Le responsabilità nell’emergenza sanitaria e l’incapacità di decongestionare i nostri Ospedali.

 9.11.2020

Dinnanzi alla seconda ondata dei contagi Covid 19, gli Ospedali della Provincia di Rimini, sono di nuovo congestionati e a rischio di saturazione con l’aumento continuo dei pazienti ricoverati e in terapia intensiva .

L’Ausl ha sprecato mesi preziosi, dall’esperienza vissuta a Marzo e Aprile,  senza prepararsi al ritorno della pandemia.

Ha aspettato la seconda ondata COVID, per approvare e compiere i lavori di riorganizzazione dei “percorsi protetti” nei Pronto Soccorso di Rimini, Riccione, Novafeltria, e creare nuovi posti e impianti di terapia sub-intensiva.

Nel corso della nuova emergenza l’AUSL ha riconvertito i “reparti” dell’Ospedale di Infermi di Rimini (Medicina 1 e la Chirurgia del Padiglione Flaminio) e dell’Ospedale Ceccarini di Riccione in aree Covid, spostando il personale senza una specifica formazione, a scapito delle cure e visite specialistiche di altri ammalati che sono la maggioranza

Continuano le lunghe “file” di auto al “drive”  dell’Ospedale, per l’esecuzione dei  “tamponi” e ritardano i “risultati” per la concentrazione delle analisi nel Laboratorio Unico di Pievesistina a Cesena.  

Per evitare il collasso degli Ospedali, non è stata potenziata l’assistenza domiciliare, che è rimasta quella dei mesi scorsi, nonostante la propaganda del Presidente della Regione, Bonaccini, che aveva sbandierato l’obiettivo del 10% !     

Eppure, molti ricoveri in Ospedale potrebbero essere evitati con l’utilizzo delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), varate con il Decreto Cura Italia, già il 17 marzo scorso.

Le USCA, attivate dai medici di medicina generale, intervengono   rapidamente sui sospetti o contagiati dal Covid 19, per eseguire il tampone, l’ecografia polmonare, misurare l’ossigenazione, consegnare i farmaci, controllare l’andamento della cura.

La tempestività dell’intervento consente di accertare il contagio del virus, e di somministrare precocemente la cura al paziente, consentendogli di frenare l’infiammazione polmonare e di beneficiare a casa di una maggiore tranquillità psicologica.

Con riferimento alla nostra interrogazione di giovedi scorso, le USCA operanti nel territorio della Provincia di Rimini sono solo 9, costituite da 1 medico, supportato nella preparazione da un infermiere e da un operatore socio sanitario.

Il numero per essere considerato “sufficiente”, dovrebbe essere “modulato” in base alle richieste di intervento dei medici di medicina generale.

Purtroppo, risulterebbero solo una ventina le visite giornaliere effettuate attualmente dalle Usca. .  

L’impiego delle Usca e la cura del virus a casa, secondo le esperienze in altre città, è compatibile nel 95% dei casi,  in particolare per gli anziani.  

Le Usca sono centrali nella cura Covid e non richiedono una tecnologia costosa, come il ricorso alle terapie intensive.

I malati di Covid si possono curare a casa, l’ospedale rimane l’estrema “ratio”.

Con adeguata programmazione e organizzazione, a seguito dell’esperienza vissuta a primavera, poteva essere evitato l’attuale congestionamento degli Ospedali, che pone in serie difficoltà la diagnostica e la cura di altre patologie.

 
 

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