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STOP al “business immigrati”: NO alla trasformazione degli alberghi della fascia turistica in Centri di Accoglienza Straordinaria immigrati
9.06.2023
La settimana scorsa in un albergo di via Praga, situato in zona turistica, con una trentina di camere, è stato insediato un Centro di Accoglienza Straordinaria di immigrati di origine africana, suscitando le reazioni negative e le preoccupazioni degli operatori turistici delle strutture ricettive circostanti.
Teniamo presente che il Comune di Rimini e l’Associazione Albergatori hanno ribadito la contrarietà all’utilizzo degli alberghi della zona turistica come strutture di accoglienza per immigrati; la Presidente dell’Associazione Albergatori, Patrizia Rinaldis ha dichiarato “non è questa la funzione delle strutture turistiche alberghiere”.
Lo stesso Prefetto avrebbe detto di evitare Centri di Accoglienza Straordinaria negli alberghi della zona mare.
Ciò nonostante, l’albergo di Via Praga, in zona turistica, è diventato un Centro di Accoglienza Straordinaria, gli immigrati ora insediati, sono stati trasferiti dall’albergo Alba di Miramare, dopo la scadenza dell’affitto.
Sostengo che non deve esser consentita la trasformazione di alberghi o pensioni in zona mare, “fuori mercato”, in Centri di Accoglienza Straordinaria; tali trasformazioni infatti contribuiscono ad aumentare il degrado della fascia turistica a danno della ristrutturazione, riqualificazione dei vicini alberghi e dell’immagine del nostro turismo in generale.
Per questo ho chiesto, con l’interrogazione al Sindaco di ieri sera, quanti e quali sono gli alberghi nella fascia turistica del Comune di Rimini, trasformati in Centri di Accoglienza Straordinaria e il numero di immigrati rispettivamente accolti.
Dinnanzi all’aumento degli immigrati in Italia, non si può assecondare il ”business immigrati“ con la “riconversione” o “riattivazione” di quelle strutture ricettive “fuori mercato“ o addirittura “dismesse“ della fascia turistica, in cambio di un prezzo giornaliero di 35 euro pagato dal Ministero dell’Interno, per ospitare ogni immigrato.
E’ possibile prevenire tutto questo, escludendo dai Bandi Pubblici della Prefettura l’insediamento di Centri di Accoglienza Straordinaria nella zona turistica.
Mentre i Centri di Accoglienza Straordinaria esistenti da anni nella fascia turistica, come Viserba e Miramare, devono essere trasferiti in zone compatibili.
Inoltre, l’Amministrazione Comunale, deve svolgere gli opportuni controlli in ogni Centro di Accoglienza Straordinaria per verificare il regolare adempimento delle condizioni previste nel Bando pubblico e il rispetto, in particolare, delle condizioni igienico sanitarie, della sicurezza, ecc.
Il “Boulevard” sulle “banchine” del Porto-canale è incompatibile con la “fiumana” del Marecchia!
03.06.2023
L’Amministrazione Comunale, ha approvato il progetto denominato “Boulevard Blu Urbano-Adeguamento infrastrutturale e funzionale delle banchine dell’area portuale e fluviale di Rimini” che comporta la spesa di 5.000.000 di euro, finanziata per l’80%, pari a 4.000.000 di euro dalla Regione e per il 20%, pari a 1.000.000 di euro dal Comune.
Indubbiamente, dopo ormai 50 anni, occorre porre rimedio alle banchine del Porto-canale dal Ponte di Tiberio al Ponte della Resistenza, realizzate nel 1976, regolarmente allagate dall’andamento delle maree, dalle condizioni meteo-marine avverse, dalle perturbazioni temporalesche, che si trovano in uno stato di degrado con pavimentazione ed impianti (luce e acqua) ammalorati.
Secondo il progetto, le banchine verranno innalzate ad una quota di +1,50 metri sopra il livello del medio mare, anche per regolarizzare gli ormeggi, che non hanno mai ottenuto il nulla osta dalla Capitaneria di Porto.
Inoltre, tale innalzamento, creerà nuovi spazi urbani che, secondo quanto scritto nella relazione tecnica e annunciato pubblicamente, potranno essere utilizzati per realizzare chioschi e bar, per mangiare all’esterno lungo il Porto-canale.
A tal proposito è opportuno ricordare che solo due settimane fa, la “piena” del Fiume Marecchia, è stata smaltita nel Deviatore e nell’alveo storico, con il deflusso delle “piene” nell’invaso del Ponte di Tiberio e nel Porto-canale.
La “fiumana” del Marecchia ha allagato il Parco omonimo, la Piazza sull’acqua, le banchine del Porto, con un sovralzo di oltre due metri sul livello medio mare.
Per non costituire ostacolo al defluire della “piena” del Marecchia, la passerella galleggiante, inaccessibile dalle banchine allagate e pericolosa, è stata sganciata dalla sponda destra del porto-canale e accostata alla sponda sinistra (manovra prevista che comporta la spesa annua di 23.000 euro).
Naturalmente, sono diventate inagibili per alcuni giorni, causa l’allagamento e il fango, la piazza sull’acqua e le banchine tra il Ponte di Tiberio - Ponte della Resistenza.
Dinnanzi a questi accadimenti, con l’interrogazione al Sindaco della scorsa settimana, ho sottolineato che la realizzazione di chioschi e bar, sulle banchine o su piattaforme galleggianti, tra il Ponte di Tiberio e il Ponte della Ferrovia, può costituire seriamente un ostacolo per il defluire delle pene del Marecchia, con rischi di allagamenti e pericoli per la sicurezza di persone e cose.
Invece di alimentare suggestioni, tipo la Senna di Parigi, sarebbe più opportuna la consapevolezza sulla incompatibilità degli interventi: preservando prioritariamente la sicurezza idraulica e la tutela del paesaggio, d’intesa con l’Agenzia per la Sicurezza territoriale, protezione civile e la Soprintendenza (essendo l’area sottoposta al Vincolo ambientale e paesaggistico).
Per favorire le passeggiate in un ambiente naturale e riqualificato, invece dell’annunciato incompatibile “boulevard”, è necessario: il rialzo delle quote delle banchine dal Ponte di Tiberio al Ponte della Resistenza, il restauro delle Mura del Porto canale, con le parti ancora distrutte dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, la manutenzione straordinaria delle rampe ammalorate.
Le Colonie: opportunità per l’innovazione e riqualificazione coerenti con la propria storia.
15.5.2023
Ritengo opportuna una riflessione pubblica sul futuro delle Colonie, che non è stato possibile compiere nel Forum in Consiglio Comunale.
Merita risposta l’interrogativo posto dal Sindaco “difficile davvero spiegare perchè gran parte delle colonie sono inutilizzate, ma veri e propri monumenti al degrado”.
E’ chiaro a tutti che, nonostante la bellezza architettonica e ambientale, le Colonie sono state mortificate dalla “damnatio memoriae”, dalla “cancellazione della memoria”, del “ventennio”in cui furono costruite.
Ancora oggi, sono “colpevolizzate” per il processo di socializzazione, avvenuto negli anni ‘30, di milioni di bambini, delle più differenti condizioni economico sociali ed origini locali, che “scoprivano il mare” e la vacanza comunitaria.
Le Colonie, comprese quelle di interesse storico testimoniale, sono state viste come edifici da sostituire, spazi da riempire, invece che da recuperare, riconvertire, in modo compatibile e funzionale con le loro caratteristiche e la pubblica utilità.
I risultati dei condizionamenti ideologici delle Amministrazioni Comunali sono sotto gli occhi di tutti:
Ad esempio, negli anni ’70, fu costruito il Talassoterapico, con migliaia di mq di cemento sulla spiaggia, davanti alla Colonia Novarese, invece di realizzare le Terme, con una ristrutturazione della stessa Colonia, rimasta poi per decenni abbandonata al degrado.
Sempre in quegli anni, è avvenuta la demolizione di sei padiglioni su 15 della colonia Le Navi di Cattolica (costruita nel 1934), un imponente ed unico complesso architettonico a padiglioni, raffigurante una flotta navale con la nave ammiraglia al centro, che ospitava fino a 2.000 bambini.
Una distruzione contrastata invano dai grandi architetti (Zevi), ma approvata dall’Amministrazione Comunale, per fare posto ad un insediamento immobiliare turistico, a cui è poi seguito anche lo sventramento della nave ammiraglia, per ricavarne un acquario.
Tra le Colonie della Riviera Romagnola, l’unica sopravvissuta al degrado, all’abbandono e alla speculazione edilizia, è la Colonia dell’Agip di Cesenatico, costruita dall’Arch. Giuseppe Vaccaro (nel 1936-37), per ospitare 480 bambini. Grazie alla sua continua e congeniale attività, la Colonia ha mantenuto la sua bellezza, leggerezza e solarità; nei mesi estivi funziona come Ostello del Mare ed è sede dei corsi di aggiornamento dell’Università di Bologna.
Perché, dunque, non pensare ad un recupero celere della Colonia Novarese (costruita nel 1934, in soli 120 giorni, per ospitare 1.000 bambini), di proprietà del Comune di Rimini, come studentato universitario, utilizzando per la ristrutturazione dell’edificio le risorse stanziate dal Governo proprio in questi giorni?
Oppure come Polo universitario, ad esempio per la Facoltà di Scienze Motorie, constatato che la Colonia è circondata da un’area verde circostante di 38.000 mq, ideale per attività sportive?
Tali destinazioni sarebbero compatibili con lo scopo di pubblica utilità, la funzione e la storia delle Colonie, consentirebbero il rispetto dei vincoli e rappresenterebbero la svolta strategica per l’innovazione e la riqualificazione turistica e della città.
La vera riqualificazione del Lungomare di San Giuliano non può prescindere da un adeguato collegamento.
6.05-2023
La riqualificazione del Lungomare di San Giuliano, approvata dalla Giunta Comunale con la spesa di 1.862.500 euro, “colma il tratto mancante del Parco del Mare”, non prevede un adeguato collegamento tra i lungomari di Rimini Nord e Sud.
San Giuliano Mare è isolata da Marina Centro, l’unico collegamento attualmente presente avviene per mezzo del Ponte della Resistenza e l’intervento in programma non migliora l’accessibilità alla Nuova Darsena di San Giuliano, da Piazzale Boscovich.
Riteniamo quindi tale progetto di riqualificazione di San Giuliano Mare insufficiente per creare l’auspicata sinergia con le attività turistiche, ricettive, commerciali.
Nonostante tale intervento, i Riminesi e i turisti che si trovano in Piazzale Boscovich e sul Molo non potranno ancora accedere alla passeggiata della Nuova Darsena, all’ampia piazza di 5.000 mq per spettacoli, ai bar, ai ristoranti, agli alberghi, ai pochi negozi superstiti sul Lungomare di San Giuliano.
Dopo oltre 20 anni dall’inaugurazione della Darsena, manca ancora un collegamento pedonale; solo per un paio di mesi estivi, è presente un piccolo traghetto ciclo-pedonale a pagamento, dal Faro al Ristorante Quattro Colonne.
Per queste ragioni, con interrogazione consigliare, ho sostenuto che la riqualificazione del Lungomare deve risolvere il problema dell’isolamento di San Giuliano e prevedere un nuovo collegamento continuo tra i Lungomari.
Ho ritenuto opportuno ripresentare la proposta di realizzare un “tunnel” sotto il fondale del Porto Canale, per collegare direttamente Piazzale Boscovich alla Nuova Darsena, il Lungomare di Marina Centro al Lungomare di San Giuliano.
Il progetto, secondo gli esperti di opere marittime, è fattibile con un “tubone” sotto il fondale del Porto Canale collegato a due “pozzi” di entrata e uscita, uno sul lato di Piazzale Boscovich, l’altro della Darsena, realizzati con scale a chiocciola e ascensori; ricordiamo che la larghezza del Porto Canale è di soli 50 metri.
Il progetto è compatibile con il passaggio normale delle barche da diporto, dei pescherecci, è rispettoso del paesaggio e dell’ambiente; non comporta: alti costi di realizzazione, di manutenzione, impatto ambientale, orari di entrata e uscita dal Porto (come invece necessiterebbe un eventuale ponte fisso o mobile).
L’accessibilità diretta è fondamentale per eliminare l’isolamento di San Giuliano, consentirebbe continuità dei Lungomari riqualificati e costituirebbe un importante volano per le attività turistiche.
Riqualificare il Giardino Maria Rosa Pellesi, luogo storico del Kursaal di Viserba!
27.04.2023
Nel Consiglio Comunale della settimana scorsa, ho richiamato, con un’interrogazione al Sindaco, la necessità di riqualificare il Parco Maria Rosa Pellesi di Viserba, adiacente al Lungomare riqualificato, che si trova in uno stato di degrado.
Ho ricordato quel luogo storico di Viserba, dove nel 1908, un gruppo di villeggianti realizzò il Circolo dei Bagnanti, chiamato Kursaal, un grazioso edifico in stile liberty, comprendente sale di conversazione e lettura, la caffetteria aperta sulle terrazze, il salone per il ballo e un elegante teatro, ritrovo di tutta l’attività ricreativa e sociale di Viserba.
Negli anni ’60, disgraziatamente, il Kursaal di Viserba, fu demolito, per i danneggiamenti subiti dai bombardamenti dell’ultima guerra, invece di essere restaurato per la memoria storica e l’identità di Viserba.
Sull’area venne realizzato il Giardino Maria Rosa Pellesi, che da anni si trova in uno stato di forte degrado, senza cura del verde, con i camminamenti in asfalto ammalorato e il Monumento ai Caduti di Viserba abbandonato.
Il Giardino è l’unica area verde, presente a Viserba mare, zona prettamente turistica, nei tre mesi estivi è presente una giostra, mentre nel resto dell’anno l’area è ridotta a sgambamento per cani.
E’ importante, che questo luogo storico, che doveva essere già riqualificato nell’ambito del Parco del Mare, ritorni ad essere un’area di ritrovo, di passatempo degli adulti, di gioco per bambini.
Per la riqualificazione del giardino, nell’agosto 2020, venne sottoscritta da centinaia di persone una petizione popolare al Sindaco contro un progetto, poi accantonato, di destinazione ad area skateboard.
Per rappresentare le suddette ragioni, ho proposto i seguenti interventi:
• La riqualificazione radicale del Giardino con la cura del verde, la piantumazione di alberi ombreggianti, il rifacimento dei camminamenti con lo stesso materiale utilizzato per la riqualificazione del Lungomare;
• l’installazione di fontanelle per rievocare la “Viserba regina delle acque”;
• un’arena polifunzionale per consentire eventi culturali, musicali, esibizioni di artisti;
• richiamare con la forma del portale, la preesistente facciata del Kursaal, funzionale per serate di cinema all’aperto;
• installare giochi per bambini, come offerta al turismo delle famiglie;
• valorizzare il Monumento in ricordo dei Caduti di Viserba;
• schermare con il verde verticale le pertinenze edilizie confinanti e insistenti sul giardino.
E’ un progetto di riqualificazione completa dell’area, per ricordare il luogo della “belle epoque” di Viserba in cui sorgeva il Kursaal, per l’accoglienza e l’intrattenimento dei turisti.
Urgente un accordo di programma per riqualificare l’area dell’ex Nuova Questura dopo 20 anni.
22.4-2023
Il confronto nel Consiglio Comunale di giovedì sera, ha evidenziato le ragioni della mia Mozione “non perdiamo altri 20 anni per riqualificare l’area dell’ex nuova Questura”, nonostante sia stata respinta dalla maggioranza di centrosinistra.
Innanzitutto, ribadiamo, sarebbe stato indispensabile ascoltare gli amministratori della Società ASI e il progettista di Rimini Life, per chiarire le differenti considerazioni e valutazioni sul progetto (presenza non accolta dalla Maggioranza, che riproporrò nell’apposita commissione).
Secondo il Sindaco la proposta di ASI prevede “1.500mq di supermercato, a cui si aggiunge una piattaforma logistica che porta a 6.000mq complessivi, la parte con funzioni commerciali”.
Per ASI invece “l’area del supermercato (contestata) è di 1.500mq, il resto sono aree di servizio e supporto alla vendita e non si tratta di una piattaforma logistica”.
Durante il Consiglio tematico ho evidenziato l’incoerenza delle previsioni del Masterplan (approvato in Consiglio Comunale il 17/02/2020), che prevede: la realizzazione di 36 alloggi di edilizia sociale con finanziamento Regionale di euro 5mln, la sede unica degli uffici comunali con una superficie di 12.000mq (alternativa all’area della stazione), una struttura commerciale di 2.100mq, una superficie residenziale di 15.750mq (pari a circa 150 alloggi, di cui metà per edilizia ERP ed ERS).
L’Amministrazione ha sorprendetemente dichiarato “superato” tale Masterplan, che è “orientativo per la redazione degli strumenti urbanistici attuativi” e che quindi potrebbe anche aver influenzato l’asta di acquisto dell’area dell’ex Nuova Questura, aggiudicata da ASI.
Inoltre la medesima Amministrazione, nonostante tale rilevante dichiarazione, ha confermato di non avere ancora un programma alternativo al suddetto Masterplan.
L’Amministrazione ha almeno recepito la richiesta del sottoscritto circa l’urgenza e importanza di riqualificare l’area, senza attendere i lunghi tempi del PUG (nuovo Piano Regolatore); a tal fine il Sindaco ha confermato che sarebbe intenzione dell’Amministrazione procedere semplicemente con l’Accordo di Programma.
Certamente occorre un confronto responsabile tra l’Amministrazione Comunale e ASI, cosa che non emergerebbe dagli articoli stampa apparsi in questi giorni, per consentire un equilibrato interesse pubblico-privato, per tutelare e riqualificare un’area abbandonata al degrado da 20 anni (dal 2003) e realizzare: l’edilizia sociale senza procedere agli espropri, l’edilizia residenziale, aree verdi, il trasferimento degli uffici Comunali in una sede unica, una vasta area parcheggi funzionale per Stadio e Centro Storico, la viabilità necessaria con rotatorie su via Ugo Bassi.
Ricordiamo che l’Amministrazione, nel 2014 approvò l’accordo di programma per rendere appetibile alla Grande Distribuzione l’acquisizione dei terreni nei quali è sorto il centro commerciale-residenziale Conad, sull’area ex-Fiera, che prevedeva la nuova destinazione a commerciale di 5.000mq e a direzionale di 2.500mq, oltre a confermare 8.500mq di residenziale.
Auspichiamo una riqualificazione in tempi rapidi dell’area ex nuova Questura, nell’interesse primario della città…senza corsie e/o marchi preferenziali.
Proposte nuovamente le intitolazioni al Poeta Ezra Pound e al Podestà Pietro Palloni, protagonisti della storia della nostra città.
4/03/2023
Nella seduta di ieri mattina della Prima Commissione Consigliare Dipartimentale per esprimere il parere sulle intitolazioni di aree pubbliche della città, ho presentato nuovamente due proposte, importanti per la memoria storica e l’identità di Rimini.
1) L’intitolazione del Campone di Castel Sismondo al Poeta Ezra Pound, per ricordare, il profondo rapporto culturale ed affettivo di Pound con Rimini, quale ammiratore e studioso di Sigismondo Malatesta.
Pound, nato nel 1885 negli Stati Uniti, viene a Rimini, nel 1922 e 1923, per approfondire la conoscenza storica e compiere ricerche su Sigismondo Malatesta, condottiero e mecenate che chiamò a Rimini i migliori artisti del Rinascimento.
I canti Malatestiani, redatti dal Poeta Americano, narrano le imprese militari, gli amori, i complotti, i trionfi, le sconfitte del condottiero Riminese.
Le ricerche storiche nelle Biblioteche di Rimini, Cesena, e le visite nell’entroterra di Ezra Pound hanno reso possibile la conoscenza internazionale di Sigismondo Malatesta, del Tempio Malatestiano, del Castello, delle Terre Malatestiane.
La diffusione di tali informazioni, ha consentito di ricostruire, subito, pietra su pietra, il Tempio Malatestiano distrutto dai bombardamenti, con i 65.000 dollari della Fondazione americana Samuel Kress e il fattivo interessamento dello storico e critico d’arte Bernard Berenson.
Pound è il grande Poeta del ‘900 con i Cantos, la “Divina Commedia” del nostro tempo, sostenitore dell’economia fondata sul lavoro e non sulla speculazione finanziaria.
La proposta dell’intitolazione a Pound perdura da 8 anni e viene continuamente e inspiegabilmente rimandata dall’Amministrazione comunale, nonostante il Sindaco Gnassi, il 25 ottobre 2019 abbia pubblicamente annunciato l’intitolazione del Campone di Castel Sismondo a Ezra Pound, durante un suo intervento nella Biblioteca Gambalunga;
Riteniamo l’intitolazione al Poeta Ezra Pound, un atto d’intelligenza e riconoscenza della nostra città, un valore culturale aggiunto per Rimini, nel ricordo di un protagonista d’importanza storica internazionale.
2) L’intitolazione all’Avv. Pietro Palloni (1876-1956), Podestà di Rimini 1929-1933, un luogo pubblico del Lungomare, di cui fu realizzatore, per ricordare ai Riminesi il grande e lungimirante Amministratore della città (proposta sostenuta dal 2014).
Nei quattro anni del suo mandato Palloni realizzò il lungomare di Rimini dal Porto al Kursaal e dal Kursaal all’Ausa; acquistò e riammodernò il Grand Hotel, costruito nel 1908; trasformò ed abbellì i piazzali del Kursaal; ristrutturò le Palazzine Roma e Milano; promosse la nostra spiaggia e l’immagine di Rimini in Italia e in Europa; fece scoprire ai Riminesi la “marina” poco frequentata con il piacere del passeggio e dell’incontro sul Lungomare.
Ricordiamo, tra i lavori pubblici più importanti, il risanamento e la riqualificazione del Borgo San Giuliano dove vivevano senza servizi igienici 3.000 abitanti, la realizzazione del nuovo viale Tiberio, con le case popolari, la costruzione del monumentale Stadio Comunale, il restauro della Torre dell’Orologio e della Sala del Ridotto del Teatro.
La rilevanza storica del Podestà Palloni è riconosciuta, anche da sinistra: Liliano Faenza con la biografia pubblicata nel 1992 “Paga Palloni. Tra Lungomare e lungimiranza: l’onesto Podestà e i grandi Progetti”; il prof. Stefano Pivato per il quale “è ora che si torni a discutere del passato della nostra città attraverso un personaggio chiave del nostro Novecento come Palloni, evocato nella memoria cittadina per il ruolo svolto negli anni in cui fu Podestà”.
L’ampliamento del parcheggio Scarpetti non ci sarà e i lavori per il parcheggio nell’area FOX non partono!
11.03.2023
La riqualificazione di Piazza Malatesta ha comportato l’eliminazione di 450 posti auto (280 in Piazza Malatesta, 80 a fianco della Rocca, 90 nel Campone).
La Convenzione stipulata il 26/05/2011 tra il Comune di Rimini e la Società Parking Gest Srl, prevedeva, entro due anni, la realizzazione su aree di proprietà comunale, con la procedura del Project Financing, di un Parcheggio multipiano, nell’area di via Italo Flori e di un Parcheggio multipiano nell’area Scarpetti.
Il Parcheggio “Italo Flori” è stato inaugurato nel febbraio 2014, con 245 posti auto (+72 posti auto rispetto ai precedenti 173).
Il progetto del parcheggio “Scarpetti”, che prevedeva originariamente 4 piani (2 piani interrati, piano terra e primo piano), ridimensionato per l’impatto ambientale a due piani, nel 2013, da Arpa (piano terra e primo piano): dopo 10 anni, non è ancora stato realizzato.
L’Amministrazione Comunale, dopo la sottoscrizione in data 26/05/2011 della Convenzione con la Società Parking Gest Srl, ha messo in discussione le previsioni contenute nel Project, cioè l’approvazione del Piano della Sosta inerente l’eliminazione degli stalli gratuiti adiacenti i due Parcheggi “Flori” e “Scarpetti”, per consentire la remunerazione degli investimenti di realizzazione dei due parcheggi (circa 8 milioni di euro ciascuno).
Il mancato rispetto della Convenzione da parte del Comune di Rimini è stata la motivazione che ha indotto Parking Gest a non procedere con l’ampliamento del Parcheggio Scarpetti di 433 posti auto (+146 posti rispetto ai 287 esistenti).
Sulla base delle risposte ottenute all’interrogazione Consigliare da me presentata al Sindaco, giovedì 09/03/23, dobbiamo constatare e annunciare che l’Amministrazione Comunale non è più interessata all’ampliamento del Parcheggio Scarpetti.
Nonostante il Parcheggio Scarpetti sia quasi sempre pieno, per la ricaduta del carico di traffico proveniente da via Marecchiese, l’Amministrazione ha deciso di rinunciare all’ampliamento di +146 posti auto.
L’Amministrazione Comunale ritiene sufficiente l’offerta del Parcheggio Flori, per consentire l’accesso al Centro Storico e soddisfare la richiesta di posti auto.
Resta inoltre insoluto il problema della Convenzione, non rispettata da un decennio, che potrebbe comportare l’aumento delle tariffe nei parcheggi Flori e Scarpetti, gestiti da Parking Gest.
Nell’occasione, ho chiesto all’Amministrazione Comunale, per quali ragioni non si stiano svolgendo neppure i lavori di riqualificazione dell’Area FOX, con la realizzazione del parcheggio multipiano (piano interrato e piano terra) di circa 330 posti auto, ad uso pubblico, tante volte annunciato, che non sappiamo quando sarà a disposizione.
Sarebbe un altro urgente parcheggio di accesso al Centro Storico, per consentire la sopravvivenza delle attività economiche, dinnanzi alla concorrenza dei centri commerciali e del commercio elettronico.
Dopo 80 anni di negazionismo: riportiamo alla luce l’Anfiteatro Romano!
24/2/2023
Il Consiglio tematico di ieri sera, potrebbe segnare una svolta per la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano.
Dopo decenni di negazionismo perdurante, espresso dal Sindaco Gnassi, “sotto il Ceis non c’è nulla”, è arrivato l’annuncio del Sindaco Sadegholvaad, che con dubbi e riserve, si dichiara “ disponibile assieme alla Soprintendenza a fare dei sondaggi per verificare cosa c’è sotto il Ceis“.
Per “rassicurare” il Sindaco, ho letto in Consiglio le parole espresse, nel 2017, dal Prof. Arch. Jacopo Ortalli, Dirigente della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bologna:
“Già ai tempi dei vecchi scavi-dal Tonini all’Aurigemma- la parte del monumento oggi sovrastata dal Ceis mostrava quasi interamente murature rasate fino al vecchio piano di calpestio, tali dunque da potersi conservare anche dopo un bombardamento (avvenuto nel 1943).
Sono così convinto che nel sottosuolo vi siano tutt’ora significativi resti di quelle fondazioni murarie, che, quindi, una volta riportate in luce, permetterebbero di restituire la pianta completa dell’intero complesso. In tal modo se ne riconoscerebbe meglio la grande forma ellittica, caratteristica degli Anfiteatri, e non quella dimezzata, semicircolare , di un teatro”.
Quindi, come chiedo da 30 anni, vale la pena scavare, per riportare alla luce i resti archeologici, e la dimensione della struttura originaria dell’Anfiteatro Romano, al fine di consentire la conoscenza e la fruizione pubblica ai riminesi e turisti del Monumento d’importanza storica della città.
Fin d’ora, è, perciò, necessario individuare, un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività educativa.
Certo, non si può più dire dagli Amministratori Comunali “il Ceis non si tocca”, o sostenere in modo contraddittorio, la bontà del ruolo pedagogico del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, bimillenario, come l’Anfiteatro Romano.
Oppure, come ha detto incredibilmente e confermato ieri in Consiglio, lo stesso Sindaco Sadegholvaad “Il Ceis vale un Anfiteatro”, senza rispetto per il Vincolo monumentale del 1914 che “proibisce di fare qualsiasi costruzione” sull’Anfiteatro, per le tutele delle aree archeologiche, e gli impegni assunti dalle Amministrazioni Comunali con le Soprintendenze.
L’Anfiteatro e l’Asilo Svizzero sono due strutture fisicamente “inconciliabili”, il Ceis, sorto nel 1946 sopra l’Anfiteatro Romano, può trasferirsi in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, può ampliare la sua attività, e ridare respiro a tutta l’area originaria dell’Anfiteatro che diventa più visibile ed accessibile.
Sono le previsioni degli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE e del Piano Strategico, approvate dalle Amministrazioni Comunali e non attuate che stabiliscono per l’Anfiteatro “il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti”.
Le Amministrazioni Comunali, per 80 anni, non hanno avuto alcun rispetto per l’Anfiteatro Romano, utilizzato inizialmente, nel dopoguerra, come discarica di macerie urbane, quindi sovrastato fino ad oggi dalle costruzioni del Ceis.
Se Rimini vuole esser credibile candidata a capitale Italiana della cultura 2026, è necessario riscoprire e valorizzare l’Anfiteatro Romano!
Dopo 80 anni di negazionismo: riportiamo alla luce l’Anfiteatro Romano!
24.2.2023
Il Consiglio tematico di ieri sera, potrebbe segnare una svolta per la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano.
Dopo decenni di negazionismo perdurante, espresso dal Sindaco Gnassi, “sotto il Ceis non c’è nulla”, è arrivato l’annuncio del Sindaco Sadegholvaad, che con dubbi e riserve, si dichiara “ disponibile assieme alla Soprintendenza a fare dei sondaggi per verificare cosa c’è sotto il Ceis“.
Per “rassicurare” il Sindaco, ho letto in Consiglio le parole espresse, nel 2017, dal Prof. Arch. Jacopo Ortalli, Dirigente della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bologna:
“Già ai tempi dei vecchi scavi-dal Tonini all’Aurigemma- la parte del monumento oggi sovrastatadal Ceis mostrava quasi interamente murature rasate fino al vecchio piano di calpestio, tali dunque da potersi conservare anche dopo un bombardamento (avvenuto nel 1943).
Sono così convinto che nel sottosuolo vi siano tutt’ora significativi resti di quelle fondazioni murarie, che, quindi, una volta riportate in luce, permetterebbero di restituire la pianta completa dell’intero complesso. In tal modo se ne riconoscerebbe meglio la grande forma ellittica, caratteristica degli Anfiteatri, e non quella dimezzata, semicircolare , di un teatro”.
Quindi, come chiedo da 30 anni, vale la pena scavare, per riportare alla luce i resti archeologici, e la dimensione della struttura originaria dell’Anfiteatro Romano, al fine di consentire la conoscenza e la fruizione pubblica ai riminesi e turisti del Monumento d’importanza storica della città.
Fin d’ora, è, perciò, necessario individuare, un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività educativa.
Certo, non si può più dire dagli Amministratori Comunali “il Ceis non si tocca”, o sostenere in modo contraddittorio, la bontà del ruolo pedagogico del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, bimillenario, come l’Anfiteatro Romano.
Oppure, come ha detto incredibilmente e confermato ieri in Consiglio, lo stesso Sindaco Sadegholvaad “Il Ceis vale un Anfiteatro”, senza rispetto per il Vincolo monumentale del 1914 che “proibisce di fare qualsiasi costruzione” sull’Anfiteatro, per le tutele delle aree archeologiche, e gli impegni assunti dalle Amministrazioni Comunali con le Soprintendenze.
L’Anfiteatro e l’Asilo Svizzero sono due strutture fisicamente “inconciliabili”, il Ceis, sorto nel 1946 sopra l’Anfiteatro Romano, può trasferirsi in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, può ampliare la sua attività, e ridare respiro a tutta l’area originaria dell’Anfiteatro che diventa più visibile ed accessibile.
Sono le previsioni degli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE e del Piano Strategico, approvate dalle Amministrazioni Comunali e non attuate che stabiliscono per l’Anfiteatro “il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti”.
Le Amministrazioni Comunali, per 80 anni, non hanno avuto alcun rispetto per l’Anfiteatro Romano, utilizzato inizialmente, nel dopoguerra, come discarica di macerie urbane, quindi sovrastato fino ad oggi dalle costruzioni del Ceis.
Se Rimini vuole esser credibile candidata a capitale Italiana della cultura 2026, è necessario riscoprire e valorizzare l’Anfiteatro Romano!