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La reticenza dell'Assessore sul Bilancio del Comune di Rimini: lamenta 18 milioni in meno dallo Stato ma tace sui 60 milioni di euro in più con le tasse sugli immobili dei riminesi.
16/09/2014
L’Assessore al Bilancio Brasini ha dichiarato che il Comune di Rimini nonostante il taglio di 18 milioni di trasferimenti dello Stato ha mantenuto la rotta grazie alla revisione della spesa.
Come ho ribattuto questa mattina in Commissione, invece di continuare con la reticenza, per onestà intellettuale avrebbe dovuto ammettere che l’Amministrazione Gnassi in tre anni dal suo insediamento, ha incassato 60 milioni di euro in più con le tasse sugli immobili rispetto ai minori trasferimenti dello Stato di 18 milioni.
L’Amministrazione Gnassi, alla faccia della ridistribuzione del carico fiscale, ha infatti scelto di colpire la proprietà degli immobili, con l’aumento della tassazione di quasi 50 milioni di euro, oltre il 150%, passando dai 34 milioni di euro dell’ICI del 2011 agli 83 milioni di euro di IMU+ TASI del 2014.
Il Comune di Rimini così ha applicato sulle 42.000 abitazioni principali l’aliquota massima TASI del 3,30 per mille, ha aumentato fortemente le aliquote base IMU stabilite dal Governo sulle seconde case al 11,04 per mille , sulle abitazioni sfitte al 10,60 per mille, sulle abitazioni locate alle condizioni dei patti territoriali al 7 per mille, sugli immobili ad uso produttivo al 8,90 per mille ,sui terreni agricoli al 8,90 per mille.
I Riminesi, tra TASI e IMU, verseranno quest’anno 83 milioni di euro, 13 milioni di euro di euro in più dell’anno scorso, di cui la maggior parte 54 milioni di euro, non a caso, al Comune e 29 milioni di euro allo Stato.
Non solo ha riproposto l’addizionale IRPEF del 3 per mille in modo univoco e iniquo, respingendo il mio emendamento che chiedeva, almeno ,l’applicazione progressiva per scaglioni di reddito, corrispondenti a quelli dell’IRPEF statale, a salvaguardia delle diverse fasce di reddito e della diversa capacità contributiva.
Neanche la maggiore entrata di 6.750.000 euro derivante dalla imposta di soggiorno, destinata per 4.515.000 euro a finanziare le feste e gli eventi, e per il resto ad interventi di riqualificazione , in sostituzione delle precedenti risorse di Bilancio è stata considerata per diminuire il carico fiscale.
La riduzione della spesa corrente prevista per il 2014 di 127 milioni si limita ad un modesto 1% senza incidere sulla maggior parte dei costi della macchina comunale, quali consulenze professionali ( 1.636.000) , affitti ( 1 milione solo per l’immobile di Via Rosaspina), spese per prestazioni di servizi ( 85 milioni).
Non dimentichiamo, poi, i capitali del Comune di Rimini perduti nella gestione fallimentare e fuori controllo di Aeradria.
Dopo l’auspicata e strombazzata riduzione del debito, per il Patto di Stabilità, la Giunta, ora, in odore di campagna elettorale, ricorre, al contrario, all’aumento del debito nel triennio da 111 a 124 milioni con ricaduta sulla spesa corrente per il pagamento delle rate dei mutui di circa 12 milioni annui.
La verità è che l’Amministrazione Gnassi si è caratterizzata, non con i controlli e i tagli alle spese, ma con gli aumenti delle tasse che impediscono a famiglie e imprese di uscire dalla crisi economica.