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L'approvazione del PSC un adempimento burocratico in ritardo non certo la svolta"futuristica" necessaria per la riqualificazione profonda di Rimini.
06/11/2015
Dopo 4 anni e mezzo dall’adozione, è avvenuta l’approvazione del PSC (Piano Strutturale Comunale) dalla maggioranza consigliare di sinistra costretta a recepire tutte le 68 riserve della Provincia, che hanno ridimensionato il consumo del territorio da 285 a 174 ettari e con l’accoglimento del 10% delle 925 richieste dei cittadini.
Serviranno gli ultimi mesi di fine mandato del Sindaco Gnassi per l’approvazione definitiva del PSC e del RUE (Regolamento Urbanistico Edilizio), e almeno i prossimi due anni 2016 -2017 con la nuova Amministrazione per approvare il POC (Piano Operativo Comunale).
Salvo imprevisti, saranno necessari 10 anni per l’approvazione dei nuovi strumenti urbanistici PSC-RUE e POC , costati tra consulenti e tecnici ben oltre un milione di euro, per mandare in pensione il vecchio Piano Regolatore del 1999. Le cause del trascorrere di tanto tempo sono state indubbiamente le incertezze del Sindaco sull’approvazione o riadozione del PSC, che ha cercato di aggirare gli strumenti urbanistici adottati con l’escamotage grafico pittorico del Masterplan e con la Variante monca ed inutile al vecchio PRG sui Piani Particolareggiati in attesa di approvazione. Le conseguenze sono state il blocco dell’attività edilizia che ha dovuto fare i conti con la doppia conformità al PRG e al PSC in salvaguardia, ma soprattutto il danno alle imprese, agli studi professionali di progettazione, agli artigiani dell’indotto, che sono stati ignorati nonostante la crisi economica e in particolare del settore immobiliare.
Oltre allo spreco di tempo e risorse, alla fine è stato approvato un PSC che mantiene e perpetua il mediocre tessuto edilizio esistente frutto della “riminizzazione” e del sistema di potere “falce e mattone” nel Centro Storico, nella Marina, nella campagna, mentre occorreva un PSC con un imput politico e urbanistico di vero cambiamento per rendere possibile concretamente attraverso incentivi premianti la rigenerazione urbana, la trasformazione, la riqualificazione radicale.
Esemplificando, la riqualificazione della marina non decollerà mai con la delocalizzazione utopistica delle strutture recettive obsolete verso le zone retro costiere, ma con forti incentivi sugli accorpamenti dei volumi e la possibilità di sviluppare le massime altezze per liberare spazi a terra destinati a servizi e a verde.
Così nella città storica, non sono assolutamente sufficienti le riduzioni delle superfici degli attuali appartamenti con l’aumento delle unità abitative, ma occorrono ben altre trasformazioni davanti agli obbrobri edilizi nelle vie e sulle piazze con piani di recupero e di zona per ottenere armonia, bellezza e identità.
L’approvazione di questo PSC, al di la delle favole raccontate, si è risolta in un adempimento burocratico in ritardo, nel solco di un continuismo con alcuni “rimaneggiamenti “, non certo, la svolta “futuristica” che necessitava per mettere in moto la riqualificazione profonda della nostra città, dopo gli scempi compiuti per 70 anni dalle nostre Amministrazioni Comunali.