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Sentenza della Corte dei Conti per il Capo di Gabinetto senza laurea. Pagano il Sindaco Gnassi e gli Assessori. Inascoltato il Cons. Renzi: danno al Comune evitabile!
30.04.2018
La Corte dei Conti ha respinto l’appello del Sindaco Gnassi e degli Assessori della sua prima Giunta, condannati nel dicembre 2014 per la nomina in cat. D del Capo di Gabinetto Sergio Funelli, senza il titolo necessario della laurea, con danno erariale al Comune di 61.481 euro.
Avevo sollevato con una prima interrogazione consigliare del 22.12.2011 il mancato rispetto del Regolamento Comunale per l’Organizzazione degli Uffici e dei Servizi, che prevede la laurea per i posti di categoria D, da parte del Sindaco e della Giunta che avevano approvato l’inquadramento del Capo di Gabinetto senza il prescritto titolo di studio.
Se il Sindaco mi avesse ascoltato sulle ragioni della irregolarità di quella nomina, il Comune di Rimini non avrebbe patito il danno di 61.481 euro , che, ora, il Sindaco e il Segretario Generale ciascuno per 16.457 euro e gli Assessori ciascuno per 4.081 euro, devono rifondere.
Dinnanzi alla presunzione e supponenza del Sindaco non mi era rimasto che presentare un esposto alla Corte dei Conti il 23.1.2012 per evitare il danno economico al Comune.
Avevo presentato, poi, una seconda interrogazione consigliare al Sindaco il 26.9.2013 trasformata in Mozione con la quale chiedevo di accertare, quantificare e rifondere il danno economico subito dal Comune da parte del Sindaco, Assessori e Segretario Generale responsabili per l’inquadramento del Capo di Gabinetto, riconosciuto irregolare dalla Corte dei Conti.
Anche la Mozione, discussa nel Consiglio Comunale del 5.6.2014, veniva respinta con il voto contrario dei tredici consiglieri di maggioranza, per appello nominale, (Allegrini, Bertozzi, Fraternali, Gallo, Galvani, Giorgetti, Mancini, Mazzocchi, Morolli, Pazzaglia, Piccari Enrico, Pironi e Zoffoli) difronte ai 7 voti favorevoli della minoranza ( Camporesi, Casadei, Franchini, Giudici, Mauro, Renzi, Tamburini).
Alla fine ci sono volute l’indagine e la sentenza della Corte dei Conti per ottenere il regolare inquadramento, in categoria C, del Capo di Gabinetto del Sindaco Gnassi e il rimborso del danno economico al Comune.
Un po�(TM) di cura e rispetto per due edifici della nostra Università!
27.04.2018
Ritengo doveroso segnalare lo stato di degrado del portone di legno d’ingresso della Facoltà di Farmacia del Campus Universitario di Rimini nell’ex immobile “Navigare Necesse “ di Via Dei Mille che presenta vistosi “ buchi” nella parte inferiore e l’assenza totale di ogni manutenzione.
Sono due tre anni che il “portone” continua a perdere i suoi “listelli” di legno e i suoi buchi si allargano e aumentano, nonostante mi sia rivolto 2/3 volte al personale dipendente addetto all’ingresso dell’Università per chiedere il necessario restauro ed evitare l’estendersi dei danni ad uno” storico”portone di legno, il cui rifacimento oggi costerebbe parecchie migliaia di euro.
Visto che perdura l’assenza di ogni intervento, non penso debba rivolgermi al Rettore del Campus Universitario di Rimini.
Nell’occasione, richiamo l’attenzione di Anthea sulle “erbacce” alte più di un metro di fronte all’ingresso di un altro edificio universitario, il Tecnopolo di Rimini di Via Dario Campana. Anche questa non è una bella immagine!
La cura e diligenza verso questi edifici pubblici per i quali il Comune di Rimini e la Regione hanno speso parecchi milioni per la loro ristrutturazione e destinazione a sedi della Università riminese non dovrebbero essere la normalità ?
Recepite le richieste del Consigliere Renzi nel Regolamento Comunale contro il degrado dei ⤽bazar⤝.
24.04.2018
E’ stato discusso e approvato questa mattina in Commissione Consigliare il Regolamento Comunale per la valorizzazione dell’offerta commerciale del Comune di Rimini.
Riconosco con piacere che negli art. 4 e 5 sono state recepite le mie richieste reiterate dal 2015 al 2017 con le interrogazioni consigliari per contrastare il degrado dei “bazar” dal Borgo Marina alle attività similari in altre luoghi della città.
E’ da anni, sotto gli occhi di tutti, l’esposizione selvaggia delle merci senza rispetto per il decoro e l’immagine dell’ambiente urbano, che con il Regolamento è finalmente vietata :
I negozi dei “bengalesi”, con gli scatoloni di cartone riempiti di merce a terra e all’esterno delle vetrine dei negozi
Le vetrine dei negozi ridotte a pareti cariche di merci rivolte all’interno invece di essere utilizzate per l’esposizione .
I “carrelli” per il trasporto degli imballaggi o delle merci parcheggiati “normalmente” sui marciapiedi di Corso Giovanni XXIII, spazio pubblico riservato al passaggio dei i pedoni.
Gli imballaggi svuotati della merce accantonati all’esterno dei negozi sui marciapiedi in attesa della raccolta rifiuti.
La merce, soprattutto dei negozi lungo i viali della nostra marina, appesa alle serrande e a tutti i possibili appigli esterni.
Indubbiamente, Il Regolamento ha un carattere “generalista”, per cui sarebbe necessaria la regolamentazione delle attività, specifica per le zone omogenee, come i Viali della nostra Marina, con i previsti Progetti di Area, per consentire quella urgente riqualificazione nell’interesse di tutti gli operatori ( commercianti, ristoratori, albergatori), e nell’interesse pubblico della città.
Certo, non basta il Regolamento, sono fondamentali per il suo rispetto i controlli della Polizia Municipale con un adeguato organico, e le Sanzioni, oltre a quelle minime pecuniarie da 100 a 600 euro, che per i “recidivi” devono prevedere la chiusura immediata dell’esercizio e il sequestro delle merci esposte.
Comunque, dopo il mancato accoglimento delle mie Mozioni “Regolamento per la tutela e la promozione della identità di Rimini”, “Viale Vespucci e Marina da riqualificare”, “ Borgo Marina: interventi contro il “bazar afro-asiatico”, mi sembra già un passo in avanti.,
Restaurare e valorizzare le ⤽dimenticate⤝ Mura ⤽federiciane⤝ di Via Bastioni Settentrionali del Borgo Marina.
20.04.2018
Dinnanzi al progetto di valorizzazione e recupero di Porta Galliana, approvato dalla Amministrazione Comunale, ho ricordato ieri sera in Consiglio Comunale che la Porta faceva parte della cinta muraria costruita per volere dell’Imperatore Federico II di Svevia tra il 1225 e il 1248 per includere i nuclei abitati di Santa Maria al Mare e San Cataldo, sorti al di fuori delle Mura Aureliane (III Sec.) per difendere la città sul lato rivolto al mare.
Delle Mura “federiciane”, costruite in laterizi, alte più di 5 metri, è sopravvissuto solo il tratto lungo la Via Bastioni Settentrionali dalla Porta Galliana all’incrocio con l’attuale Corso Giovanni XXIII°, dove era la Porta di San Cataldo, poi Porta dei Cavalieri o Militum, di San Giorgio, di Marina, fino alla costruzione nel 1863 della Barriera di Marina, con due edifici simmetrici ornati con colonne ioniche, distrutta dai bombardamenti aerei dell’ultima guerra.
Il Borgo Marina era delimitato verso il centro della città proprio dalle Mura “federiciane” di Via Bastioni Settentrionali e dalla Barriera Marina.
Eppure, nonostante la loro importanza storica, è sotto gli occhi di tutti, lo stato di degrado e abbandono delle superstiti Mura “federiciane” di Via Bastioni Settentrionali, che nel tratto verso Corso Giovanni XXIII sono state addirittura demolite della parte chiamata la “battagliera”, cioè lo spazio occupato dai difensori, da Amministrazioni Comunali culturamente “ignoranti” per creare posti auto, mentre nel tratto verso Porta Galliana sono rovinate dai crolli, dai rovi, dall’incuria, da osceni rattoppi.
Sulla cima delle Mura non vi sono più i merli, molti caduti per i terremoti, sostituiti nel Seicento e Settecento da un cordolo con blocchi di pietra calcare di San Marino, che si trova in una condizione di precaria stabilità come i mattoni e sassi della parte inferiore delle mura.
Per questo, nel contesto dei lavori per la valorizzazione di Porta Galliana, ho chiesto con una interrogazione consigliare:
1) Il consolidamento e restauro delle contigue Mura “federiciane” di Via Bastioni Settentrionali;
2) una minima fascia di rispetto a verde per le suddette Mura, assediate dai parcheggi di auto e moto;
3) la sostituzione dei banali pali della illuminazione pubblica “ modello circonvallazione “ con lampioni adeguati alla storicità del luogo;
4) la pavimentazione di Via Bastioni Settentrionali in “armonia ” con le antiche Mura della città, al posto dell’asfalto;
5) l’eliminazione della dismessa centrale elettrica di Via Bastioni Settentrionali per migliorare l’immagine della strada e dell’ambiente circostante.
Le ragioni della nostra proposta, avanzata nel 2010 e 2015, di spostare il Mercato ambulante nell�(TM)area del Settebello-Ferrovieri.
29.03.2018
Il trasferimento del mercato ambulante attuato dalla Amministrazione Comunale nell’ottobre 2015 da Piazza Malatesta in Piazza Tre Martiri, Corso d’Augusto, Via IV Novembre Via Dante, Via Castelfidardo e sui parcheggi Gramsci, Santa Rita, Padane ha confermato sotto gli occhi di tutti le previste criticità :
1) La frantumazione e dispersione del mercato ambulante con un allungamento ad “intermittenza” della distribuzione dei 430 banchi dall’Arco di Augusto alle Ex Padane ha penalizzato il lavoro del 70% dei venditori ambulanti, soprattutto nelle zone Gramsci, Santa Rita, ex Padane, con conseguenze sulla sopravvivenza delle loro attività;
2) L’eliminazione di tre importanti parcheggi ( Gramsci, Santa Rita, ex Padane) nei giorni di mercoledì e sabato dalle prime ore del mattino fino all’inizio del pomeriggio, comporta la diminuzione di circa 500 posti auto e intasa la viabilità circostante, rendendo più difficile l’accesso al Centro Storico;
3) La collocazione dei banchi davanti alle abitazioni di Via Dante ( tra cui di alcuni medici), all’Hotel Cardellini, preclude ai residenti e ai clienti dell’albergo l’agibilità dei passi carrai e l’uso dell’auto;
4) E’ ridotta o condizionata l’accessibilità ai bambini dell’Asilo Svizzero, e agli studenti della Scuola Media Panzini e del Liceo Classico in Via Tonini;
5) I “banchi” in Corso d’Augusto, Via IV Novembre, Via Dante, Via Castelfidardo “impattano” sulle vetrine dei negozi, e l’occupazione di Piazza Tre Martiri ne impedisce la fruibilità e le manifestazioni di pubblico interesse;
6) I “banchi” difronte all’Arco di Augusto, di fianco al Tempio Malatestiano, nell’area archeologica dell’Anfiteatro romano, davanti alle Mura romane e medievali, dimostrano il poco rispetto verso i nostri Beni Culturali e monumentali.
Per questo, in Consiglio Comunale, con una interrogazione trasformata in mozione, ho chiesto alla Amministrazione Comunale di “rivedere” la scelta adottata nel 2015.
Recuperando la nostra proposta avanzata nel 2010 (quale candidato a Sindaco) e nel 2015 ( a differenza degli altri Consiglieri della minoranza ) di “ spostare il mercato ambulante nella vasta area del Settebello –Campo dei Ferrovieri “ per le seguenti ragioni: .
1) L’ area “Settebello –Ferrovieri, di circa 30.000 mq., consente una riqualificazione complessiva, recupera la coesione e l’unità del mercato ambulante, non riduce il Centro Storico ad un caotico“bazar”, migliora l’immagine e l’accessibilità, è baricentrica e di collegamento tra il Centro Storico e la Marina Centro;
2) La suddetta area può essere attrezzata con tutti i servizi necessari per il mercato ambulante e poi utilizzata come un grande parcheggio di oltre 1.000 posti auto al servizio del Centro Storico e della Marina Centro;
3) la disponibilità di questa area, oggi in concessione da RFI al Dopolavoro Ferroviario, è fattibile fin da ora, senza attendere i tempi lunghi delle trattative tra Amministrazione Comunale e Ferrovie dello Stato .
Il ⤽cantiere abbandonato⤝ dell�(TM)ex bar pizzeria del sottopassaggio del Grattacielo e il perdurante degrado dei Giardini della Stazione
26-03.2018
Questa mattina si è discussa, in Commissione la mia Mozione del 11.8.2016, sul degrado dell’ex bar pizzeria sottopasso pedonale del Grattacielo e dei Giardini della Stazione.
Dopo anni di denunce e interrogazioni del sottoscritto in Consiglio Comunale dal 2007, questo ex bar-ristorante-pizzeria, occupato dagli abusivi, dagli spacciatori di droga, tra sporcizia e rifiuti di ogni genere, era passato il 10.8.2013 dalle mani del gestore privato a quelle del Comune, proprietario dell’area del Giardino della Stazione assieme alle Ferrovie dello Stato.
Nel 2014 veniva respinta la mia mozione consigliare di completo abbattimento, di quello che era un piccolo chiosco in legno negli anni 60, ampliatosi in muratura fino agli attuali 228 mq, con diversi abusi edilizi, per il ripristino di tutta l’area a verde e a Giardino Pubblico, per farla uscire dal degrado.
L’Amministrazione Comunale sceglieva la strada di un Bando Pubblico per la concessione in uso dell’immobile ad un operatore economico privato per la somministrazione di alimenti e bevande e a Caffè Culturale, senza considerare il rischio delle precedenti gestioni fallimentari sul piano economico, che hanno prodotto degrado edilizio, urbano e ambientale e che alla fine hanno reso necessario la decadenza della licenza di pubblico esercizio per ritirare la concessione e sgomberare l’immobile.
Ci sono volute 4 Bandi Pubblici, i primi tre andati deserti, fino all’aggiudicazione con il quarto Bando Pubblico del 3 Agosto 2016 all’unico soggetto privato partecipante, per un canone annuo di 18.000 euro, a partire dal dodicesimo anno della durata della concessione di 18 anni, in cambio dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione del fabbricato.
Secondo gli articoli del Bando Pubblico, i lavori iniziati il 5 Aprile 2017, dovevano essere ultimati il 3 Luglio 2017, ma l’Amministrazione Comunale ha concesso una prima proroga di 90 giorni fino al 2 Ottobre 2017 e successivamente un’ ulteriore proroga di 180 giorni fino al 30 Aprile 2018.
L’Amministrazione non si è avvalsa della facoltà di risoluzione del contratto, ma ha applicato una penale di euro 500 al concessionario che a garanzia dell’ultimazione dei lavori ha prestato una cauzione di 40.000 euro.
Non sappiamo se la scadenza, fra un mese, sarà rispettata, visto che i lavori sono fermi da mesi e che il cantiere si presenta in uno stato di abbandono con una immagine di degrado a ridosso del sottopassaggio del grattacielo, unico raccordo pedonale tra il mare e il centro storico.
Fra l’altro riteniamo inconcepibile che la concessione, oltre al fabbricato, comprenda l’area di mq. 540 del Giardino Pubblico antistante che “ potrà essere occupata con tavoli e sedie“ alla faccia del rispetto del verde e della integrità del Giardino Pubblico.
L’Amministrazione Comunale, invece, dovrebbe riqualificare tutta l’area a verde dei Giardini della Stazione, porta di ingresso della città, che presenta a turisti e residenti lo stato pietoso e l’abbandono di aiuole, siepi, alberi.
Dovrebbe eliminare la vasca d’acqua rettangolare, utilizzata come servizio igienico dagli irregolari stanziali o di passaggio, e ripristinare il funzionamento della storica fontana del 1927, ridotta all’asciutto e ricovero di immondizie.
Dovrebbe vietare la sosta prolungata e invasiva degli autobus di Start Romagna e di linea lungo viale C. Battisti, lato giardini.
Occorre attenzione sull’area “sensibile” dei Giardini della Stazione, per l’immagine della città, per fare rispettare il Regolamento di Polizia Urbana, con l’intervento della Polizia Municipale e delle Forze dell’Ordine contro malavitosi, spacciatori di droga, ladri, ecc.
No alla esenzione della Tari alle Moschee ! Aumenta la Tariffa rifiuti per colpa di chi non paga !
13.03.2018
In merito alla modifica del Regolamento della Tassa rifiuti (TARI) presentata dalla Giunta questa mattina in Commissione, con la proposta di esentare gli edifici in cui viene esercitato pubblicamente il culto come chiese, moschee, templi e similari ho espresso la mia contrarietà per le seguenti ragioni. ;
Le agevolazioni possono essere concesse alle Chiese che abbiano stipulato intese con lo Stato.
Le Moschee non mi risulta abbiano stipulato intese con lo Stato: di solito si insediano nelle città, come circoli culturali islamici, di cui non si conoscono ufficialmente i responsabili, a quale associazione od organizzazione islamica fanno riferimento.
Anche per ragioni di trasparenza e sicurezza, per meglio assicurare il rispetto delle nostre leggi, delle regole su cui si fonda la civile convivenza e dei valori che contraddistinguono la nostra civiltà.
Inoltre gli immobili utilizzati come Moschee non sono accatastati come luoghi di culto, come la Moschea di Corso Giovanni XXIII dove l’immobile è con destinazione catastale ad uso ufficio.
Nonostante la nostra richiesta, comunque, il testo presentato in Commissione è stato votato a favore dalla maggioranza e contraria la minoranza, anche se l’Ass. Brasini ha preannunciato l’emendamento alla modifica in Consiglio Comunale riservando l’esenzione alle confessioni religiose non cattoliche che abbiano stipulato intese con lo Stato.
Riguardo l’aumento del 2,90% della Tassa Rifiuti (TARI) per il 2018, che comporta un totale costi di gestione 2018 di 42.037.406 euro, in aumento di 1.586.022 euro rispetto ai costi del 2017 di 40.451.384 euro, rileviamo l’aumento tra i costi del Fondo Svalutazione Crediti da 1.800.000 euro a 2.980.018 e dei Costi di Amministrazione e Recupero Contenzioso (CARC) della TARI da 717.453 a 1.338.658 euro, per fare fronte all’ insoluto TARI annuo che si prevede di 7 Milioni di euro, derivante principalmente dai gestori disonesti di attività stagionali ( alberghi, bar, ristoranti, negozi ecc.) che non pagano la tassa e la scaricano sui contribuenti onesti.
Sarebbe ora che il Parlamento legiferasse in materia per evitare questo scandalo che continua a colpire gli utenti in regola, consentendo ai Comuni di chiedere in anticipo le fidejussioni per il servizio rifiuti come prevenzione o di impedire le attività agli inadempienti.
Recuperare l�(TM)ex Convento di San Francesco per l�(TM)ampliamento della Biblioteca Gambalunga e per eliminare le rovine della Seconda Guerra mondiale, di fianco al Tempio Malatestiano
13.02.2018
Dopo 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale permangono ancora le rovine dell’ex Convento di San Francesco in Via IV Novembre, distrutto dai bombardamenti, in pieno centro storico, di fianco del Tempio Malatestiano.
La costruzione del Convento di San Francesco risale al 1257 e qui si insediò dal 1400 la prima Biblioteca pubblica d’Italia, per volontà della famiglia Malatesta, da Carlo a Sigismondo che la arricchì di moltissimi volumi di tutte le discipline, come testimonia Roberto Valturio che lasciò alla stessa Biblioteca i suoi libri.
La Biblioteca dei Francescani e Malatesti (1400) è la più antica Biblioteca pubblica d’Italia, a cui seguono l’Ambrosiana di Milano (1609), l’Angelica di Roma (1614) e la Gambalunga di Rimini (1619).
Dell’originario Convento francescano rimane intatta la parte verso il mare, una parte del piano terra e al 1°piano il corridoio centrale e una doppia fila di celle ai lati.
Mentre la parte del Convento di proprietà della Curia è stata ricostruita negli anni ’70, la restante parte di proprietà comunale è rimasta un rudere.
Nel 2006 era stata approvata una variante urbanistica per il recupero filologico dell’ex Convento con destinazione a Biblioteca dell’Università, ma il progetto è stato definitivamente abbandonato ed ora perseguito nell’ambito della ricostruzione dell’ex Palazzo Lettimi, come mi ha confermato l’Assessore Rossi di Schio rispondendo alla mia interrogazione consigliare di giovedi scorso.
Dinnanzi alla reiterata necessità di nuovi spazi della Biblioteca Gambalunga, ho chiesto di riprendere in mano il progetto di recupero dell’ex Convento di San Francesco con una superficie di mq. 2260 che sarebbe vicino e funzionale all’ampliamento della Biblioteca Gambalunga.
Sarebbe l’opportunità di ridare vita alla prima Biblioteca pubblica d’Italia, voluta dalla famiglia dei Malatesta nel XV Secolo, e di rimuovere finalmente le rovine dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, infestate da colonie di piccioni e di topi che da decenni degradano l’immagine di Via IV Novembre, di fianco al Tempio Malatestiano, capolavoro del Rinascimento.
Giorno del Ricordo: L�(TM)Amministrazione Comunale non depone neanche una corona di alloro sulla targa del Giardino Vittime delle Foibe.
9.02.2018
Domani 10 Febbraio è il Giorno del Ricordo , (istituito con una Legge del Parlamento italiano il 30 Marzo 2004), data del vergognoso trattato di pace (10.2.47) che impose all’Italia di cedere alla Yugoslavia le terre d’Istria, Fiume, e parte della Dalmazia, dalle quali esodarono 350.000 italiani. Una pagina tragica della nostra storia nazionale strappata dai libri, una verità nascosta con 60 anni di silenzio, di reticenze, di negazionismo e peggio ancora da un perdurante giustificazionismo, sugli eccidi di circa 12.000 italiani tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1947 attuati dai partigiani comunisti del maresciallo Tito per eliminare tutti coloro che si potevano opporre al disegno di annessione di quelle terre italiane alla Yugoslavia. Migliaia di Italiani, colpevoli solo di essere tali, furono gettati nelle Foibe, naturali inghiottitoi carsici che si trasformarono in profonde fosse comuni. Purtroppo, nel Giorno del Ricordo, l’Amministrazione Comunale continua a ignorare il Giardino Vittime delle Foibe, l’area verde dell’ex Piazzale Carso, dietro al Grattacielo, la cui intitolazione fu approvata dal Consiglio Comunale il 25.11.2004, con l’ODG presentato dal sottoscritto votato con 27 voti favorevoli, nessun contrario e due astenuti. Chiedo, per quali ragioni l’Amministrazione Comunale, oltre alla commemorazione ufficiale sul Molo alla “Biblioteca di pietra” , continua a non deporre neanche una corona di alloro sulla targa del Giardino Vittime delle Foibe che non può essere considerato un semplice segnale stradale nella toponomastica. E’ un dovere della Amministrazione Comunale, senza riserve ideologiche, a nome della Città di Rimini onorare le migliaia di Italiani Martiri delle Foibe.
I pesanti affitti degli uffici di Via Rosaspina sul Bilancio del Comune !
19/12/2017
Ho presentato martedi sera una interrogazione consigliare sull’affitto di 788.548 euro che il Comune paga ad una società privata per l’immobile di via Rosaspina con una superficie di 7000 mq, precisamente :
al civico n.7, quarto piano, ci sono gli uffici del S.U.A.P ( Sportello unico attività produttive) e della Direzione di Pianificazione con un canone annuo di 213.107 euro, lievemente ridotto alla scadenza del 31 ottobre scorso, in base alla legge di Stabilità, rinnovato per altri 6 anni fino al 31 ottobre 2023;
sempre al civico 7, il secondo piano è occupato dagli uffici della Direzione Patrimonio e Lavori Pubblici, con un canone annuo di euro 177.497, in scadenza 30 Novembre 2018;
al civico n.21, i piani 1,2,3,4, sono occupati dagli uffici Direzione Lavori Pubblici, con un canone annuo di 420.319 in scadenza al 31 Gennaio 2018.
Inoltre, Il Comune paga un canone di affitto annuo di 237.500, scaduto il 15.8.2013 e rinnovato fino al 15 Agosto 2019,per l’immobile di Via Rosaspina/Piazzale Bornaccini 1, superficie di mq.1875, occupato dagli uffici del Centro per l’Impiego della Provincia di Rimini-
Complessivamente per gli affitti di Via Rosaspina l’Amministrazione Comunale spende ogni anno la somma ingente di euro 1.026.048 e continua a prorogare i contratti di locazione senza provvedere a soluzioni alternative.
Sono 30 anni che il Comune è affittuario dell’immobile di Via Rosaspina e dal 2000 ad oggi i Sindaci Ravaioli e Gnassi hanno già speso circa 12 milioni di euro.
Oltre agli affitti di Via Rosaspina il Comune, ha in locazione altri immobili sparsi nella città con 16 contratti d’affitto con una ulteriore spesa annua di circa 720.000 euro.
Riassumendo, la spesa annua per affitti passivi del Comune si avvicina ai 2 milioni di euro.
Ho ricordato l’esempio del “ Colosseo“ acquistato una decina di anni orsono dalla AUSL in sostituzione dell’affitto esoso di 800 milioni di lire l’anno, che l’Amministrazione Comunale avrebbe già dovuto seguire .
Per questo ho chiesto e sollecitato il Sindaco di capitalizzare la spesa di oltre 1.750.000 euro l’anno costruendo un Centro Direzionale degli Uffici Comunali contraendo un mutuo, rimborsabile con rate di ammortamento al posto dei canoni di locazione.
Sarebbe una operazione salutare per il Bilancio del Comune, congeniale in un’area strategica e da riqualificare come quella Stazione.
L’Ass. Brasini ha risposto di essere d’accordo: “ è ragionevole capitalizzare, il progetto nell’area della Stazione è complesso ma si è vicini all’accordo di programma”.
Speriamo nei tempi brevi, visti i tanti soldi “buttati” negli affitti di Via Rosaspina e altrove, al di là degli annunci, negli interventi concreti, come è già stato fatto, altro esempio, con il Centro Direzionale Uffici di Bologna.