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Il Sindaco Gnassi non libera l'Anfiteatro romano dai muri "ideologici" e di cemento armato del CEIS.
25/03/2015
Poiché l’Ass. alla Cultura Pulini non ha fatto cenno ai giornalisti della mia mozione sull’ “Anfiteatro romano: un Bene Culturale mortificato da riscoprire e valorizzare “ discussa nella Commissione Consigliera di lunedì pomeriggio, ritengo giusto, per la completezza dell’informazione, renderne noti i contenuti :
1) attuare le previsioni del PRG vigente e recepite nei Piani adottati PSC-RUE, di completare gli scavi e valorizzare i resti archeologici di epoca romana attraverso la demolizione degli edifici soprastanti;
2) Individuare un’area adeguata, accessibile, per il trasferimento dell’Asilo Svizzero, a 70 anni dal suo insediamento che doveva essere” provvisorio” sull’area archeologica dell’anfiteatro romano, programmando i tempi di attuazione e individuando il reperimento delle risorse finanziarie per tale operazione;
3) Restaurare e rendere riconoscibili per l’immagine e la fisionomia della città i torrioni e le mura urbiche, romane e medievali, che si trovano in uno stato di abbandono e degrado lungo la via Settimia e nella adiacente “ area ex Padane”, riservando una fascia di rispetto a verde pubblico per consentire la vista delle Mura della Città verso il Mare.
4) Rendere accessibile e visitabile l’Anfiteatro romano ai riminesi e ai turisti senza chiedere il permesso o le chiavi alla Direzione dell’Asilo Svizzero. Non mi ha soddisfatto la risposta dell’Assessore alla Cultura, allineatosi al Sindaco, che ha annunciato interventi modesti e discutibili che si riducono alla sostituzione della rete di recinzione con una staccionata di legno, che non consentono certo la valorizzazione dell’Anfiteatro e dell’intera area archeologica, anzi ne mettono a rischio la salvaguardia.
Con le affermazioni del Sindaco Gnassi e della Presidente del Ceis, “ l’Asilo Svizzero non si tocca”, di stampo ideologico, siamo ritornati indietro di 15 anni, rispetto alla mia Mozione approvata dal Consiglio Comunale all’unanimità, il 27.7.2000, che chiedeva di trasferire in un’altra area l’Asilo Svizzero, salvaguardando il suo ruolo pedagogico, per consentire la ripresa degli scavi e riportare alla luce la parte interrata dell’Anfiteatro .
Ho richiamato in Commissione le parole del Dirigente della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bologna, l’Arch. Jacopo Ortali, espresse 15 anni fa, ma sempre attuali :“ L’Anfiteatro va riportato interamente alla luce”, “ Anfiteatro e Asilo italo svizzero sono due strutture inconciliabili: la prima ha 2000 anni di storia, la seconda ha una valenza, rispettabilissima, per una generazione di riminesi e senza prospettive di espansione”, “l’Asilo conviene spostarlo altrove per dare respiro a tutta l’area dell’Anfiteatro” .
A coloro che, dietro l’ipocrisia, sostengono “sotto il CEIS c’è ben poco”, rispondeva che “ vale la pena scavare, su questo non c’è dubbio, oltre ai reperti che si troveranno, verrebbe riportata alla luce la dimensione della struttura originaria e si potrebbe organizzare una fruizione del sito davvero importante anche a livello turistico. Sarebbe un grande omaggio a Rimini e agli uomini di buona cultura. Non è un problema di soldi, l’operazione non è costosissima, ci sono i fondi comunitari. Serve una precisa condivisione politica su questo obiettivo. “
Riguardo, invece, alla affermazione esplicita di esponenti della sinistra che “ il CEIS non è trasferibile”, voglio rendere noto che altre benemerite e più antiche Istituzioni della Città, come l’Asilo Baldini fondato nel 1847 come Istituto di Educazione Gratuita per i Figli del Povero hanno cambiato sede senza venire meno al loro ruolo sociale, educativo e alla loro efficienza.
Rilevo, peraltro, come sia contradditorio difendere la bontà del ruolo pedagogico e culturale del CEIS e opporsi al recupero di un Bene Culturale, l’Anfiteatro romano, perfino legittimando le sovrastanti costruzioni non solo “provvisorie” in legno ma addirittura in cemento armato.
In quanto ai costi economici per il trasferimento del CEIS, per esempio nell’area verde adiacente al Parco Marecchia, a maggiore ragione dovrebbe farsene carico moralmente una Amministrazione di Sinistra, dopo i tanti scempi urbanistici e culturali compiuti dalle Giunte precedenti dello stesso colore, utilizzando non solo i fondi europei, ma destinando una quota degli oltre 7 milioni di euro annui provenienti dall’Imposta di Soggiorno, proprio per il richiamo turistico culturale dell’Anfiteatro romano.
Sul piano delle responsabilità politiche e amministrative, per rimanere in argomento, basterebbe ricordare che nel 1946 l’Anfiteatro fu destinato dalla prima Giunta di Sinistra del dopoguerra a discarica di macerie urbane, dopo essere stato riportato parzialmente alla luce con la campagna di scavi dal 1926 al 1939, e non si trovò altro terreno ( nel 1946 !) su cui costruire le 13 capanne “provvisorie” dell’Asilo Svizzero.
Aggiungo che su questa area demaniale e di interesse archeologico, tutelata da vincoli fin dal 1913-14,alla faccia dei Piani Regolatori che consentivano solo la manutenzione ordinaria dei prefabbricati “provvisori” dell’Asilo Svizzero, si è addirittura costruito sopra i muri dell’anfiteatro un edificio in cemento armato e mattoni di tre piani ( interrato , rialzato, primo piano) con una superficie di circa 350 metri mq per l’Asilo Svizzero .
La verità è che, dopo 70 anni, anche il Sindaco Gnassi, in continuità con le Giunte passate, non vuole liberare l’Anfiteatro romano dai “muri ideologici” e di “cemento armato” del Ceis.
La mia battaglia, iniziata il 1.12.94 con l’ interrogazione al Sindaco Chicchi per realizzare l’attuale percorso pedonale tra Via Roma e Via Settimia, proseguita, in questi vent’anni, con le interrogazioni al Sindaco Ravaioli per la rimozione dell’autolavaggio, del Distributore Esso, contro la costruzione del manufatto in cemento armato uso palcoscenico, con la mozione approvata nel 2000 rimasta senza seguito,…. continua.