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L�??Amministrazione Gnassi: dietro le feste, solo più tasse!
28/06/2014
Il Bilancio di Previsione 2014 del Comune di Rimini, approvato giovedì notte, con il mio voto contrario e di altri consiglieri della minoranza, ha confermato per il terzo anno consecutivo che la Giunta Gnassi è l’Amministrazione delle Tasse.
Ha applicato la TASI sull’abitazione principale con l’aliquota massima del 3,30 per mille, triplicando, rispetto all’anno scorso (2013), la tassazione sulla prima casa anche perché sono state eliminate le detrazioni di 200 euro fisse previste dalla sostituita IMU sull’abitazione principale e di 50 euro per ogni figlio.
Sugli altri immobili ha aumentato le aliquote IMU al massimo sulle “seconde” case dal 9,90 per mille al 11, 04 per mille e sui terreni agricoli dal 7,60 per mille al 8,90 per mille, mentre ha confermato le già aumentate aliquote, rispetto alla aliquota base, sulle abitazioni sfitte (10,60 per mille), sulle abitazioni locate alle condizioni dei patti territoriali (7 per mille) e sugli immobili ad uso produttivo (8,90 per mille).
Quest’anno, tra TASI e IMU, i Riminesi verseranno 83,3 milioni di euro, 13,4 milioni di euro in più dell’anno scorso, di cui 54,1 milioni di euro al Comune (42,9 milioni di IMU + 11,2 milioni di TASI) e 29,2 milioni di euro da IMU allo Stato.
Latassazione degli immobili in tre anni è aumentata di quasi 50 milioni di euro, oltre il 150%, passando dai 34 milioni di euro dell’ICI del 2011 agli 83 milioni di euro di IMU + Tasi del 2014.
L’Amministrazione Gnassi con questa esosa tassazione locale ha incassato, senza averlo mai detto, dal suo insediamento, in tre anni, 60 milioni di euro in più, rispetto ai minori trasferimenti dello Stato di 22 milioni di euro, invece, continuamente lamentati.
Ha colpito principalmente la proprietà degli immobili, alla faccia della tanto declamata “ridistribuzione” del carico fiscale attraverso l’attivazione di tutta la “tastiera tributaria”.
Ha riproposto l’ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF dello 0,30% in modo univoco sui redditi superiori ai 17.000 euro respingendo il mio emendamento che chiedeva almeno l’applicazione progressiva per scaglioni di reddito, 0,10% (17.000 - 28.000 euro), 0,20%(28.000-55.000 euro), 0,30%(55.000-75.000 euro), 0,40%(oltre 75.000 euro) corrispondenti a quelli dell’IRPEF statale, proposto proprio a salvaguardia delle diverse fasce di reddito e della diversa capacità contributiva, secondo quanto scritto perfino nella Costituzione.
Neanche la maggiore entrata di 6.750.000 euro derivante dalla Imposta di Soggiorno, che viene destinata per 4.515.000 euro a finanziare le feste e gli eventi, quali Capodanno, Notte Rosa, Molo Street Parade, ecc. e per il resto agli interventi di riqualificazione, in sostituzione delle precedenti risorse di Bilancio, è stata considerata per consentire la riduzione del carico tributario.
Alla fine, grazie a tributi e tasse, l’indice della pressione tributaria pro-capite cresce da 851 euro ( inizio 2013) a 856 euro ( inizio 2014).
Mentre, in un momento di recessione come l’attuale, sarebbe stata necessaria la riduzione delle tasse per creare le condizioni della ripresa. Ho chiesto di ridurre la spesa corrente (127.638.000 euro nel 2014 al netto della TARI) di ben oltre la previsione dell’1%, a cominciare dalle consulenze professionali (1.636.000 euro), agli affitti (tra cui, 1.000.000 di euro solo per l’Immobile di Via Rosaspina), alle spese per prestazioni di servizi (85.000.000 euro) che rappresentano la maggior parte dei costi della macchina comunale, che deve essere più efficiente e produttiva .
Invece, la Giunta dopo aver tanto strombazzato la riduzione del debito grazie al Patto di Stabilità, in odore di campagna elettorale, ricorre all’aumento del debito nel triennio da 111 milioni a 124 milioni con la ricaduta del “peso” sulla spesa corrente, per il pagamento delle rate di ammortamento dei mutui (interessi +quota capitale) di circa 12 milioni annui.
Le conseguenze di questa manovra della Amministrazione Gnassi sono naturalmente gli aumenti delle tasse a carico delle famiglie e delle imprese, senza più risorse, “disperate” perché non sanno più come fare per sopravvivere in questa grave crisi economica.