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Il Teatro Poletti e l'Auditorium: le reticenze dell'Arch. Botta
19/01/2011 Nell’incontro organizzato dalla Fondazione Carim, venerdi scorso, sul tema “tesssuti urbani e identità locali”, il relatore, l’Arch. Mario Botta ha ribadito “l’importanza delle identità locali per ritrovare se stessi” e ” ogni progetto o intervento deve consolidare l’identità e non menomarla”.
Per questo, gli ho rivolto, durante il dibattito, due domande: 1) cosa pensava della tesi sostenuta da qualcuno sulla inutilità della ricostruzione del Teatro Poletti “2) se per la mancanza di risorse, non era preferibile la ricostruzione del Teatro Poletti alla realizzazione del costoso Auditorium (30.000.000 di euro) per la cui progettazione lo stesso Botta era stato incaricato.
Due domande pertinenti che riguardano le idee, le relazioni, gli interessi tra Fondazione, Comune, Città di Rimini.
L’archistar, purtroppo, non ha risposto alle due domande.
Ha deviato, contestando la ricostruzione filologica del Teatro Poletti, perché, come per il Teatro “ la Fenice” di Venezia, sarebbe un falso storico. Anche volendo, ha detto, non abbiamo né le tecniche, né la cultura, né la manodopera, né gli strumenti per ricostruire un’opera così come era.
Mi è sembrato che, a parte i soldi pubblici spesi (oltre 6 miliardi di lire) per 8/9 progetti bocciati e/o accantonati , il tempo del dibattito sul teatro , dal 1985 ad oggi, fosse trascorso invano.
Per il teatro “dov’era e com’era”, nel frattempo, infatti, sono intervenuti uomini della cultura e del teatro, c è stata la mobilitazione della volontà popolare che ha convinto il Sindaco a lasciar perdere la soluzione modernista e a sposare il teatro dov’era e com’era.
La Soprintendenza dell’Emilia Romagna, diretta dal Prof. Arch. Elio Garzillo con la consulenza dell’Arch. Pierluigi Cervellati ha predisposto e consegnato all’Amministrazione Comunale nel 2004 il piano di ripristino filologico e tipologico del Teatro Poletti. Un restauro modello, con l’impiego dei materiali originali previsti dal Poletti, quali il cotto, gli stucchi, le dorature, il legno, atti a garantire la migliore acustica. Un progetto realizzabile con 20 milioni di euro, senza le manipolazioni successive dei tecnici dell’Amm.ne che ci costerebbero una maggiorazione di 10 milioni di euro. Questo, pur potendo certamente discutere l’accoglimento di alcune migliorie tecniche rese possibili dalle evoluzioni della musica e dell’acustica negli ultimi 170 anni.
Lo stesso Arch. Cervellati ha realizzato nel frattempo con grande successo il recupero filologico del Teatro Rossini di Lugo.
A Venezia ci sono le fila dei turisti per contemplare la bellezza del ricostruito Teatro la Fenice e il primo giorno dell’anno, dopo la ricostruzione, viene tenuto il Concerto di Capodanno trasmesso in Eurovisione.
Non ho potuto apprendere con quali idee e progetti l’Arch. Botta avrebbe consolidato l’identità della Città.
E’ più importante la ricostruzione del Teatro Poletti o l’Auditorium di Botta? Ci teniamo solo il Foyer, visto che sono ripresi i lavori, demoliamo il resto o magari tutto per ampliare la Piazza ? Cosa pensa ufficialmente la Fondazione ? Dobbiamo aspettare due anni per sapere e se avrà gli utili dalla Carim per costruire l’Auditorium?
Ricordo il dibattito nell’immediato dopoguerra sulla ricostruzione filologica o meno del Tempio Malatestiano distrutto dai bombardamenti anglo americani. C’erano anche coloro che preferivano le case popolari e le parrocchie.
Ci salvò la Fondazione americana del mecenate Berenson che, per complesso di colpa, mise i soldi solo per la ricostruzione.
Mi viene un dubbio, ma se l’incarico fosse stato assegnato all’arch. Botta, avremmo avuto una Chiesa moderna, molto voluminosa , in cemento armato, oppure un campo di calcio?