Le microaree per i nomadi sono incompatibili nelle zone residenziali. Le raccomandazioni sconcertanti dei "compagni" consiglieri all'ex Assessore Biagini, per tenerle lontane dai loro quartieri.

02/06/2017

L’Ass. Lisi nella Commissione Consigliare di ieri, dopo 9 mesi dalla prima Delibera Di Giunta non ha “partorito” quanto era atteso sapere sul  progetto nomadi, limitandosi a dire “nel  2017 non devono esistere più campi nomadi”.

Non c’è dubbio che è ora di chiudere il Campo nomadi di Via Islanda per l’illegalità, il degrado igienico-sanitaria, l’insicurezza sociale circostante, complici il fallimento politico e amministrativo delle Amministrazioni Comunali che per decenni hanno sborsato milioni di lire per pagare utenze, volontari, assistenti sociali, manutenzioni (nel 1999 spesi 190  milioni  per il campo di via Islanda  e  444 milioni per il campo di via Portogallo chiuso nel 2000 con l’erogazione di 500 milioni di lire), e in particolare le responsabilità dei cosiddetti nomadi “ stanziali”  riminesi.

Ma è in contraddizione l’Ass. Lisi quando propone le micro aree famigliari, disseminate in diverse parti della città, dove i nomadi continueranno a vivere a modo loro in roulotte o case prefabbricate, alla faccia della integrazione e della convivenza con i residenti circostanti.

Esempio eclatante: come si può  pensare di indicare la micro area per un nucleo famigliare di nomadi che solitamente aumenta di numero in quel  fazzoletto di verde in Via Gallina, una strada senza via d’uscita,  corta, stretta, tra condomini e palazzine  residenziali, negozi, ufficio postale, e a ridosso dei parcheggi dell’Ospedale Infermi.

E’ normale che i residenti siano preoccupati per l’impatto di roulotte, case mobili e relativo diverso modus vivendi e con una petizione sottoscritta da 520 persone subito si oppongano a questo insensato progetto.    

Non solo,  ieri sera l’Ass. Lisi, tra le reticenze  si è lasciata sfuggire che i nomadi pagheranno un canone di locazione per le casette concesse ai nomadi.

E’ la conferma di quanto avevo paventato e anticipato: Il Comune non solo cede i terreni di proprietà comunale in diritto di superficie a titolo gratuito (Val. 100.000 euro), sostiene le spese per le opere di urbanizzazione delle aree (per 7  aree 280.000 euro), ma realizza e paga anche le casette per i nomadi.  (val. 420.000 euro) in cambio di un misero e incerto affitto.

Se poi aggiungiamo le cosiddette spese di parte corrente  ( inizialmente 150.000 euro) per l’accompagnamento, il sostegno alla scolarizzazione, la formazione professionale, l’inserimento lavorativo,  arriviamo   ad un totale di spese del Comune che si avvicina al milione di euro come da noi anticipato due mesi fa.  

Sosteniamo, quindi, che le micro aree famigliari non favoriscono l’integrazione dei nomadi, sono incompatibili nelle zone residenziali,  rappresentano di fatto  il cambio di destinazione d’uso rispetto ai piani urbanistici, e comportano una spesa ingente di risorse pubbliche.

Ribadiamo: basta all’assistenzialismo e ai trattamenti preferenziali verso i nomadi.

Ai nomadi che sfilano in piazza per invocare  “ Dateci una casa, siamo riminesi”, è ora di rispondere dalla Amministrazione  Comunale con una linea politico-amministrativa  educativa alla responsabilità chiedendo il rispetto delle leggi e regole uguali per tutti, come avviene per tutte le famiglie riminesi che hanno il problema della casa.   

Infine, dulcis in fundo,  è  molto preoccupante avere appreso in Consiglio Comunale dall’ex Ass. Biagini delle “ raccomandazioni “esercitate nel precedente mandato da parte di Consiglieri della maggioranza (quelli dell’accoglienza e integrazione)  per non individuare le aree nomadi nel quartiere o frazioni di appartenenza o residenza.

Sono comportamenti gravemente discriminatori (oltre che politicamente   incoerenti) nei confronti dei residenti in altre zone della città.

 
 

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