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Il Sindaco Gnassi vota contro la riscoperta e la valorizzazione dell'Anfiteatro romano.
25/02/2016
E’ stata respinta nell’ultima seduta del Consiglio Comunale di Giovedi scorso la mozione del sottoscritto del 23.10.2014“ L’Anfiteatro romano : un bene culturale, mortificato, da riscoprire e valorizzare”.
Hanno votato contro il Sindaco Gnassi con 8 Consiglieri del PD e Galvani; a favore i Consiglieri Renzi, Marcello, Zerbini, Allegrini, Tamburini, Fonti; astenuta la Consigliera Franchini.
La mozione chiedeva al Sindaco e alla Giunta Comunale :
1) attuare le previsioni del PRG vigente e recepite nel PSC-RUE, completare gli scavi e valorizzare i resti archeologici di epoca romana attraverso la demolizione degli edifici soprastanti; 2) Individuare un’area adeguata per il trasferimento dell’Asilo Svizzero, a 70 anni dal suo insediamento, che doveva essere “provvisorio” sull’area archeologica dell’anfiteatro romano, programmando i tempi di attuazione e individuando il reperimento delle risorse finanziarie per tale operazione.
La risposta del Sindaco Gnassi è stata il “muro ideologico”, “l’Asilo Svizzero non si tocca”, così siamo ritornati indietro di 16 anni rispetto al 27.7.2000 quando il Consiglio Comunale, approvò all’unanimità la precedente mia Mozione di trasferire l’Asilo Svizzero in un’altra area, per consentire la ripresa degli scavi e riportare alla luce la parte interrata dell’anfiteatro.
Dopo 70 anni, non c’è ancora la volontà di riparare alla insipienza politica di quelle Amministrazioni Comunali “democratiche”, che nel 1946 destinarono l’Anfiteatro a discarica di macerie urbane, dopo che era stato riportato parzialmente alla luce con la campagna di scavi dal 1926 al 1939 e che, nonostante tante aree libere, non trovarono di meglio dell’Anfiteatro romano su cui costruire le 13 capanne “ provvisorie “ di legno dell’Asilo Svizzero .
Non solo, su questa area demaniale e di interesse archeologico, scoperta negli scavi del grande storico riminese Luigi Tonini, tutelata da vincoli fin dal 1913-14, le nostre Amministrazioni Comunali rilasciarono addirittura le licenze edilizie dal 1950 al 1959 per costruire sopra l’Anfiteatro il grande padiglione centrale dell’Asilo Svizzero, in cemento armato di tre piani con una superficie di 350 mq. e la casa della fondatrice Margherita Zoebeli, chiamata “Betulla”, opera dell’arch.Giancarlo De Carlo, sovrastante un torrione romano e le mura medievali.
Fino ai giorni nostri, quando la Giunta Gnassi, ad un anno dal suo insediamento, con la delibera del 13.11.2012 ha destinato l’area dell’Anfiteatro di mq. 6.711 a scopi sociali con affidamento al settore politiche giovanili e servizi sociali.
E’ la conferma che per l’Amministrazione Gnassi conta più la tutela politica del CEIS che il rispetto culturale dell’Anfiteatro romano con i suoi 2000 anni di storia.
Non è un caso che il Sindaco Gnassi non abbia mai detto una parola sull’importanza storica dell’Anfiteatro, su questa testimonianza rilevante della storia romana di Rimini come l’Arco di Augusto, il Ponte di Tiberio, la Domus del Chirurgo, sull’interesse mondiale che susciterebbe una campagna di scavi per riportare alla luce il nostro Anfiteatro romano, risalente al II° sec. D.C., uno dei pochissimi in opera esclusivamente laterizia, ampio quasi come il Colosseo, sul naturale richiamo turistico e ritorno di immagine che avrebbe la città.
Per questa operazione, senza dubbio, ci sarebbero i fondi comunitari europei, non mancherebbero gli sponsor istituzionali e privati (vedi restauro del Colosseo), oltre a destinare una quota dei proventi dall’imposta di soggiorno (oggi 7 milioni) .
E’ ora di riconoscere che l’Anfiteatro e l’Asilo italo svizzero sono due strutture contestualmente inconciliabili, che il CEIS si può trasferire in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, per continuare la sua attività educativa e per dare respiro a tutta la struttura originaria dell’Anfiteatro.
Non è più sostenibile “ il Ceis non è trasferibile”, quando altre Istituzioni della Città, come ad esempio l’Asilo Baldini fondato nel 1847, cento anni prima del Ceis, hanno cambiato da decenni sede senza venire meno al loro ruolo sociale ed educativo. Cosi è contraddittorio difendere il ruolo culturale del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, l’Anfiteatro romano di 2000 anni, per tutelare le capanne “provvisorie” o i fabbricati in cemento armato del dopoguerra e poco coerente per il Sindaco che da un lato propaganda il trasferimento del mercato da Piazza Malatesta per rispetto verso Castel Sismondo e il Teatro Poletti e dall’altro vota contro il trasferimento del Ceis costruito addirittura sopra i muri dell’Anfiteatro romano e che ne impedisce la sua riscoperta e valorizzazione. E’ una modesta giustificazione della Giunta la nuova recinzione in legno dell’ Anfiteatro, anche perché, poi, i visitatori si trovano dinnanzi all’incuria del Monumento tra erbacce, rifiuti, e il ristagno delle acque piovane che impregnano e degradano i muri millenari .
Non ci resta che continuare la nostra battaglia per l’Anfiteatro, iniziata nel 1994 con il Sindaco Chicchi per la realizzazione del percorso pedonale tra Via Roma e Via Settimia, proseguita con il Sindaco Ravaioli per la rimozione dell’autolavaggio e del Distributore Esso, e contro il manufatto in cemento armato costruito nell’arena ad uso palcoscenico ……