturazione, riqualificazione dei vicini alberghi e dell’immagine del nostro turismo in generale.
Per questo ho chiesto, con l’interrogazione al Sindaco di ieri sera, quanti e quali sono gli alberghi nella fascia turistica del Comune di Rimini, trasformati in Centri di Accoglienza Straordinaria e il numero di immigrati rispettivamente accolti.
Dinnanzi all’aumento degli immigrati in Italia, non si può assecondare il ”business immigrati“ con la “riconversione” o “riattivazione” di quelle strutture ricettive “fuori mercato“ o addirittura “dismesse“ della fascia turistica, in cambio di un prezzo giornaliero di 35 euro pagato dal Ministero dell’Interno, per ospitare ogni immigrato.
E’ possibile prevenire tutto questo, escludendo dai Bandi Pubblici della Prefettura l’insediamento di Centri di Accoglienza Straordinaria nella zona turistica.
Mentre i Centri di Accoglienza Straordinaria esistenti da anni nella fascia turistica, come Viserba e Miramare, devono essere trasferiti in zone compatibili.
Inoltre, l’Amministrazione Comunale, deve svolgere gli opportuni controlli in ogni Centro di Accoglienza Straordinaria per verificare il regolare adempimento delle condizioni previste nel Bando pubblico e il rispetto, in particolare, delle condizioni igienico sanitarie, della sicurezza, ecc.
Il “Boulevard” sulle “banchine” del Porto-canale è incompatibile con la “fiumana” del Marecchia!
03.06.2023
L’Amministrazione Comunale, ha approvato il progetto denominato “Boulevard Blu Urbano-Adeguamento infrastrutturale e funzionale delle banchine dell’area portuale e fluviale di Rimini” che comporta la spesa di 5.000.000 di euro, finanziata per l’80%, pari a 4.000.000 di euro dalla Regione e per il 20%, pari a 1.000.000 di euro dal Comune.
Indubbiamente, dopo ormai 50 anni, occorre porre rimedio alle banchine del Porto-canale dal Ponte di Tiberio al Ponte della Resistenza, realizzate nel 1976, regolarmente allagate dall’andamento delle maree, dalle condizioni meteo-marine avverse, dalle perturbazioni temporalesche, che si trovano in uno stato di degrado con pavimentazione ed impianti (luce e acqua) ammalorati.
Secondo il progetto, le banchine verranno innalzate ad una quota di +1,50 metri sopra il livello del medio mare, anche per regolarizzare gli ormeggi, che non hanno mai ottenuto il nulla osta dalla Capitaneria di Porto.
Inoltre, tale innalzamento, creerà nuovi spazi urbani che, secondo quanto scritto nella relazione tecnica e annunciato pubblicamente, potranno essere utilizzati per realizzare chioschi e bar, per mangiare all’esterno lungo il Porto-canale.
A tal proposito è opportuno ricordare che solo due settimane fa, la “piena” del Fiume Marecchia, è stata smaltita nel Deviatore e nell’alveo storico, con il deflusso delle “piene” nell’invaso del Ponte di Tiberio e nel Porto-canale.
La “fiumana” del Marecchia ha allagato il Parco omonimo, la Piazza sull’acqua, le banchine del Porto, con un sovralzo di oltre due metri sul livello medio mare.
Per non costituire ostacolo al defluire della “piena” del Marecchia, la passerella galleggiante, inaccessibile dalle banchine allagate e pericolosa, è stata sganciata dalla sponda destra del porto-canale e accostata alla sponda sinistra (manovra prevista che comporta la spesa annua di 23.000 euro).
Naturalmente, sono diventate inagibili per alcuni giorni, causa l’allagamento e il fango, la piazza sull’acqua e le banchine tra il Ponte di Tiberio - Ponte della Resistenza.
Dinnanzi a questi accadimenti, con l’interrogazione al Sindaco della scorsa settimana, ho sottolineato che la realizzazione di chioschi e bar, sulle banchine o su piattaforme galleggianti, tra il Ponte di Tiberio e il Ponte della Ferrovia, può costituire seriamente un ostacolo per il defluire delle pene del Marecchia, con rischi di allagamenti e pericoli per la sicurezza di persone e cose.
Invece di alimentare suggestioni, tipo la Senna di Parigi, sarebbe più opportuna la consapevolezza sulla incompatibilità degli interventi: preservando prioritariamente la sicurezza idraulica e la tutela del paesaggio, d’intesa con l’Agenzia per la Sicurezza territoriale, protezione civile e la Soprintendenza (essendo l’area sottoposta al Vincolo ambientale e paesaggistico).
Per favorire le passeggiate in un ambiente naturale e riqualificato, invece dell’annunciato incompatibile “boulevard”, è necessario: il rialzo delle quote delle banchine dal Ponte di Tiberio al Ponte della Resistenza, il restauro delle Mura del Porto canale, con le parti ancora distrutte dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, la manutenzione straordinaria delle rampe ammalorate.
Le Colonie: opportunità per l’innovazione e riqualificazione coerenti con la propria storia.
15.5.2023
Ritengo opportuna una riflessione pubblica sul futuro delle Colonie, che non è stato possibile compiere nel Forum in Consiglio Comunale.
Merita risposta l’interrogativo posto dal Sindaco “difficile davvero spiegare perchè gran parte delle colonie sono inutilizzate, ma veri e propri monumenti al degrado”.
E’ chiaro a tutti che, nonostante la bellezza architettonica e ambientale, le Colonie sono state mortificate dalla “damnatio memoriae”, dalla “cancellazione della memoria”, del “ventennio”in cui furono costruite.
Ancora oggi, sono “colpevolizzate” per il processo di socializzazione, avvenuto negli anni ‘30, di milioni di bambini, delle più differenti condizioni economico sociali ed origini locali, che “scoprivano il mare” e la vacanza comunitaria.
Le Colonie, comprese quelle di interesse storico testimoniale, sono state viste come edifici da sostituire, spazi da riempire, invece che da recuperare, riconvertire, in modo compatibile e funzionale con le loro caratteristiche e la pubblica utilità.
I risultati dei condizionamenti ideologici delle Amministrazioni Comunali sono sotto gli occhi di tutti:
Ad esempio, negli anni ’70, fu costruito il Talassoterapico, con migliaia di mq di cemento sulla spiaggia, davanti alla Colonia Novarese, invece di realizzare le Terme, con una ristrutturazione della stessa Colonia, rimasta poi per decenni abbandonata al degrado.
Sempre in quegli anni, è avvenuta la demolizione di sei padiglioni su 15 della colonia Le Navi di Cattolica (costruita nel 1934), un imponente ed unico complesso architettonico a padiglioni, raffigurante una flotta navale con la nave ammiraglia al centro, che ospitava fino a 2.000 bambini.
Una distruzione contrastata invano dai grandi architetti (Zevi), ma approvata dall’Amministrazione Comunale, per fare posto ad un insediamento immobiliare turistico, a cui è poi seguito anche lo sventramento della nave ammiraglia, per ricavarne un acquario.
Tra le Colonie della Riviera Romagnola, l’unica sopravvissuta al degrado, all’abbandono e alla speculazione edilizia, è la Colonia dell’Agip di Cesenatico, costruita dall’Arch. Giuseppe Vaccaro (nel 1936-37), per ospitare 480 bambini. Grazie alla sua continua e congeniale attività, la Colonia ha mantenuto la sua bellezza, leggerezza e solarità; nei mesi estivi funziona come Ostello del Mare ed è sede dei corsi di aggiornamento dell’Università di Bologna.
Perché, dunque, non pensare ad un recupero celere della Colonia Novarese (costruita nel 1934, in soli 120 giorni, per ospitare 1.000 bambini), di proprietà del Comune di Rimini, come studentato universitario, utilizzando per la ristrutturazione dell’edificio le risorse stanziate dal Governo proprio in questi giorni?
Oppure come Polo universitario, ad esempio per la Facoltà di Scienze Motorie, constatato che la Colonia è circondata da un’area verde circostante di 38.000 mq, ideale per attività sportive?
Tali destinazioni sarebbero compatibili con lo scopo di pubblica utilità, la funzione e la storia delle Colonie, consentirebbero il rispetto dei vincoli e rappresenterebbero la svolta strategica per l’innovazione e la riqualificazione turistica e della città.