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30/11/2016 La continua chiusura dei negozi e botteghe storiche ( 199 dal 1 Gennaio al 30.11.2016 e un migliaio negli ultimi tre anni ) sotto il peso delle numerose e pesanti tasse (Irpef, Imu, Tari ) e degli alti costi di gestione ( affitti, personale) è seguita frequentemente dall’apertura di negozi etnici di basso livello che squalificano l’offerta commerciale e spesso non rispettano le regole.
A Rimini, il “subentro” e la “concentrazione” di queste attività ha causato lo snaturamento del Borgo Marina e sta degradando sempre più Marina Centro, il centro di Viserba e di Miramare.
Non si può continuare a concepire la regolamentazione del commercio solo in base alla libertà della concorrenza e del mercato in base alla Legge Bersani ma è necessario considerare oltre al degrado, la perdita della identità culturale delle vie e quartieri della nostra città.
Dinnanzi alla deregulation di Bersani che ha spalancato le porte ad un commercio dozzinale e squalificato, alcuni Comuni italiani come Firenze, Verona, Pistoia hanno reagito con l’approvazione di Regolamenti e Ordinanze per impedire l’apertura di Kerbab, mini market, bazar, phoner center, money transfer, per tutelare le attività tradizionali e l’identità delle città italiane.
Ora c’è anche il “Decreto Madia” che concede ai Comuni maggiori poteri per tutelare e valorizzare le aree urbane aventi valore storico, archeologico, artistico, paesaggistico.
Per questo, con una interrogazione trasformata in mozione presentata ieri sera in Consiglio Comunale, ho proposto che il Comune di Rimini approvi urgentemente il Regolamento per la Tutela e Promozione della Identità di Rimini vietando l’apertura di negozi etnici, quali Kebab, mini market, bazar, money transfer, phone center, nel Centro Storico, nei quattro Borghi storici di Rimini, Borgo Marina, Borgo San Giuliano, Borgo San Giovanni, Borgo Sant’Andrea, a Marina Centro, nel centro di Viserba e di Miramare.
Bisogna, inoltre, recuperare l’identità riminese del Borgo Marina, il più antico Borgo di Rimini, distribuendo la concentrazione delle attività economiche degli extra comunitari (attualmente 54 su un totale di 61!) sul territorio cittadino con agevolazioni mirate per ridurre l’effetto “ ghetto afro asiatico”.
Naturalmente, devono essere intensificati i controlli e le sanzioni a quelle numerose attività gestite soprattutto da extra comunitari molte delle quali non rispettano le regole come ad esempio il pagamento della Tari, la Cosap, la Addizionale Irpef.
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