Una variante al PRG che perpetua la "tradizionale" discriminazione tra i cittadini
12/04/2013
 
Con l’adozione della Variante al vecchio PRG, nonostante tante chiacchere, alla verifica dei fatti, l’Amministrazione Comunale non si è incamminata nella  giusta direzione per dare rapidamente alla cittadinanza una tanto sospirata nuova strumentazione urbanistica (PSC-RUE-POC) effettiva ed efficace, come prevede da più di un decennio la L.R. ER 20/2000.

Si stanno ancora sprecando tempo (ci vorranno ancora mesi e mesi per l’approvazione definitiva, senza considerare probabili impugnazioni) e risorse ( stipendi pagati a dirigenti e impiegati comunali) per una Variante “monca” (riguarda solo i Piani Particolareggiati in attesa di approvazione, rimasti esclusi dal “tour de force” di approvazioni selettive e privilegiate  prima della adozione del PSC-RUE ) ed agli effetti pratici inutile, ad un vecchio PRG, e per fantasiosi esercizi grafico-pittorici come il Masterplan, che nella situazione attuale non può, di fatto, sortire nessuna nuova previsione in assenza di PSC-RUE approvati.

Se l’A.C. aspetta ancora un po’ ad agire nella giusta direzione, andrà a finire che “il tacchino cadrà dal tetto ed il passerotto volerà via dalla mano”.

Sotto un diverso profilo, purtroppo, è da considerare il riproporsi dei deleteri effetti sociali dovuti alla  evidente illegittima sperequazione e disparità di trattamento nei confronti dei cittadini riminesi.

L’urbanistica riminese, nonostante il tanto blasonato ‘nuovo corso’, allo stato attuale, a causa delle “norme transitorie” del PSC-RUE, di fortemente dubbia legittimità, consente ad “alcuni” di continuare a cementificare selvaggiamente by-passando le “norme di salvaguardia” nazionali e regionali per vie traverse, nella totale invisibilità per la maggioranza dei cittadini riminesi (sulle tavole di PSC-RUE non vi è traccia delle possibilità edificatorie provenienti dal vecchio PRG, molte delle quali, a due anni dalla adozione dei nuovi strumenti urbanistici saranno già in via di realizzazione o di ottenimento di Permesso di Costruire), e condanna altri ad essere sacrificati sull’altare della propaganda.

Volendo dare per scontata la buona fede della A.C., si evince comunque ed inequivocabilmente che essa, nel dichiarare di voler dare uno ‘stop al mattone’, si comporta come colui che vuole “fermare l’acqua con le mani” quando bisognerebbe fare una diga.

 
 

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