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05/05/2011 Chi come me fin dagli anni Novanta si è battuto per la valorizzazione dell’Anfiteatro romano non può che essere contento che il tema si sia imposto all’attenzione del dibattito elettorale. Mi piace ricordare che già nel 1994 con un’interpellanza proposi che venisse realizzato un percorso pedonale nel verde (tra via Roma, via Settimia e via Anfiteatro) per consentire ai riminesi e ai turisti di vedere ciò che attualmente si può vedere di questo importante monumento. Percorso poi realizzato dall’allora sindaco Chicchi.
Ancora più importante la mia iniziativa con la mozione, poi approvata il 22 luglio del 2000 dal consiglio comunale in cui si chiedeva la ripresa degli scavi archeologici per riportare alla luce la parte ancora interrata dell’Anfiteatro.
E le “casette” del Ceis? Già nella mozione si indicava la soluzione: il trasferimento dell’Asilo Svizzero in altra area, riconoscendo e salvaguardando il ruolo culturale e pedagogico del Ceis stesso. Non proponevo niente di straordinario o di eccentrico, anche se in molti mi attaccavano sostenendo che volevo far chiudere il Ceis. In realtà proponevo niente di diverso da quanto scritto nella scheda Anfiteatro del Prg di Benevolo: “un piano urbanistico preventivo di iniziativa pubblica con la demolizione di tutti gli edifici compresi all’interno del comparto in modo da riprendere lo scavo archeologico”.
Forse non tutti i riminesi sanno che ciò che oggi vediamo è solo una minima parte dell’Anfiteatro che era capace di ospitare sugli spalti oltre diecimila persone.
In questi giorni mi sono incontrato con i dirigenti e le maestre del Ceis ed ho avuto l’opportunità di spiegare con chiarezza la mia posizione. Ho spiegato che la mia amministrazione salvaguarderà la “par condicio” tra tutte le esperienze educative e scolastiche che sorgono per iniziativa dei cittadini e che garantiscono un servizio richiesto e apprezzato. I dirigenti sono giustamente preoccupati del futuro di questa importante struttura educativa e chiedono che l’amministrazione si faccia carico dei costi del trasferimento valutati intorno ai venti milioni. In questo momento non sono in grado di dare una riposta certa su questo problema. Credo però che se l’intera città – soggetti pubblici e privati - si farà carico della valorizzazione di un importante monumento come l’Anfiteatro e del futuro del Ceis una soluzione si possa trovare.
Va infatti capito bene in quale progetto si inserisce la mia insistenza per il recupero dell’Anfiteatro: si tratta finalmente di procedere alla valorizzazione di Rimini come città d’arte, un obiettivo mai perseguito dalle amministrazioni di sinistra. Basti pensare quale forza avrebbe la proposta di un itinerario archeologico sulla Rimini antica che comprendesse l’Anfiteatro, la Domus del Chirurgo, (con un intervento di riqualificazione dei Giardini Ferrari che li sottragga all’attuale degrado) il Ponte di Tiberio e l’Anfiteatro romano. Basti pensare a quale attrattiva potrebbe avere Castel Sismondo liberato finalmente dall’assedio delle bancarelle e con l’antico fossato ripristinato. Con la Rimini romana, la Rimini medievale e la Rimini rinascimentale finalmente valorizzate, avremmo certamente una città.
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