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  • NO allo IUS SOLI, la cittadinanza italiana non si regala: si merita!
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Basta con la paralisi della viabilità! Basta con le sperimentazioni sulla pelle dei cittadini!

La storia di Castel Sismondo sepolta sotto una colata di cemento armato!

Sottoposto alla attenzione della Corte dei Conti il Lungomare Tintori: fatto e rifatto in pochi mesi!!
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Manutenzione ex Giardini Ferrari: aiuole eliminate, meno alberi e panchine al sole.
   

06/07/2017

I recenti interventi di manutenzione effettuati negli ex Giardini Ferrari, ridenominati Piazza Ferrari nel 1990, hanno comportato:

1) l’eliminazione della grande aiuola, di fronte al Monumento a Francisco Busignani,  di circa 90 mq. e la sua pavimentazione con lastre di trachite
in continuità con la pavimentazione esistente;

2) la pavimentazione  con doghe di legno di un’altra aiuola adiacente, sottostante due grandi alberi di leccio;

3) la pavimentazione  con laste di trachite di un’aiuola più piccola di circa 25 mq. di fianco l’ingresso della Domus.

Continua la riduzione del verde di quello che era  lo storico Giardino Ferrari , realizzato nel 1913 dall’Arch. Paolito Somazzi
, avviata con il radicale intervento  intervento effettuato nel 1990 di trasformazione del Giardino in Piazza Ferrari con la realizzazione della pavimentazione in pietra per una superficie di mq.3200, più del triplo della superficie rimasta a verde, neanche 1.000 mq.

Il centinaio di alberi, censiti nel 1984,  da allora si  è ridotto oggi ad una trentina
, con l’eliminazione dei due imponenti cedri, di inizio ‘900, che erano il simbolo dei Giardini Ferrari;   

Inoltre, le  nuove 10 panchine installate sulla ampliata pavimentazione in pietra,  chieste dagli anziani, purtroppo, non sono utilizzate, durante tutta la mattinata  in  questi mesi estivi, perchè esposte al sole cocente.

Per questo, nell’ultimo Consiglio Comunale, con una interrogazione trasformata in mozione,  ho chiesto all’Amministrazione Comunale :  

1) la piantumazione di alberi di alto fusto lungo il lato di Piazza Cavour per ombreggiare le panchine  e consentirne l’utilizzo, durante la mattinata dei mesi estivi, in particolare alle persone anziane che cercano il  riparo dal sole e dal caldo, in una piazza per la maggior parte cementata con lastre di trachite;

2) il potenziamento del verde pubblico nell’ex Giardino Ferrari, funzionale alla qualità ambientale del Centro Storico e alla valorizzazione della Domus del Chirurgo;     

3) invece dei continui e costosi rattoppi delle lastre di trachite,  ripetuti dal 2013 ad oggi, di valutare se non sia più conveniente e migliorativo esteticamente  il rifacimento dell’intera pavimentazione della piazza, con un materiale più compatibile, visto le continue rotture e l’immagine precaria a cominciare dal lato Corso Giovanni XXIII, di fianco alla Domus;

4) una sistemazione più dignitosa della colonna con il busto di Luigi Ferrari, con la collocazione all’interno della Domus o in una aiuola centrale, in modo che non continui ad essere un orinatoio per i cani, provvedendo con l’occasione al restauro del volto di Luigi Ferrari, la cui “ barba” è stata danneggiata;

5) la cura e valorizzazione del Monumento ai Caduti della Grande Guerra 1915-18
, inaugurato nel 1926, considerato che il prossimo anno si celebra il Centenario della Grande Guerra,  e del Monumento in bronzo in onore di Francisco Busignani, caduto in Africa Orientale il 21.7.1939 ( la data sul cippo manca di un numero), opera dello scultore riminese Elio Morri
 

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No alla riduzione di Castel Sismondo a contenitore del Museo Fellini.
   

28/06/2017

La Delibera di Consiglio Comunale votata ieri sera di riconsegna anticipata della Rocca Malatestiana al Comune di Rimini dalla Fondazione Carim, che ne ha completato il progetto di restauro,   prevede la realizzazione del Museo Fellini all’interno di Castel Sismondo.

Ho espresso il mio voto nettamente contrario,  perchè non condivido assolutamente questo utilizzo del Castello deliberato con poco rispetto proprio  nel seicentenario  della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta.

La scelta  della Amministrazione Comunale è  di  ridurre Castel Sismondo a contenitore del Museo Fellini: le sale rinascimentali diverranno “botteghe” allestite per la ricostruzione dei set  felliniani, mentre le sale dell’Ala di Isotta ospiteranno le opere e/o creazioni di artisti internazionali chiamati a rievocare, elaborare, produrre atmosfere e temi felliniani.

Castel Sismondo, invece, deve essere il naturale Museo del Signore di Rimini, capitano di ventura e mecenate raffinato che lo realizzò, del grande architetto Filippo Brunelleschi che lo progettò, dei protagonisti del Rinascimento italiano che collaborarono con il Malatesta per realizzare il capolavoro del Tempio Malatestiano, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Agostino di Duccio, Matteo de’ Pasti.    

Non solo Il Museo di Fellini,  secondo il volere della Amministrazione Comunale, si espanderà dalla Casa del Cinema Fulgor dentro il Castello e sulle cosiddette “arene” per spettacoli di Piazza Malatesta con il CircAmarcord  che prevede un simbolico “luna Park” con spettacoli temporanei, piccoli circhi, ecc. alla faccia del recupero della plurisecolare identità di quest’area.

Per il progetto del Museo Fellini l’Amministrazione Comunale spenderà 9 milioni di euro, chiesti e ottenuti dal Ministero dei Beni Culturali.


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Respinta la Mozione del Consigliere Renzi che chiedeva il Regolamento per la tutela e il decoro della Città vietando le attività degradanti (bazar, ecc.).
   

24/06/2017

Nella seduta del Consiglio Comunale di giovedì con il voto contrario della maggioranza Gnassi, astenuta la Consigliera Falcioni, favorevole tutta la minoranza, è stata respinta:

 la Mozione del Consigliere Renzi  che chiedeva di approvare il Regolamento per la tutela e promozione della Identità di Rimini vietando l’apertura di negozi, quali  bazar mini market, kebab, money transfer, phone center, nel Centro Storico, nei quattro Borghi di Rimini, a Marina Centro, nel centro di Viserba e di Miramare.

La proposta richiamava il Decreto Madia che consente ai Comuni, in base all’art.52 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio,  d’intesa con la Regione, sentita la Soprintendenza, di tutelare e valorizzare le aree urbane aventi valore storico, archeologico, artistico, paesaggistico, vietando le attività  incompatibili o degradanti.

E’ quello che hanno fatto le Amministrazioni di Firenze e  Verona con Regolamenti e Ordinanze 
che prevedono limitazioni all’insediamento di attività in aree particolari, la qualità dell’offerta commerciale, dei negozi e delle vetrine,  il mantenimento del decoro,il rispetto del suolo pubblico, la pulizia esterna dei locali, con l’obiettivo di tutelare  la qualità delle attività e l’identità delle città italiane.

Consideriamo che a Rimini ogni anno chiudono 300 attività locali
a  causa del peso delle numerose e pesanti tasse (Irpef,IMU, Tar) e degli alti costi di gestione( affitti, personale) a cui subentrano prevalentemente  le aperture dei negozi gestiti da extra comunitari,  generalmente di basso livello che squalificano l’offerta e spesso non rispettano le regole.

Teniamo presente che la concentrazione di queste attività
, complice la liberalizzazione del commercio o  “deregulation” Bersani, è stata la causa principale dello  snaturamento del Borgo Marina,  e che  ora si estende sempre più ai viali della Marina, da Marina Centro,  a Viserba,  a Miramare con peggioramento dell’offerta commerciale e   dell’immagine turistica delle nostre località.

Per contrastare questo degrado e la perdita di identità, oltre ad un Regolamento specifico per Rimini, ci vuole l’intensificazione dei controlli della Polizia Municipale e le sanzioni a tutte le attività,  che non rispettano le regole, non pagano i tributi ( Tari,  Cosap) e le Tasse.

La battaglia per la tutela delle nostre aree urbane si può vincere
, ma ci vogliono innanzitutto la volontà politica e la decisione della Amministrazione Comunale, Regolamenti adeguati e fatti rispettare con la vigilanza continua, la collaborazione responsabile dei cittadini, condizioni insieme per ottenere la qualità totale e la legalità in tutto il territorio comunale.

Ricordo, ad esempio,  le proposte del sottoscritto con il Regolamento dei Phone Center e di un adeguato Nucleo Anti abusivismo commerciale, che sembravano “ battaglie impossibili”  ma che una volta recepite dalla Amministrazione Comunale hanno dato buoni risultati nell’interesse di tutti.


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Progetto Tiberio: la Piazza sulle Alghe.
   

10/06/2017

Il bacino del Ponte di Tiberio ripresenta alla vista dei passanti, residenti, turisti, l’immagine degradata delle sue acque ricoperte da un esteso e spesso strato  di alghe.

Non è una novità, causa la  permanente stagnazione  delle acque che peggiora con  l’arrivo del caldo.

Considerato i lavori in corso di risagomatura delle due scarpate ai lati dell’invaso del Ponte per realizzare dei terrazzamenti e la  pavimentazione in calcestruzzo architettonico lungo tutto il bordo del bacino per creare la cosiddetta “Piazza sull’Acqua”, che sarebbe più realistico chiamare la “ Piazza sulle Alghe”.

Il Sindaco Gnassi procede, col pensiero più al “palco per gli spettacoli”
che ai vincoli idrogeologici e ambientali, e alla prioritaria e necessaria circolazione delle acque nel bacino del Ponte.
 
Tantomeno ascolta le ragioni del buon senso, che sosteniamo da 20 anni, così il 23 febbraio scorso ha bocciato la Mozione consigliare del sottoscritto che prevedeva la realizzazione dal Deviatore Marecchia fino al Ponte di Tiberio di un canale a deflusso naturale lungo l’alveo storico, oggi Parco Marecchia, con la portata d’acqua necessaria per consentire  il ricambio idrico e l’ossigenazione delle acque del Ponte di Tiberio e del Porto Canale.

Dopo le opere fallimentari delle Giunte passate (diga mobile), continua a spendere milioni in interventi, come la cementificazione della Piazza sull’Acqua che snaturano l’ambiente, che non rispettano la funzione idraulica del luogo di confluenza o immissione delle acque di piena o no del fiume Marecchia.

Non meravigliamoci, allora, se i piloni del Ponte di Tiberio sono sempre immersi in un bacino di acque stagnanti o ricoperte di alghe e le acque del Porto Canale  sempre melmose e maleodoranti, a cui poco possono gli andamenti delle maree.


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Progetto Tiberio: Piazza sull'Acqua - Passerelle "galleggianti" e "sospese"- Lavori costosi senza rispetto per l'ambiente e le mura storiche di Rimini.
   

07/06/2017

Sono in corso da qualche settimana i lavori al Ponte di Tiberio con la spesa di 900.000 euro riguardanti :

• la risagomatura delle due scarpate ai lati dell’invaso del Ponte per ottenere dei terrazzamenti con scavi e riporti di terra.

•  la realizzazione della Piazza sull’Acqua di fronte al bacino del Ponte che verrà pavimentata con calcestruzzo architettonico con la possibilità al centro della piazza di allestire un palco per spettacoli.

Sono d’accordo per la riqualificazione e fruibilità della zona, ma ciò non può avvenire con un intervento come  la Piazza sull’Acqua che snatura l’ambiente ,  che non rispetta la funzione idraulica di un luogo di confluenza o immissione delle acque di piena o no del fiume Marecchia.

La zona, non a caso,  è sottoposta a numerosi  vincoli e tutele.

Ci sono quelli del PAI ( Piano di Bacino per l’assetto idrogeologico) per cui non sono ammessi interventi edilizi e trasformazioni morfologiche sull’alveo storico del fiume Marecchia, e del  P.T.C.P( Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) che non consentono interventi di impermeabilizzazione oltre alla trasformazioni morfologiche di qualsiasi natura. 

C’è il PSC ( Piano Strutturale Comunale ) che individua l’area esondabile del Bacino del Ponte di Tiberio che costituisce l’ambito naturale per il deflusso delle piene con la funzione di contenimento e laminazione naturale delle stesse.

Ci sono gli studi idraulici del Prof. A. Bizzarri del 1996 e della società  Alpina Acque del 2006, consulenti incaricati dal Comune, che nelle situazioni di piena del Marecchia hanno indicato i massimi incrementi di livello proprio nel Bacino del Ponte di Tiberio dove si è registrato un sovralzo di 2,7 m. sul livello medio mare.

Basta vedere le continue variazioni del livello dell’acqua
del bacino che si verificano in conseguenza delle maree e con le mareggiate.

Ci piacerebbe conoscere il Nulla Osta idraulico
dell’Autorità competente di bacino per i lavori della Piazza sull’Acqua. 

 

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Le microaree per i nomadi sono incompatibili nelle zone residenziali. Le raccomandazioni sconcertanti dei "compagni" consiglieri all'ex Assessore Biagini, per tenerle lontane dai loro quartieri.
   

02/06/2017

L’Ass. Lisi nella Commissione Consigliare di ieri, dopo 9 mesi dalla prima Delibera Di Giunta non ha “partorito” quanto era atteso sapere sul  progetto nomadi, limitandosi a dire “nel  2017 non devono esistere più campi nomadi”.

Non c’è dubbio che è ora di chiudere il Campo nomadi di Via Islanda per l’illegalità, il degrado igienico-sanitaria, l’insicurezza sociale circostante, complici il fallimento politico e amministrativo delle Amministrazioni Comunali che per decenni hanno sborsato milioni di lire per pagare utenze, volontari, assistenti sociali, manutenzioni (nel 1999 spesi 190  milioni  per il campo di via Islanda  e  444 milioni per il campo di via Portogallo chiuso nel 2000 con l’erogazione di 500 milioni di lire), e in particolare le responsabilità dei cosiddetti nomadi “ stanziali”  riminesi.

Ma è in contraddizione l’Ass. Lisi quando propone le micro aree famigliari, disseminate in diverse parti della città, dove i nomadi continueranno a vivere a modo loro in roulotte o case prefabbricate, alla faccia della integrazione e della convivenza con i residenti circostanti.

Esempio eclatante: come si può  pensare di indicare la micro area per un nucleo famigliare di nomadi che solitamente aumenta di numero in quel  fazzoletto di verde in Via Gallina, una strada senza via d’uscita,  corta, stretta, tra condomini e palazzine  residenziali, negozi, ufficio postale, e a ridosso dei parcheggi dell’Ospedale Infermi.

E’ normale che i residenti siano preoccupati per l’impatto di roulotte, case mobili e relativo diverso modus vivendi e con una petizione sottoscritta da 520 persone subito si oppongano a questo insensato progetto.    

Non solo,  ieri sera l’Ass. Lisi, tra le reticenze  si è lasciata sfuggire che i nomadi pagheranno un canone di locazione per le casette concesse ai nomadi.

E’ la conferma di quanto avevo paventato e anticipato: Il Comune non solo cede i terreni di proprietà comunale in diritto di superficie a titolo gratuito (Val. 100.000 euro), sostiene le spese per le opere di urbanizzazione delle aree (per 7  aree 280.000 euro), ma realizza e paga anche le casette per i nomadi.  (val. 420.000 euro) in cambio di un misero e incerto affitto.

Se poi aggiungiamo le cosiddette spese di parte corrente  ( inizialmente 150.000 euro) per l’accompagnamento, il sostegno alla scolarizzazione, la formazione professionale, l’inserimento lavorativo,  arriviamo   ad un totale di spese del Comune che si avvicina al milione di euro come da noi anticipato due mesi fa.  

Sosteniamo, quindi, che le micro aree famigliari non favoriscono l’integrazione dei nomadi, sono incompatibili nelle zone residenziali,  rappresentano di fatto  il cambio di destinazione d’uso rispetto ai piani urbanistici, e comportano una spesa ingente di risorse pubbliche.

Ribadiamo: basta all’assistenzialismo e ai trattamenti preferenziali verso i nomadi.

Ai nomadi che sfilano in piazza per invocare  “ Dateci una casa, siamo riminesi”, è ora di rispondere dalla Amministrazione  Comunale con una linea politico-amministrativa  educativa alla responsabilità chiedendo il rispetto delle leggi e regole uguali per tutti, come avviene per tutte le famiglie riminesi che hanno il problema della casa.   

Infine, dulcis in fundo,  è  molto preoccupante avere appreso in Consiglio Comunale dall’ex Ass. Biagini delle “ raccomandazioni “esercitate nel precedente mandato da parte di Consiglieri della maggioranza (quelli dell’accoglienza e integrazione)  per non individuare le aree nomadi nel quartiere o frazioni di appartenenza o residenza.

Sono comportamenti gravemente discriminatori (oltre che politicamente   incoerenti) nei confronti dei residenti in altre zone della città.

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L'immagine turistica di Viserba penalizzata dalla concentrazione di richiedenti asilo, dei venditori abusivi e dalla vergogna dell'Albergo Aurum
   
Rimini 27/05/2017
 
A seguito della risposta scritta dell’Ass. Lisi alla interrogazione del 18.5.2017 rilevo:

I richiedenti asilo nel Comune di Rimini, dal 27 Aprile al 22 Maggio 2017, sono aumentati da 536 a 560  a cui vanno aggiunti i 58 accolti con il Progetto SPRAR per un totale di 618 presenze.

Sono suddivisi fra 9 alberghi, a Viserba, Bellariva, Miramare, 2 strutture di accoglienza di enti gestori, con la novità particolare di una ventina di appartamenti affittati dalle cooperative sociali. 

Ribadisco che la concentrazione nella zona turistica di centinaia di migranti nulla facenti tutto il giorno, negli alberghi, in particolare in quelli fuori mercato, e anche  negli appartamenti, è un business per coloro che lucrano 35 euro dal Ministero dell’Interno per ogni profugo al giorno, a scapito della riqualificazione delle strutture ricettive, del turismo in generale e dell’ospitalità in particolare.   

Come ho sollevato in Consiglio Comunale, tra le località turistiche penalizzate da questo arrivo continuo di richiedenti asilo, per colpa della demagogia sull’immigrazione,  c’è Viserba di Rimini con la conferma di 6 alberghi, tra Via Dati, Via Comacchio, Via Piacenza, Via Curiel, Via Sacramora che ospitano almeno 150 migranti, che è sempre più difficile  contenere e trasferire.

Inoltre,  non si considerano presenti a Viserba, oltre ai richiedenti asilo, gli oltre 100 extra comunitari, i cosiddetti venditori ambulanti o abusivi che alloggiano nell’Albergo Aurum di Via Dati, nell’albergo La Fonte di Via Sacramora, nella Casa di Via De Amicis e nella Casa di Via degli Orti, che si vedono in giro a piedi o in bicicletta, in attesa della campagna estiva.

Permane la vergogna dell’albergo Aurum, un immobile fatiscente di 4 piani nella principale Via Dati, nel pieno centro di Viserba che continua ad essere il rifugio di decine di senegalesi, nonostante l’ordinanza sindacale contingibile ed urgente notificata alla proprietà il 13.1.2017 di procedere allo sgombero entro 20 giorni di tutti gli occupanti per il grave degrado igienico sanitario di tutta la struttura con pericolo per gli occupanti e per la salute .pubblica.

Sono trascorsi 4 mesi, ma non sappiamo per quali ragioni le Istituzioni responsabili non hanno ancora proceduto d’ufficio, come previsto, con l’esecuzione coattiva.

L’Albergo Aurum ha cessato l’attività ricettiva il 31.12.2013, ormai da 4 anni,  è un pericolo pubblico  per lo stato  precario dei balconi sotto cui transitano i turisti, delle finestre senza vetri, dei muri da cui si staccono gli intonaci, per le pessime condizioni igieniche dovute allo sporco diffuso e ai rifiuti ingombranti al suo interno, per come  vi sopravvivono i suoi occupanti.

E’ una immagine degradata che non fa certo bene alla promozione turistica di Viserba e che si dovrebbe subito rimuovere!   

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GREEN IS NOT ENOUGH! Invito all'architettura: progetti per le persone dalle persone
   
Rimini 25/05/2017 - Un contributo del nostro collaboratore, Architetto Taron Mussoni.
 
Chiunque in qualunque campo negli ultimi anni sta abusando della parola “verde” e del concetto ad esso legato.
E l’architettura non è certo da meno! IL MIO è UN NO! UN NO CATEGORICO! Ma non all’idea o al concetto di verde ma piuttosto nei confronti del suo uso ed abuso.
L’architettura è ed è sempre stata un’idea sostenibile… se fatta e PENSATA in modo CORRETTO!

TUTTO IL RESTO NON LO È ARCHITETTURA! Molto semplice. Non si deve pensare che si sia persa o trascurata la sua importanza nel tempo…piuttosto si è persa e trascurata una tradizione legata ad una professione che negli ultimi 40 anni specialmente in Italia è andata a disgregarsi sotto qualsiasi valore, da quello morale ed economico a quello burocratico. Questa professione, che in Italia ha assunto più sembianze da scribacchino che di altro, non viene affatto presa con la giusta importanza e rispetto che se ne dovrebbe avere: il fatto è che mi stia riferendo ai tecnici stessi! I quali, sia per motivi diretti ma anche per svariate motivazioni indirette, hanno come si suole dire perso la retta vita, lungo la quale la burocrazia, la committenza e la mentalità hanno eretto ostacoli oramai insormontabili.
Siamo nel decennio di slogan come: BIO, ECO, GREEN, SOSTENIBILE, IMPATTO ZERO… come se solo pronunciando queste parole potessimo ottenere la pace dei sensi quando in realtà sotto c’è ben altro e non è certamente così scontato.
 
L’ARCHITETTURA È SOSTENIBILE QUANDO L’ARCHITETTO STESSO LO È!
 
Come dire che una cosa è intelligente se fatta da una persona intelligente. Tautologia scontata e banale come quanto sia scontato e banale chiunque creda basti nascondersi dietro qualche schema ben pensato e un po’ di verde qua e là per vendere il prodotto di tendenza del momento. Dicesi esclusivamente linguaggio pubblicitario! Le persone sono rinfrancate da queste idee e preconcetti e naturalmente alle persone si dà quello di cui hanno bisogno. Infatti diagrammi e rappresentazioni grafiche di spot, ditte e architetti stessi fanno presa proprio su questo. E le persone se ne convincono a tal punto da travisare il vero significato e scopo che c’è dietro ad una architettura intelligente: la vita delle persone.
Non basta dire “verde” per trasformare una catastrofe in un eden. Non basta usare i migliori materiali e le più avanzate tecnologie quando ancora siamo limitati al concetto “vado dal tecnico che mi costa meno!”
L’ARCHITETTURA È SOSTENIBILE SE PENSATA IN MODO SOSTENIBILE. Ma se le persone in primis non capiscono quanto sia importante il luogo in cui passeranno l’80 % della propria vita non si andrà da nessuna parte.
 
L’IDEA È DI DIFFONDERE UN CONCETTO DI ARCHITETTURA SEMPLICE MA EFFICACIE
UN LUOGO PIACEVOLE DOVE VIVERE È UN LUOGO PIACEVO DOVE STARE
 
L’ARCHITETTURA DI CUI IN ITALIA NON SI PARLA MAI O SE SE NE PARLA LO SI FA IN TERMINI IRRISORI E MEDIOCREMENTE STEREOTIPATI NON AIUTA!
NON INSEGNARE A SCUOLA LE ARCHITETTURE DEL NOSTRO VIVERE CONTEMPORANEO È INTOLLERABILE E CREDERE CHE I NOSTRI METODI E LE NOSTRE SCELTE SIANO LE MIGLIORI è ANCOR PIÙ DEPRECABILE!!

BISOGNA COMINCIARE A FARE APRIRE GLI OCCHI ALLE PERSONE, NON è SUFFICIENTE REALIZZARE PER LORO CASE ALTAMENTE PERFORMANTI QUANDO LE PERSONE NON SONO MINIMANETE INTERESSANTE ALLA TEMATICA MA SOLO SE IL LORO TETTO POSSA CADERGLI IN TESTA O MENO.
Il consiglio nazionale ha realizzato questo evento proprio per APRIRE fisicamente ma soprattutto idealmente questo mondo alle persone. Cosa nella quale credo e confido da anni! E il fatto che persino il Consiglio Nazionale si sia dato da fare in questa direzione è da un lato preoccupante e allo stesso tempo stimolante per tutti noi professionisti. E mi auguro sarà un impulso per la nostra categoria a migliorarsi e non esclusivamente sotto il profilo tecnico, economico e burocratico ma specialmente sotto il profilo UMANO e interdisciplinare che accomuna l’architettura alla società e alle persone in un legame inscindibile che quasi nessuno comprende e apprezza.
L’architettura deve trasformarsi in archiCULtura, e noi in Italia ne abbisogniamo più di ogni altro paese al mondo e non possiamo perderci questa prima, e si spera non ultima, occasione di diffondere le nostre idee.

Semplicità, pragmatismo e consapevolezza di come l’architetto sia la figura fondamentale e indispensabile nella rigenerazione urbana e sociale di un paese!


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Il Sindaco Gnassi vota contro il trasferimento della Moschea, mentre la strategia di occupazione islamica del Borgo Marina continua...
   

19/05/2017

E’ stata discussa e bocciata ieri sera in Consiglio Comunale la Mozione del sottoscritto che chiedeva il trasferimento della Moschea dal Borgo Marina in un’altra zona più adatta della città ( vedi Ravenna) e in un edificio più compatibile soprattutto  per eliminare l’impatto derivante dalla moltitudine dei suoi frequentatori sul Borgo Marina, ridotto ad un ghetto afro-asiatico.

Il problema perdura da 13 anni, con l‘insediamento nel 2004 della Moschea in una casetta di Corso Giovanni XXIII,  destinata catastalmente ad uso ufficio ma utilizzata come luogo di culto, in particolare tutti i venerdi della settimana e nel mese del “ramadam”, anche se inadeguata a contenere le centinaia di mussulmani che vi accedono da ogni parte della città e da fuori, senza parcheggi per auto, moto, cicli, con la conseguente occupazione di strade, passi carrai, marciapiedi.

L’Ass. Sadegholvaad ha detto semplicisticamente, che si tratta di un rapporto privato tra il proprietario di quell’immobile che lo ha ceduto in affitto all’Associazione Al Tawhid- per lo svolgimento di una attività culturale.

L’Assessore non vede e non ascolta, ma  fuori della porta d’ingresso di quella casetta  c’è una grande targa dove c’è scritto  Moschea di Rimini - tant’è che gli Agenti della Polizia Municipale per entrare e svolgere un controllo amministrativo, sono stati costretti a togliersi le scarpe!    

Continua a dire che in questo edificio non c’è cambio di destinazione d’uso, quando lo è di fatto “ da ufficio privato ad esercizio pubblico di culto”
.  

Il problema, però, non è solo l’immobile inadeguato destinato a Moschea.

Ma, è soprattutto l’insediamento della Moschea con l’impatto delle centinaia di Mussulmani che vi accedono e la frequentano,  in aggiunta alla  concentrazione di  56 negozi afro asiatici, che insieme hanno creato il “ghetto asiatico” e azzerato l’identità riminese del Borgo Marina.  

Per questo,  1500 riminesi hanno sottoscritto la petizione al Prefetto e al Sindaco,   per chiedere di “ Spostare la Moschea dal Borgo Marina“ , proprio per eliminare almeno il suo impatto pesante,  per ridimensionare l’immagine del “ghetto afro-asiatico” , e per non “scappare” in altre zone di Rimini .

Sul trasferimento della Moschea, ci sono state le promesse, prima, dell’ex Sindaco Ravaioli nel 2005, in occasione della visita ufficiale alla Moschea, e, poi, del Sindaco Gnassi nel settembre 2011 nell’incontro con il rappresentante del Centro Islamico, ribadite il 28 Aprile 2012 in occasione della inaugurazione dei lavori di riqualificazione delle Via Mameli e San Nicolò.

Nonostante siano trascorsi 12 anni, e  il continuo sollecito del sottoscritto all’Amministrazione Comunale  con sei interrogazioni nel precedente mandato del Sindaco Gnassi e la sottoscrizione della petizione popolare, purtroppo non è stato dato alcun seguito alle parole e agli impegni assunti.

Dinnanzi alle nostre richieste inascoltate al Sindaco
di un suo interessamento e autorevole intervento, registriamo, invece, la notizia  sempre più diffusa e preoccupante di  una trattativa in corso o conclusa per l’affitto o l’acquisto di un immobile per ampliare notevolmente  la Moschea nel Borgo Marina, in una casa a schiera di Via dei Mille,  o in una ex officina di Via Mameli angolo Via San Nicolò, sottostante un condominio.

Sembra, che ai responsabili non interessino i problemi di compatibilità della Moschea con i residenti, soprastanti, adiacenti, del quartiere , in cui noi riminesi viviamo da sempre e che non vogliamo si trasformi in una Molenbeek riminese.

La strategia di occupazione  islamica del Borgo Marina continua, mentre  l’Amministrazione del Sindaco Gnassi sta a guardare.  


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Grazie alla Legge Regionale e al programma della Amministrazione Comunale a favore dei nomadi, nel Comune di Rimini, Leggi e Regole non sono uguali per tutti!
   

12/05/2017

Emerge sempre più chiaramente come la nuova Legge regionale 11/2015 che promuove la sperimentazione delle micro aree famigliari per nomadi consenta alla nostra Amministrazione Comunale i trattamenti preferenziali  ai nomadi.

 La Legge regionale “prevede di norma che i costi per la realizzazione, gestione o uso delle microaree siano a carico dei nomadi, fatte salve misure eventualmente da adottare in funzione della capacità economica dei nuclei”.

Grazie a questa evidente contraddizione, e alla complicità della nostra Amministrazione Comunale
per la realizzazione delle sette micro aree famigliari, i terreni di proprietà comunale sono ceduti con il  diritto di superficie a titolo gratuito( val. 100.000 euro), le spese per le opere di urbanizzazione delle aree sono a carico del Comune ( 280.000 euro), le casette  sono pagate dal Comune ( 420.000 euro) in cambio di un minimo e incerto affitto.

A ciò vanno aggiunte le cosiddette spese di parte corrente (deliberate  150.000 euro) per l’accompagnamento, il sostegno alla scolarizzazione, la formazione professionale, l’inserimento lavorativo.

Come paventato, siamo ad un totale di spese di soldi pubblici che  si avvicinano ad 1 milione di euro.

Non solo, per la realizzazione delle micro aree famigliari, vengono concesse le deroghe urbanistiche alle aree destinate a verde, alle previsioni  del Piano territoriale paesaggistico regionale ( PTR), alla pianificazione provinciale (PTCP), a quella comunale ( PSC-RUE), anche se resta immutata la classificazione urbanistica.

Addirittura vengono regolarizzate tutte le micro arre nomadi abusive esistenti con le opere realizzate abusivamente prima della entrata in vigore della legge regionale, il 1 Agosto 2015, acquisite al patrimonio comunale.    

Basta che tali aree rientrino nel Programma nomadi della Amministrazione Comunale e che venga richiesto il permesso di costruire convenzionato a cui viene applicato, pure, l’esenzione del contributo di costruzione.

Viene naturale pensare al diverso trattamento della A.C. verso quei cittadini ( che non sono nomadi) responsabili di opere abusive sul territorio agricolo colpiti invece  dalle ordinanze di demolizione(anche  per un modesto prefabbricato ad uso unica abitazione).

La considerazione conseguente è che grazie alla Legge Regionale 11/2015  e al Programma della Amministrazione Comunale a favore dei nomadi, nel Comune di Rimini, le Leggi e Regole non sono uguali per tutti! 
   

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