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STABILIRE LE FONDAMENTA PER UN NUOVO CENTRO-DESTRA A RIMINI. Documento programmatico della lista Mascioni-Renzi per il congresso provinciale PDL del 26/02/2012.
 
 
06/02/2012
Il quadro nazionale

Le elezioni politiche del 2008 avevano dato al PDL un consenso ed una maggioranza parlamentare tali da consentire di avviare e realizzare quelle riforme necessarie per il futuro dell’Italia.

Ricordiamo tra i tanti obiettivi programmatici di legislatura: la liberalizzazione dei servizi privati e pubblici, la riorganizzazione e digitalizzazione della P.A., meno tasse sulle imprese e sulla famiglia con l’eliminazione dell’Ici sulla prima casa e l’introduzione graduale del quoziente famigliare, l’aumento delle risorse per la sicurezza,  la riforma della giustizia, il  Piano casa, l’eliminazione delle liste di attesa nella sanità, la destinazione del 5%° per l’ambiente, il federalismo fiscale, l’eliminazione delle Province.

La scissione di Fini e la nascita del Fli nel Dicembre 2010 hanno scardinato la forza della maggioranza parlamentare e del PDL e la possibilità di realizzare quello che era un buon programma.

E’ seguito un anno di denigrazione, di delegittimazione, che - insieme agli effetti della crisi economica nazionale ed internazionale - hanno paralizzato l’azione di governo e costretto Berlusconi a rassegnare le dimissioni, date per senso di responsabilità ma anche per le pressioni del Presidente della Repubblica, promotore  e sostenitore dell’attuale Governo tecnico presieduto da Monti.

Comunque, queste giustificazioni non  bastano.

A  livello nazionale, il PDL deve profondamente ripensarsi, perché così com’è ha mostrato troppi limiti; il nostro elettorato è confuso e, spesso, deluso.

Dobbiamo capire cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nell’esperienza di governo, dobbiamo mettere in campo una chiara idea di Paese, perché negli ultimi mesi non è più comprensibile come dovrebbe essere l’Italia che vogliamo.

Sarebbe auspicabile l’autocritica su tutto il tempo e le energie spese, senza aver prodotto quelle riforme annunciate.

Dobbiamo capire perché, pur governando per tanti anni, non abbiamo cambiato il Paese, abbiamo scelto troppi personaggi francamente imbarazzanti, in certi casi di dubbie capacità e in certi altri di dubbia onestà e rettitudine.

Il partito dovrebbe tornare ad essere un partito della gente e non degli apparati, della “casta”, dei  “sistemati”.  In Parlamento abbiamo mandato troppi “camerieri”, scelti solo in base alla loro supposta fedeltà, privi di ogni capacità, di ogni radicamento territoriale, per non dire peggio; pronti a difendere la loro busta paga o la “lobbyna” che li ha espressi e completamente supini e assenti dall’elaborazione politica su tutto il resto.

Noi dobbiamo selezionare la classe dirigente – nazionale e locale – in un altro modo. Il Congresso può essere un primo passo. Anche delle primarie ben gestite dovrebbero essere considerate.

Le elezioni non sono, ora, la soluzione, dinnanzi alla gravità della  crisi, anche se si tratta di votare, come con i governi passati, manovre squilibrate sull’entrata con altre tasse e non con la riduzione della spesa pubblica di 850 miliardi di euro (52% del PIL). A parte quei provvedimenti già in “itinere” col Governo Berlusconi,  dobbiamo riconoscere a Monti la concretezza legislativa nell’emergenza fallimentare del nostro paese e  la capacità di trasmettere una immagine credibile, seria, di sicurezza,  al nostro popolo che non ne può più di una rissosa e inconcludente  classe politica che ha malgovernato e derubato la Nazione.

 
   
 
Il Pdl della Provincia di Rimini.

Questa difficile situazione a livello nazionale pesa ancora di più sulla condizione del PDL locale, caratterizzato da divisioni interne, conflitti personali, mancanza di iniziativa politica e di radicamento sul territorio.

Basta ricordare la conflittualità interna e sulla stampa per le candidature a Presidente della Provincia  nel 2009 (Lombardi - Zilli - Pizzolante) e ultimamente a Sindaco di Rimini (Lombardi-Renzi), sbloccate sempre all’ultimo momento dalla Direzione Nazionale del PDL.
 
O il Coordinamento Provinciale, che si riunisce solo un paio di volte all’anno, come nel 2011,  nonostante le importanti elezioni comunali per il capoluogo.

L’anticipazione di una lista bloccata che candida a Coordinatore Provinciale Fabrizio Miserocchi, facente parte del gruppo dirigente uscente, ex Capogruppo Consigliare in Provincia ed ex Cons. Comunale di Rimini, negli ultimi anni con poca presenza e motivazione, è avvenuta senza neanche aver preso l’iniziativa di informare gli uomini rappresentativi dell’area di provenienza AN, quali l’ex Presidente Provinciale AN, candidato a Sindaco alle ultime Elezioni Comunali del maggio scorso, che ha ottenuto il  47% dei voti e attuale Consigliere Comunale, il Vice capogruppo consiliare del PDL in Provincia, il Presidente della Giovane Italia.

Ci sembra un preoccupante segnale del continuismo di questi 2 anni di  gestione del PDL, con lo stesso gruppo dirigente, “chiuso”, senza confronto politico, interessato solo agli  organigrammi nel partito e nei gruppi consigliari, a gestire le candidature in Parlamento, in Regione, alla Provincia, nei Comuni, e a designare gli amici  fedeli ad occupare le poltrone nelle società pubbliche.

Un partito che ha una costosa sede provinciale a Rimini e poco altro negli altri 26 Comuni della Provincia, senza iniziativa politica nel territorio, dove i rappresentati istituzionali, iscritti, simpatizzanti, elettori sono abbandonati a loro stessi.

Che poi, per il Congresso Provinciale, gli iscritti siano aumentati in un mese di 1500, dai 901 del 2010 ai 2402 del 2011, mentre 348 iscritti del 2010 non hanno rinnovato la tessera, o che solo 160 iscritti di AN su 1000 del 2008 si siano iscritti al PDL dovrebbe comportare una riflessione su questi dati contradditori, quanto meno sulle ragioni dell’abbandono e del non sentirsi rappresentati o a “casa propria”.

Per noi, la politica e il partito, dovrebbero essere, invece, apertura alle istanze della società e del territorio, dovrebbero promuovere battaglie civiche, non ideologiche,  sostenere moralizzazione della vita pubblica, trasparenza, efficienza, competenza, dare risposte ai problemi della  gente.

Era in questa ottica, che alle ultime elezioni comunali chiedevamo di fare una lista civica - impedita da chi era interessato più ai voti della lista di partito che al  cambiamento del governo della città - per facilitare le alleanze  politiche e sociali ma soprattutto per  intercettare i voti di quei  delusi  dalle Amministrazione Comunali  che governano da 65 anni, che mai avrebbero votato per PDL o Lega.

Eppure, nonostante la mancata presentazione della lista civica del candidato Sindaco, caso unico in Italia, e nonostante il trend negativo del PDL, con un – 9,35%, e della Lega con – 1,74% rispetto al 2010 (Regionali), il risultato elettorale di Renzi, quale candidato Sindaco del Centro-destra con 31.623 voti, pari al 46,53% degli elettori, ha significato una grande volontà di cambiamento dei riminesi, che deve essere non solo rispettata ma rappresentata coerentemente.

Da qui dobbiamo partire, per ampliare quel grande consenso popolare che intercetti i delusi dalla politica nazionale e locale, gli astensionisti – a Rimini 43.500 – con una azione politica ed amministrativa  fatta di azioni concrete che  segnino la vicinanza ai cittadini, rispetto a opportunismi, interessi personali, clientelismi,  consociativismi. 

Non è sufficiente affermare che il proprio impegno in politica è finalizzato al bene comune, occorre perseguirlo coerentemente!

Così come non basta dire che il PDL è la sintesi della cultura cattolico liberale, laico-riformista-socialista  e della destra, e poi esercitare nel Pdl di Rimini una sorta di egemonia in “condominio” tra pochi intimi e marginalizzare le idee, i valori, gli uomini della destra nazionale e popolare, o ancora peggio utilizzarli strumentalmente come alibi.  

Crediamo che il nostro popolo possa uscire dalla crisi che ci affligge riscoprendo e rinnovando le proprie radici culturali: la valorizzazione della persona, della famiglia, dell’identità nazionale, il senso dello Stato, la sussidiarietà, la promozione del lavoro e dei produttori, la meritocrazia, la riaffermazione dei doveri e non solo dei diritti, il rispetto della  legalità.

Questo patrimonio valoriale deve essere il riferimento della nostra azione politica, della formazione della classe dirigente e dei nostri rappresentanti nelle istituzioni.

E’ con questo approccio culturale, condiviso e praticato, che si possono valorizzare tutte le energie all’interno di un partito, iscritti, dirigenti, rappresentanti istituzionali  e  promuovere l’impegno civile e politico dei cittadini, mai lontani come oggi dai partiti per tante buone ragioni, consentendo loro, intanto, la possibilità di scegliere chi li rappresenta e chi li governa.

Per questo, proponiamo il metodo delle “primarie” aperte agli elettori per le candidature a Sindaco, a Presidente della Provincia, al Parlamento, auspicando per le prossime elezioni politiche del 2013 l’entrata in vigore della riforma della legge elettorale.

Le responsabilità delle forze politiche di centro-destra a Rimini


Purtroppo, per la terza volta alla scadenza elettorale delle “ Comunali”, le principali forze del centro destra (PDL-Lega) non sono state all’altezza della situazione: la candidatura a Sindaco è stata incerta fino all’ultimo.

Speriamo che tale errore non sia ripetuto in futuro.

All’interno del PDL, come già ricordato, siamo stati divisi troppo a lungo sulla scelta, perdendo del tempo prezioso, nonostante tutti i sondaggi indicassero  Renzi con più possibilità di battere Gnassi.

I voti del centro-destra (31.623) sono arrivati tutti, anzi sono aumentati, nonostante nel resto d’Italia, nelle Amministrative del 2011, siano quasi sempre calati a migliaia o decine di migliaia, segno che la candidatura era credibile,  che il programma è stato apprezzato e la campagna elettorale efficace. Nel 2010, alle Regionali, il centro destra aveva quasi 30.000 voti, l’UDC poco più di 2.000, la Sinistra 31.000 e il M5St più di 6.500.

Purtroppo, il clima nazionale ha impedito recuperi significativi degli astensionisti  (43.500), mentre i delusi della sinistra si sono “sfogati” con il Movimento 5 stelle. Al secondo turno la metà di coloro che al primo avevano votato Camporesi coerentemente non ha votato; l’altra metà non è sfuggita al “ richiamo della foresta” e ha votato Gnassi per votare “ contro Berlusconi”.

Così il cambiamento ha perso le elezioni.

Dopo 65 anni di amministrazioni di sinistra, c’era una grande volontà di cambiamento: il candidato sindaco, però, non doveva essere scelto il 1° Aprile, a 45 giorni dal voto, con appena 20 giorni di campagna elettorale, ma almeno 6 mesi prima per creare alleanze politiche, incontri sul programma con le realtà economiche e sociali, e doveva avere la possibilità di presentarsi con una sua lista civica, che avrebbe consentito ad astenuti e parte significativa dei delusi dalla sinistra di votare per il candidato del cambiamento senza avere l’impressione di sostenere il “partito di Berlusconi”.

E’ significativo il fatto che la sinistra abbia vinto nelle periferie e nelle campagne: le zone peggio amministrate hanno premiato l’Amministrazione uscente.

C’è stato chiaramente un voto identitario, in cui l’elettore vota contro il proprio interesse in ossequio all’ideologia cui sente di appartenere. 

Abbiamo perso, seppur di poco, perché abbiamo perso nelle frazioni.


Il PD nelle frazioni ha ancora le sezioni, il PDL ha poco o niente.
Per questo è necessario avere dei referenti, attivi, vigili e ben inseriti nella comunità, in ciascuna frazione. Quei pochi presenti invece fino ad oggi non sono stati considerati e apprezzati, ma a volte, addirittura, emarginati nel partito.

Dobbiamo fare più battaglie sui problemi delle frazioni, interagire quanto più possibile con i loro abitanti, a maggior ragione oggi, dopo l’eliminazione dei Consigli di Quartiere.

Il carattere ideologico, centralista e invasivo dell’Amministrazione Gnassi

Gnassi, che al momento della sua elezione a Sindaco ha ringraziato le persone “perbene” che lo avevano votato, gestisce la città con arroganza, premia i suoi “fedelissimi “ di sinistra, cerca di emarginare tutti gli altri, come i pensionati che vogliono rendersi utili, sorvegliando l’ingresso e l’uscita da scuola dei bambini, ma che evidentemente non rientrano nella sua visione di città.

E’ molto preso dalla sua immagine mediatica e assilla quotidianamente i giornalisti.

Non ha proposto, a 8 mesi dal suo insediamento,  nessun intervento strategico, né sulla marina, né sul centro storico, né sulle frazioni.

Cerca di estendere il ruolo del pubblico a discapito della sussidiarietà, come si è visto con la revoca della Convenzione agli asili nido del privato sociale, anche a costo di sostenere maggiori spese per la gestione degli asili nido del Comune o convenzionati con l’Asp Valloni, e di lasciare a casa, per mancanza di posti, circa 400 bambini.

Ha approvato, con la sua maggioranza di centro sinistra in Consiglio Comunale, il Patto di Sindacato in Hera Spa,  per garantire il mantenimento del maggioranza pubblica (minimo 51%) del capitale della società,  che limiterà la concorrenza e l’apertura al mercato nella gestione dei servizi pubblici locali, come la raccolta e smaltimento rifiuti o l’utilizzo delle risorse energetiche. Tutto ciò, nonostante il continuo aumento delle tariffe e gli ingenti utili d’esercizio di Hera, alla faccia di tanti bei discorsi di Bersani e del PD in Parlamento a favore delle liberalizzazioni

Non ha rispetto dei diritti acquisiti dei cittadini e delle imprese, tant’è che vorrebbe revocare Piani Particolareggiati, già approvati, con tanto di avvertimenti poco chiari a chi osasse far valere i suoi diritti (Gnassi: <>). Ma siamo matti? Chi parla così può essere il sindaco di una città democratica?

Noi dobbiamo rilanciare un progetto alternativo chiaro all’Amministrazione Gnassi.

Non vogliamo un ruolo invasivo del Comune, ma un Comune più snello e meno costoso, per diminuire le  tasse, le sovratasse, i balzelli locali (addizionale Irpef e Imposta di scopo).

La missione del pubblico deve concentrarsi sul controllo e sulla regolamentazione dei servizi per tutelare al meglio i cittadini consumatori, abbandonando quei settori dove il privato può competere sui prezzi ed efficienza.

La gestione dei servizi pubblici attraverso le 22 Società pubbliche partecipate, 15 tramite la Holding e 7 direttamente, e non solo dove il Comune è socio di riferimento, deve essere radicalmente rivista non solo per ridurre la spesa, con la riduzione degli stipendi e dei componenti i CDA , con la nomina del solo Amm.re Unico o Amm.re Delegato, ma privatizzando le stesse società e mettendo a gara la gestione dei servizi.

Bisogna eliminare le inefficienze della macchina comunale, mettendo sotto indagine e sotto controllo con lo spending review  le spese degli assessorati.

Ridurre la spesa corrente (117 milioni di euro), per dirottare le risorse sugli investimenti.

Nel Comune di Rimini, con un carico fiscale tra i più elevati in Italia, il problema non può essere ancora solo quello di mettere nuove tasse, la tassa di soggiorno e/o aumentare al massimo livello l’IMU.

A Rimini serve poi, soprattutto, un Comune che metta mano a una visione strategica del futuro della città.
Finora da Gnassi abbiamo sentito tanto fumo, zero arrosto. Solo due esempi:
1) Il Comune deve rinnovare il Lungomare, come hanno fatto ormai tutte le città della Costa. La nostra “marina”, per colpa delle Amministrazioni di sinistra, è rimasta ferma e arretrata.
2) Il Comune deve intervenire sulle frazioni con interventi di riqualificazioni urbane contrastando il degrado e l’insicurezza. L’unica novità dell’amministrazione Gnassi è il naufragio ufficiale dell’operazione “Polo del Benessere”, un’operazione per lo sviluppo di Miramare, ma male  congegnata fin dal principio.

Buio totale anche sulla qualità ambientale. Eppure una città balneare, se vuole incentivare il turismo, deve promuovere la qualità ambientale, la riqualificazione del patrimonio edilizio della città (struttura ricettiva in particolare),  recependo i canoni della bio-architettura, del risparmio energetico, della riduzione dell’inquinamento  atmosferico -acustico e della qualità del paesaggio.

Non staremo qui a ripetere il nostro programma per Rimini. Le elezioni sono passate da pochi mesi. Ricordiamo solo che indicavamo Lungomare e frazioni tra le priorità, proponendo interventi chiari e fattibili, anche grazie all’intervento del capitale privato, sul Lungomare, e a una politica senza compromessi, per garantire la sicurezza oggi incerta in alcune aree delle frazioni.

L’obiettivo della nostra lista

Dopo una inutilmente lunga, divisiva e lacerata scelta, la campagna elettorale è stata un bel momento di progettualità politica, che ha portato alla realizzazione di un programma che includeva spunti e ispirazioni tipici della destra, ma anche del mondo cattolico e liberale (sussidiarietà, apertura ai privati, certezza delle regole).

La campagna elettorale è stata soprattutto un bellissimo momento di coinvolgimento e impegno del nostro popolo, che – al fianco dei candidati consiglieri e del candidato sindaco – si è dedicato anima e cuore alla battaglia, spesso con sacrificio personale e grande investimento di tempo e energie. A tutti i militanti, di tutte le anime del PdL, va, ancora, il nostro ringraziamento.

La nostra lista vuole riprendere l’approccio alla politica che è stato proprio della campagna elettorale e che – pure nella sconfitta e nelle condizioni avverse - ci ha portato a un soffio dalla vittoria.

E’ un approccio da sempre nostro, quello di riavvicinare il più possibile la politica alla gente, che per qualche settimana è diventato di tutti, per poi essere da molti abbandonato alla prima tornata di nomine in Consiglio Comunale.

Noi invece vogliamo che questo approccio costruttivo e entusiasmante divenga non l’eccezione, ma la regola, per il PdL della Provincia di Rimini.

L’obiettivo della nostra lista, costituita per la maggior parte da uomini e donne provenienti da AN ma anche di nuovi amici, è di rappresentare una componente di “credenti e combattenti”  all’interno del Popolo della Libertà,  e costruire le fondamenta per un nuovo centro destra a Rimini.

Una lista, quella “ Mascioni-Renzi “, con la quale vogliamo rivendicare liberamente e ad alta voce  che la “questione morale “ esiste e riguarda oggi più che mai la classe politica, che i “Cosentino” non dovrebbero essere candidati in Parlamento, e che la selezione di qualsiasi carica pubblica deve avvenire in base a criteri ben definiti, quali l’onestà, la competenza, la professionalità, il dimostrato impegno politico e amministrativo.  

Ripartiamo, quindi,  con un forte richiamo all’ “etica della responsabilità, per fare crescere la  politica del cambiamento e la classe dirigente, per indicare la nuova linea politica del PDL, a Rimini e in Italia!


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