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La maggioranza Gnassi vota contro la mia proposta di soppressione della Tassa Rifiuti per il periodo di mancato svolgimento delle attività
01/05/2020
Di fronte ad una devastante situazione economica, che non ha precedenti, dovuta alla chiusura delle attività economiche, imposta da Decreti e Ordinanze del Presidente del Consiglio, del Presidente della Regione e del Sindaco, ieri in Consiglio Comunale, la maggioranza Gnassi, ha votato contro la mia proposta di soppressione straordinaria della Tassa Rifiuti (TARI).
Nonostante il grave “stato di necessità” hanno respinto l’emendamento al Regolamento Comunale della Tassa Rifiuti, proposto dal sottoscritto, con l’inserimento del nuovo Art. 19 Bis “Riduzione tariffaria per emergenza straordinaria”.
L’articolo proponeva testualmente “la riduzione del 100% della Tariffa per il periodo di mancato svolgimento delle attività economiche ordinato dalle Autorità Istituzionali per ragioni di emergenza straordinaria sanitaria o altro. La suddetta riduzione avviene a richiesta dell’interessato e decorre, nell’anno in corso, dalla cessazione ordinata dell’attività”.
E’ inconcepibile che le imprese debbano pagare la Tassa Rifiuti per il periodo di cessazione ordinata delle attività e della conseguente inesistente produzione del rifiuto.
Ricordo che la Tariffa viene applicata nel rispetto del principio “chi inquina paga” ed è commisurata alle quantità di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte, nonché al costo dei servizi sui rifiuti.
Sottolineo che alla chiusura temporanea delle attività economiche corrisponde la mancata produzione del rifiuto, l’interruzione del servizio di conferimento e smaltimento del rifiuto, la diminuzione dei costi di gestione.
Sulla base di queste ragioni la Tassa Rifiuti per il periodo di chiusura delle attività non può essere imposta, nel rispetto del principio di giustizia contributiva.
Ritengo improprio, che il gestore, HERA, possa richiedere il pagamento per un servizio non espletato.
A maggior ragione anche il “colosso” che ha la gestione in “monopolio” dei rifiuti, con utili d’esercizio milionari (tra i cui soci a maggioranza pubblica c’è anche il Comune di Rimini), dovrebbe “fare i conti” con l’attuale situazione di drammatica emergenza economica e sociale.
Ma deve essere, innanzitutto, l’Amministrazione Comunale di Rimini a fare la sua parte, non limitandosi alla proroga della Tassa Rifiuti al 31 Luglio, ma consentendo subito, alle attività forzatamente chiuse, la soppressione al 100% della Tassa Rifiuti.
Over 65 chiusi in casa fino a Natale? Essere anziani non è una colpa.
23.4.2020
La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in previsione della cosiddetta “fase 2” di convivenza con il Covid 19, la settimana scorsa, ha ipotizzato “ la chiusura in casa degli anziani, per altri 9 mesi fino a Natale” , mentre tutti riprendono la vita sociale.
E’ una dichiarazione “non ponderata”, addirittura “brutale” per l’impatto psicologico sugli anziani, già preoccupati e provati nei due mesi trascorsi di pandemia.
Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e non si può limitare agli anziani la possibilità di muoversi che costituirebbe un abuso discriminatorio.
Due mesi di “quarantena” hanno prodotto effetti fisici e psichici su tutti, a cominciare dagli anziani.
Il problema per contrastare il “virus” non è anagrafico, ma servono strumenti per capire il livello di immunità della popolazione e cure precoci a domicilio per tutti.
Una persona anziana, più di altri, ha bisogno di uscire, di camminare, di respirare, in particolare chi soffre di diabete, ipertensione, obesità, come del resto consigliano i medici.
Le alte temperature dei prossimi mesi estivi, inoltre, non si conciliano con gli anziani “chiusi in casa”:
Per questo, ho chiesto questa mattina con una interrogazione consigliare al Sindaco di respingere pubblicamente l’ipotesi “ anziani chiusi in casa fino a Natale” avanzata dalla Presidente della Commissione EU, che a Rimini riguarderebbe 36.000 persone (over 65 ), il 24% dei residenti.
Sia ascoltato il volere degli anziani di “ non essere più reclusi” nelle case, di uscire, di camminare, di respirare, di relazioni famigliari e sociali.
La variazione al Bilancio di Previsione per complessivi 18.320.400 euro per l’attuazione del Parco del Mare, (di cui 8.320.400 euro dallo Stato, 8.000.000 di euro dalla Regione, 2.000.000 di euro da Mutui del Comune per il completamento del tratto 1 del Lungomare da Piazzale Fellini a Kennedy, per la realizzazione del tratto 2 da Kennedy a Tripoli, del tratto 3 da Tripoli a Pascoli), ha consentito in Commissione Consigliare di fare alcune osservazioni al progetto esecutivo.
Per consentire la vista del mare e della spiaggia, la nuova passeggiata, viene rialzata a circa 285 cm sul livello medio mare, ovvero di circa 80 cm in più rispetto all’attuale quota.
Siamo lieti di poter riscontrare che l’attuale soluzione contraddice il primo progetto del Sindaco Gnassi, che prevedeva il lungomare a quota zero, a livello della spiaggia, pubblicizzato con il rendering installato in Piazza Cavour per tutta la campagna elettorale 2016 (e oltre).
Avevo ripetutamente sostenuto, con interrogazioni, mozioni consigliari e conferenze stampa, le ragioni del rialzo del lungomare, non solo per valorizzare la vista del mare e dell’arenile, ma anche per accogliere nella zona sottostante, i servizi attualmente sulla spiaggia, per la sua riqualificazione paesaggistica e per realizzare i parcheggi necessari.
In merito al rialzo del lungomare, conta poco o niente la mitigazione del rischio idraulico, invocata dall’Amministrazione per giustificare il finanziamento del Ministero dell’Ambiente, riscontrato, che un apposito studio idraulico ha valutato il rischio mareggiate assai remoto, con tempi di ritorno maggiori di 100 anni.
Riteniamo che rialzare il livello del lungomare fosse funzionale e compatibile alla realizzazione di parcheggi interrati sottostanti, che invece sono completamente scomparsi con l’attuale progetto esecutivo, a discapito dell’offerta ricettiva e della mobilità.
Invece di realizzare servizi e parcheggi, il Comune si trova ora a sostenere i costi di migliaia di metri cubi di sabbia per rialzare la quota di lungomare!
L’Amministrazione Comunale si limita ad annunciare, per l’anno corrente, la soluzione temporanea di parcheggi a raso nella rotonda del Grand Hotel, che ritengo indubbiamente oscena per l’impatto ambientale.
Relativamente all’attuale progetto in esecuzione sono inoltre a dover rilevare che:
-Le dune di sabbia, previste a ridosso del lungomare, esporranno la passeggiata pedonale all’invasione della sabbia trasportata dal vento;
-La pavimentazione del lungomare, in doghe di legno, è a rischio di usura e di manutenzione (un intervento così importante dovrebbe pensare al futuro e prevedere l’impiego di materiali durevoli);
-Il verde del lungomare, al di là delle suggestioni dei “rendering” con gli alti pini marittimi, dovrà limitarsi agli attuali tamerici e alla vegetazione che resiste all’ambiente marino;
-Sulla riqualificazione del tratto iniziale di Lungomare da Piazzale Boscovich alla rotonda del Grand Hotel, il cuore storico della nostra marina, non c’è traccia, non c’è progetto e l’Ass. Frisoni non risponde (negli anni ’30, quando il Podestà Palloni realizzò il lungomare, l’inizio lavori fu dal porto, 90 anni dopo l’Amministrazione locale si è dimenticata del tratto iniziale!);
-Sul centrale Parco Fellini l’unico intervento si è risolto con la potatura degli alberi, sarebbe stata auspicabile la rimozione dell’area asfaltata e la riqualificazione complessiva.
In verità, il Parco del Mare annunciato 5 anni fa, procede con forte ritardo, con stravolgimenti e ad intermittenza, come sostenevo dall’inizio era sbagliata l’impostazione progettuale di vendere ai privati i diritti di superficie del lungomare per incassare 40 milioni di euro e realizzare la parte pubblica dell’opera.
Non a caso non sono ancora note le risultanze delle negoziazioni con i soggetti privati.
Per il momento ci sono i finanziamenti pubblici di Stato, Regione, Comune, (ammontanti a circa 23 milioni di euro) per realizzare 4 tratti su 9 di quello che era annunciato essere il Lungomare più bello del Mondo e che rimarrà la più importante opera incompiuta dell’attuale Amministrazione.
Il Comune di Rimini adotti il Regolamento d’Igiene per le abitazioni di cui è mancante.
28.02.2020
L’Ordinanza della Regione Emilia Romagna emessa per proteggere i cittadini dal rischio del contagio del “coronavirus, ribadisce tra le misure igieniche: lavarsi spesso le mani, evitare il contatto ravvicinato tra le persone, coprirsi bocca e naso in caso di starnuti e colpi di tosse.
A seguito dei suddetti provvedimenti, normali ma enfatizzati, ho richiesto, ieri sera in Consiglio Comunale con una interrogazione al Sindaco, l’adozione da parte del Comune di Rimini del Regolamento di Igiene -Edilizia, di cui è mancante,( l’ultimo risale al 1973), per la salvaguardia dei requisiti igienico-sanitari nelle abitazioni.
Lo avevo già chiesto, in occasione dell’approvazione del Rue nel 2016e della sua “variante” adottata nell’ottobre scorso, visto che l’ultimo articolo 127, Norme integrative di carattere igienico-sanitario, rimanda ad un vigente Regolamento igienico sanitario che non c’è ancora.
Le uniche prescrizioni normative per le abitazioni sono quelle riconducibili al Decreto Ministeriale del 5.7.1975, che prevedono : l’altezza minima interna di m.2,70, la superficie abitabile per ogni abitante non inferiore a mq.14 per i primi 4 abitanti e mq.10 per ciascuno dei successivi, le stanze da letto con una superficie minima di mq.9 per una persona e di mq.14 per due persone.
Norme, che sappiamo, non rispettate e non sufficienti a contrastare il sovraffollamento delle abitazioni, a salvaguardare la salute e la sicurezza, come avviene nel Borgo Marina o in altre zone della città.
Basta chiedere agli Agenti della Polizia Municipale, ai Carabinieri, alla ASL, in quali condizioni trovano le abitazioni ispezionate, tutto tranne che igieniche.
Sempre per ragioni di igiene pubblica, ho chiesto che venga fatto rispettare concretamente, il divieto, previsto dal Regolamento di Polizia Urbana, art.12, di espletare i bisogni fisiologici e sputare sul suolo pubblico.
Aspettiamo che il Comune, senza aspettare decenni, faccia la sua parte per garantire l’igiene nelle abitazioni e nella città.
L’intitolazione “Piazzetta Sferisterio” non maschera uno scempio storico e urbanistico.
21.2.2020
La Commissione Consigliare, mercoledi scorso, ha espresso parere favorevole all’intitolazione “Piazzetta Sferisterio”, proposta dalla Commissione Consultiva Toponomastica.
Ho proposto all’Assessore Montini di indicare nella targa le date di costruzione dello Sferisterio (1816) e della sua demolizione (1962) e di ricordare la storia di questo antico impianto sportivo della città.
Lo Sferisterio fu realizzato nel 1816 per il gioco del pallone con il bracciale, con la spesa di 1.418 scudi, grazie principalmente alle donazioni dei cittadini.
La sua immagine era costituita dalla “grande Mura di ribattuta laterale”, alta 14 metri per tutta la lunghezza dell’arena di 90 metri.
Il gioco si svolgeva tra due squadre di 4 giocatori ciascuna e consisteva nel rimandare al volo o dopo il primo balzo il pallone di cuoio nel campo avversario, usando il bracciale formato da un manicotto in legno adattato alla mano e al polso del giocatore.
Lo Sferisterio, nel dopoguerra fu utilizzato anche per gare di tamburello, feste, spettacoli, comizi.
Nel 1961, l’Amministrazione Comunale di sinistra del Sindaco Ceccaroni approvò la demolizione dell’intera Mura dello Sferisterio, effettuata nel 1962 con la spesa di lire 2.579.252
Contestualmente, deliberò anche l’alienazione a titolo gratuito all’INAM (Istituto Nazionale Assicurazioni Malattie) della superficie di mq.2.068 per la costruzione di Poliambulatorio-Uffici e all’ONPMI (Opera Nazionale Protezione Maternità Infanzia) della superficie di mq.2.294 per un asilo, superfici facenti parte del terreno dello Sferisterio.
Anche la Soprintendenza ai Monumenti di Ravenna espresse parere favorevole alla demolizione della Mura dello Sferisterio, chiedendo di recuperare le lapidi commemorative dei suoi realizzatori, da installare e all’esterno del costruendo fabbricato, cosa mai avvenuta.
Così è stata distrutta una testimonianza storica della città: l’imponente “Mura” dello Sferisterio è stata sostituita dall’invasivo edificio ex Inam ora AUSL, incompatibile con le Mura del Castello e le Mura a ridosso del Ponte di Tiberio, snaturante la stessa fisionomia e prospettiva della Circonvallazione Occidentale.
Non è un caso isolato, dalla demolizione del Kursaal nel 1948 nel cuore della Marina, alla città storica, sotto i colpi del piccone è finita, sempre nel 1962 e per rimanere in zona, anche la ottocentesca Villa Duprè con il suo bel parco circostante, di fianco a Castel Sismondo, per fare posto al grande condominio addirittura sopra le mura medievali.
Oggi dello storico Sferisterio, causa la politica del “piccone” e della “cementificazione”- delle Amministrazioni Comunali, resta solo un portale d’ingresso “murato ” e coperto di erbacce.
Una targa, può ricordare solo lo scempio compiuto, 60 anni fa!
Teatro Galli : la Sala Prove della Musica ha criticità acustiche !
18.2.2020
Questa mattina, dopo l’esposizione dell’Ass. Brasini, riguardo il riconoscimento di legittimità dei Debiti Fuori Bilancio derivanti dalla ricostruzione del Teatro Galli di 119.534 euro e di 44.6797 euro, ho sollevato il problema delle criticità acustiche della Sala Prove della Musica, segnalate dal Responsabile del Procedimento (RUP), Ing.Totti, nel Certificato di Collaudo.
Infatti, la Sala Prove della Musica “ ha tempi di riverberazione attorno ai 3,5 secondi, rilevati dalle misurazioni eseguite dall’Università di Ferrara, quando una buona qualità acustica dovrebbe essere non superiore a 1,5-1,6 secondi, quindi con un gap prestazionale dell’ordine di 2 secondi”.
La presenza di effetti riverberanti “rendono del tutto inadatta la Sala Prove della Musica alle attività di una orchestra musicale” o di una cantante lirica.
Lo stato di fatto della Sala Prove della Musica “si configura come un grave vizio costruttivo per una esecuzione non a regola d’arte e in difformità ai dettami contrattuali”.
I fenomeni riverberanti erano stati segnalati dallo stesso R.U.P. nel Giugno 2019 ai Direttori Lavori, ai Collaudatori, al Direttore Lavori Acustica per individuare le possibili soluzioni tecniche.
Il Direttore Lavori Acustica ha risposto di “avere effettuato le misurazioni della qualità acustica Sala Prove della Musica, sviluppando un progetto acustico finalizzato al miglioramento della qualità acustica”.
Poiché non vi è stato concretamente alcun seguito, ho chiesto che l’Amministrazione Comunale solleciti il Direttore Lavori Acustica, i Consulenti, i Progettisti acustici appaltatori del Teatro, ad adottare le soluzioni per rimuovere le criticità, senza rinviare tutto al futuro o a scaricare costi e responsabilità sul Comune.
Rimini ha atteso 75 anni e speso 31 milioni di euro per la ricostruzione del suo storico Teatro con una acustica eccellente.
Non possiamo avere in consegna il nostro ammirevole Teatro, con la Sala Prove della Musica considerata un bel sottotetto.
E’ doverosa l’assunzione delle responsabilità con l’individuazione e l’esecuzione delle soluzioni tecniche per raggiungere le “perfomance” necessarie ad una Sala Prove della Musica adeguata allo scopo.
Incrocio Corso Giovanni XXIII-Via Roma impraticabile e pericoloso per i disabili.
14.2.2020
La “rotatoria” all’incrocio tra Corso Giovanni XXIII°-Via Dei Mille-Via Roma, realizzata nel 2014 in modo sperimentale e temporaneo con una spesa di 21.000 euro, in attesa dell’intervento definitivo “a conclusione della sperimentazione”, si trova da anni in condizioni precarie e pericolose:
• i marciapiedi in selci agli angoli con la Via Roma di accesso all’attraversamento pedonale essendo sconnessi, stretti, tortuosi, sono impraticabili per le “carozzelle” dei disabili, senza rispetto della normativa vigente di abbattimento delle barriere architettoniche;
• le “catenelle” dei fittoni, all’angolo Via Roma-Corso Giovanni XXIII, sono state addirittura eliminate per rendere possibile alle carrozzelle l’attraversamento dell’incrocio che avviene in modo irregolare e pericoloso, senza poter usufruire del previsto passaggio pedonale;
• i cordoli in gomma di colore giallo delimitanti l’entrata e uscita della “rotatoria”, riducono gli spazi di manovra degli autoveicoli e soprattutto degli autobus, tant’è che vengono divelti in continuazione;
• i pali della segnaletica verticale installati sono 22 (!), per l’attraversamento veicolare e pedonale dell’incrocio con relativo “ impatto” sulla stessa sicurezza;
• gli autoveicoli sull’asse Via Roma-Via Dei Mille nel suddetto incrocio con Corso Giovanni XXIII transitano ad alta velocità.
Ho richiamato, ieri sera in Consiglio Comunale, l’attenzione dell’Amministrazione Comunale, dopo tre precedenti interrogazioni consigliari del 18.2.2015- 26.10.2017- 17.1.2019, senza alcun risultato , con la richiesta :
1) di consentire ai disabili con le carrozzelle l’attraversamento dell’incrocio in sicurezza sul passaggio pedonale, rifacendo i marciapiedi agli angoli di Via Roma-Corso Giovanni XXIII nel rispetto della normativa di abbattimento delle barriere architettoniche;
2) la riduzione possibile dei 22 pali della segnaletica verticale per l’attraversamento veicolare e pedonale dell’incrocio;
3) l’eliminazione nell’incrocio dei cordoli di gomma che hanno ristretto gli spazi di manovra degli autoveicoli in quella che non è una “rotatoria” ma una semplice coppa rotatoria;
4) la realizzazione dei “dossi” di rallentamento prima degli attraversamenti pedonali dell’incrocio, sulla Via Roma e Via Dei Mille, per limitare la velocità degli autoveicoli.
E’ necessario risolvere i problemi evidenziati nel suddetto incrocio considerato che Corso Giovanni XXIII è il principale percorso pedonale centro storico-marina e viceversa e sulla Via Roma transitano 20.000 veicoli al giorno, in aumento. L’Ass.Sadegholvaad si è dichiarato d’accordo ed ha promesso di intervenire al più presto.
Giorno del Ricordo: l’Amministrazione Comunale continua ad ignorare il Giardino Vittime delle Foibe!
9.2.2020
Lunedi prossimo, 10 Febbraio, si commemora il “Giorno del Ricordo in memoria delle Vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata”, nell’anniversario del vergognoso Trattato di Pace (10.2.1947) che impose all’Italia di cedere alla Yugoslavia le terre d’Istria, Fiume, e parte della Dalmazia, dalle quali “esodarono” 350.000 italiani.
Il Giorno del Ricordo è stato istituito con la Legge votata dal Parlamento il 30.3.2004 e prevede iniziative da parte delle Istituzioni e delle Scuole per fare conoscere dopo 60 anni di silenzio, di negazionismo, di giustificazionismo, questa pagina tragica della nostra storia nazionale.
La verità nascosta, sugli eccidi di circa 20.000 persone, tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945, colpevoli solo di essere italiani.
Italiani, torturati dai partigiani comunisti del maresciallo Tito e gettati nelle Foibe, che da naturali inghiottitoi carsici si trasformarono in profonde fosse comuni.
L’Amministrazione Comunale commemora il Giorno del Ricordo alla “Biblioteca di Pietra”, sul Molo di Rimini, ma non ha mai deposto una corona d’alloro sulla targa del Giardino Vittime delle Foibe, così intitolato dal Consiglio Comunale il 25.11.2004 con l’approvazione dell’Ordine del Giorno presentato dal sottoscritto.
Chiedo,pertanto, per rispetto delle Vittime, all’Amministrazione Comunale di deporre nel Giorno del Ricordo almeno un fiore su quella targa “Giardino Vittime delle Foibe”, che non può essere considerata una semplice indicazione della toponomastica.
E’ un dovere morale della Amministrazione Comunale, a nome della Città di Rimini, onorare, senza riserve, le migliaia di Italiani Martiri delle Foibe, per troppo tempo dimenticati.
Sostenere l’identità del commercio riminese, i negozi e il mercato ambulante.
16.01.2020
Perdurano le difficoltà del commercio al dettaglio evidenziate dalla continua chiusura dei negozi nella Provincia di Rimini, i dati della Camera di Commercio della Romagna evidenziano al 31/10/19 una riduzione di attività del -2,2%, rispetto all’anno precedente, proseguendo il trend negativo dei recenti anni passati (-1,9% nel 2018 rispetto al 2017).
Andando ad osservare i dati di iscrizioni (232) e cessazioni (-435), nel commercio al dettaglio, all’interno della nostra Provincia di Rimini, si conferma un preoccupante saldo negativo di -203 attività, nel 2018 (fonte Camera di Commercio).
Le cause principali della chiusura di tali attività sono: il peso delle tasse, Irpef, Tari, l’indebolimento della rete di vicinato e prossimità, a fronte della concorrenza della grande distribuzione, i mutati stili di consumo con lo sviluppo e-commerce.
Per quanto concerne il Comune di Rimini, si evidenziano inoltre oggettive difficoltà di accesso al Centro Storico, con parcheggi inadeguati e una viabilità precaria.
Le conseguenze sono la desertificazione commerciale nelle vie del Centro Storico e/o la sostituzione etnica di negozi, ristoranti, call center, gestite da extracomunitari, con una offerta commerciale di basso livello, che spesso non rispetta i Regolamenti.
La concentrazione e l’uniformità di queste attività, gestite da extracomunitari, snaturano zone sempre più estese della città, dal Borgo Marina, ai Viali della Marina, dal centro di Viserba, a Miramare, con la perdità di identità, e di qualità dei prodotti e servizi.
In una città a vocazione turistica, questo si riverbera in un progressivo impoverimento dell’offerta e della conseguente possibilità di accogliere l’interesse di più ampi segmenti di visitatori.
La congiuntura all’interno della nostra Provincia ha interessato direttamente anche il commercio al dettaglio ambulante, con un calo del -4% di imprese in tale ambito nel 2018 (fonte Camera di Commercio).
Anche in tal caso, purtroppo, il Comune di Rimini si distingue negativamente, con numerose (30 nel 2020) rinunce di “posteggi” nel mercato settimanale da parte degli ambulanti, in conseguenza della dispersione del mercato, a scapito dell’unità e della riqualificazione.
Ritengo che la Regione abbia il dovere di salvaguardare con provvedimenti legislativi l’identità dei nostri negozi, regolamentare il commercio locale, tutelare la qualità dei prodotti italiani, difendere i posti di lavoro.
Evidenziamo che all’interno della provincia di Rimini, nel 2019, il tasso di disoccupazione (15 anni e più) si attesta al 7,8%, più alto della media regionale del 5,5%; la disoccupazione giovanile (15-24 anni) raggiunge addirittura il 21,5%, maggiore di quello dell’Emilia Romagna (17,1%) (fonte dati I.Stat).
La promozione della specificità commerciale del nostro territorio richiede provvedimenti concreti a sostegno delle attività commerciali, con interventi mirati alla riduzione della tassazione, la realizzazione di parcheggi e la garanzia di un’adeguata accessibilità.
Ma richiede anche l’attuazione di regolamenti, controlli e sanzioni per quelle attività avviate da extra comunitari che continuano ad operare senza rispettare le regole; ad esempio nel Borgo Marina, dove è presente una concentrazione di tali attività, l’evasione della Tari è sistematica e raggiunge addirittura il 90%, continueremo a opporci a tale forma di concorrenza sleale, le regole devono essere uguali per tutti.
La tutela dell’identità della nostra offerta commerciale si persegue con la riduzione della pressione fiscale, la salvaguardia della qualità e la legalità.
Case popolari : prima ai riminesi con anzianità di residenza.
10.1.2020
Il problema sociale della casa è dimostrato dalla graduatoria delle 1.730 domande di alloggi dell’Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) e dalla graduatoria di 378 domande degli alloggi a “ Canone calmierato”.
La ragione dei richiedenti è quella di non essere in grado di pagare canoni di locazione medi che si aggirano tra i 500-600 euro mensili, rispetto ai canoni medi ERP di 136 euro e a “canone calmierato” di 331 euro.
Da rilevare che in testa alla graduatoria ERP, nelle prime 100 domande, i richiedenti stranieri sono il 40% , mentre nella graduatoria a “ canone calmierato”, nelle le prime 100 domande, i richiedenti stranieri sono il 50%.
Gli alloggi ERP assegnati negli utimi tre anni sono 154, di cui 39 alloggi, pari al 25%, ai richiedenti stranieri.
Gli alloggi “a canone calmierato” assegnati negli ultimi tre anni sono 45, di cui 18 alloggi, pari al 40%, assegnati ai richiedenti stranieri.
Dinnanzi ai suddetti dati è evidente che i “penalizzati” sono i riminesi che da tempo vivono e lavorano nel nostro Comune, pagano le tasse, contribuiscono allo sviluppo del territorio e anche al patrimonio immobiliare dell’edilizia residenziale pubblica.
Per questo continuo a chiedere nelle graduatorie il riconoscimento dell’anzianità di residenza dei richiedenti, tramite l’attribuzione di un punteggio per i giorni di residenza, per salvaguardare i residenti da lungo periodo sul terrritorio comunale.
Il riconoscimento dell’anzianità di residenza significa salvaguardare “un dato culturale “, il senso di appartenenza alla nostra Comunità, alla nostra città, alla vita vissuta in questo luogo, mentre la permanenza in graduatoria esprime solo un bisogno temporale, una richiesta.
La Regione Emilia Romagna, invece nel 2015, ha previsto solo la condizione della “ residenza anagrafica o attività lavorativa nel territorio regionale da almeno 3 anni” per inoltrare le domande degli alloggi ERP,senza alcun riconoscimento nelle graduatorie della anzianità di residenza.
D’altra parte va sottolineato che dinnanzi all’emergenza abitativa, la Regione oltre a non tutelare i residenti da lungo periodo rispetto a coloro appena arrivati, non ha neanche destinato risorse per un programma di realizzazione di alloggi pubblici per il presente e il futuro delle nostre Comunità.